Impeachment
vent’anni dopo

Da repubblica delle banane nel giardino di casa degli Usa a paese guida del Sudamerica

Sono passati vent’anni dall’impeachment del presidente della Repubblica del Brasile Fernando Collor de Mello, che fu il primo democraticamente eletto dopo la dittatura militare. Da quel giorno, il 29 settembre del 1992, il Brasile smetteva di essere una repubblica delle banane e iniziava il cammino che lo sta portando sempre più rapidamente nel novero dei paesi che guidano il mondo.

SAN PAOLO — Con l’Impeachment del presidente Fernando Collor de Mello il Brasile dimostrò di essere a pieno titolo un paese in cui la legge è al di sopra del potere politico, economico e delle trame clientelari e degli accordi del sottobosco; e nello stesso momento anche Fernando Collor de Mello dimostrò, pur dimissionato, di rispettare i diritti e i doveri cui si ispirava il suo mandato. Per la prima volta i presidenti non si sono cambiati con le armi o con gli imbrogli.

Così, in Brasile, non era mai stato, e in molti paesi non è ancora. Le prime elezioni libere brasiliane si tennero nel 1989, dopo venticinque anni di dittatura militare, e un breve periodo di transizione dalla dittatura alla democrazia. Fernando Collor de Mello, leader del Partito di Ricostruzione Nazionale, liberal-conservatore, vinceva al ballottaggio con 35 milioni di voti contro i 31 di Luiz Inácio Lula da Silva l’ex sindacalista oggi ex presidente (per due volte).

Nel 1989 Fernando Affonso Collor de Mello, editore, giornalista e polemista di destra e di successo, aveva allora quarant’anni, un patrimonio di famiglia, una bella e giovane moglie, l’elicottero, la moto d’acqua e l’appoggio determinante di Rede Globo, la più grande televisione brasiliana, e oggi quarta nel mondo. Figlio di governatori e politici, si proponeva come «cacciatore di maragià» (come venivano allora chiamati i vari feudatari della corrottissima dittatura militare) e «costruttore di un nuovo Brasile», per citare i suoi slogan più famosi. Ma indulgeva anche in frasi ad effetto come «eu tenho aquilo roxo» come dire: «qui sono l’unico con i coglioni».

Ma già a un anno di distanza dall’elezione cominciano i primi guai: il tesoriere della campagna elettorale di Collor, Paulo César Farias, (chiamato PC) imprenditore e braccio destro del presidente, viene accusato di richiedere denaro alle imprese in cambio di vantaggi dal governo. La situazione precipita rapidamente, lo stesso fratello di Collor, Pedro, a capo delle attività economiche di famiglia — radio, televisioni, giornali e tipografie nello stato nordestino di Alagoas — accusa pubblicamente (sulla rivista settimanale Veja) PC Farias di non essere altro che una testa de ferro del presidente. Lo scandalo si allarga sempre più: lo schema PC (esquema PC) fatto di fatture gonfiate per servizi pubblici, appalti subornati, tangenti e regalie, arriverà a conti fatti a un totale di otto milioni di dollari del tempo. Ma vi sono anche episodi eclatanti: la banca nazionale (il Banco do Brasil) che paga i debiti inglesi delle imprese della famiglia e degli amici di famiglia Collor; la first lady Rosane colta con le mani nel sacco in un bruttissimo maneggio di fondi neri, fatture false, spese allegre, tutto a carico dell’ente di beneficenza e assistenza Legião Brasileira de Assistência vista al tempo come una specie di Croce Rossa se non di più; e poi ministri che si dimettono in successione beccati con bustarelle e regalie in mano, uno anche con una moto d’acqua ad emulazione del presidente; i faraonici restauri della villa palazzo privata del presidente Casa da Dinda a Brasilia (con cascate a motore, laghi artificiali e acqua filtrata e riossigenata), pagati tra gli altri dalla compagnia aerea Brasil Jet, sotto il diretto controllo di PC Farias. Inoltre, come in ogni scandalo che si rispetti: alti funzionari, autisti, segretarie, piloti, militari.

Lo stillicidio di corruzione diventa frenetico, mentre il promesso bengodi del nuovo Brasile, iniziato però con un bel blocco dei conti correnti bancari, stenta a decollare. Anzi, non si stacca nemmeno da terra. L’opposizione chiede in piazza l’impeachment del presidente. I computer delle commissioni parlamentari d’inchiesta sul malgoverno Collor vengono colpiti da virus. Il che irrita particolarmente i commissari d’inchiesta, i quali credono invece che li abbiano infettati a bella posta.

All’inizio dell’estate del 1992 Collor de Mello tenta la carta del non sapevo nulla: «Sono quasi due anni che non vedo il signor Paulo César Farias, non ci parlo neanche mai. Chi afferma il contrario mente». Ma in agosto la commissione d’inchiesta conclude che il presidente ha disonorato la sua carica e che ci sono prove di legami con lo «schema PC».

A Collor non resta che tentare l’appoggio popolare, l’autogol finale e clamoroso che mette fine all’avventura. In televisione chiede «a coloro che mi appoggiano che la prossima domenica escano di casa vestiti con i colori della nostra bandiera. Che espongano alle finestre lenzuola, vestiti, stoffe con i colori della nostra bandiera. Perché così dimostreremo da che parte sta la vera maggioranza». Invece, in tutto il Brasile, la mattina del sedici agosto si riversano per le strade brasiliani vestiti interamente di nero, ma con il viso dipinto di verde, giallo e blu, stile indio sul piede di guerra, che chiedono a gran voce l’impeachment.

È la catastrofe, la manifestazione dei caras pintadas (facce dipinte) ha mostrato chiaramente che Collor non ha più l’appoggio popolare; e subito la commissione parlamentare d’inchiesta dimostra che il presidente ha usato degli assegni dello schema PC per uno degli infiniti restauri della versailles della Casa da Dinda e per l’acquisto di una Fiat Elba. Il 29 settembre fu dichiarato l’impeachment, anche se solo mesi dopo Collor de Mello avrebbe concretamente lasciato l’incarico.

Rimasto obbligatoriamente fuori dalla politica per otto anni, del 2006 Collor de Mello è oggi senatore dello stato di Alagoas (aveva tentato invano nel 2002 di correre per la carica di governatore dello stesso stato). Nel 2005 ha divorziato dall’ex first lady e nel 206 si è sposato con la sua ex architetto, Caroline Medeiros. Il 23 giugno del 1996 Paulo César Farias, la testa de ferro dell’esquema PC, fu trovato morto assieme alla fidanzata nella sua casa di vacanza sulla spiaggia di Guaxuma, vicino a Maceió nel sud dello stato di Alagoas. Secondo la polizia sarebbe stato ucciso dalla compagna, che poi si sarebbe suicidata. Ma esistono forti dubbi che sia andata così. ★

traduzione e adattamento di Luca Colferai

Fernando Collor de Mello presidente del Brasile nel 1991 …

A vent'anni dall'impeachment