Tra fantasia e realtà
un vero robottone
giapponese

Un giocattolo gigante per grandi bambini

Se avete sempre sognato di indossare una mobile suit, un mecha stile Gundam — non un’armatura potenziata come Ironman, no — bene, adesso potete fantasticare di averla. L’artista giapponese Kogoro Kurata e il suo allievo Wataru Yoshizaki hanno realizzato un prototipo funzionante, che si muove sul serio, in acciaio e motori elettrici. Il primo della serie. Cento milioni di yen.

TOKYO m.k. — Ci sono voluti due anni di lavoro per Kogoro Kurata, 39 anni, artista esperto nelle riproduzioni giganti di robot di anime e manga e fabbro provetto, e l’allievo ventisettenne Wataru Yoshizaki (specializzando all’Istituto di Scienze di Nara), che ha curato il sistema di controllo battezzato V-Shido, per costruire il robottone alto quattro metri, pesante quattro tonnellate e dotato, tra l’altro, di una trentina di giunti idraulici.

Il possente armamentario si muove su quattro zampe e, spinto da motore diesel, raggiunge nominalmente la ragguardevole velocità di dieci chilometri all’ora. Ovviamente, potete sedervi dentro e guidarlo. Anche se il sistema operativo permette il controllo a distanza tramite Ipod Touch, Iphone o Kinect. Lo hanno costruito pazientemente nella casa studio laboratorio di Kurata (anche questa autocostruita) nella zona rurale di Minamitsuru, nella prefettura di Yamanashi, in un panorama decisamente contrastante con la tecnologia e l’immaginario che hanno usato.

Nelle intenzioni dei creatori, iI prototipo, che si chiama Kuratas, non ha alcuna finalità pratica, nemmeno la vendita: «In realtà volevo solo costruirlo — dice Kurata, che come molti giapponesi ha sempre avuto la passione dei modellini di robot — e riuscirci è il risultato». «Mi piace pensare che la gente dica: ehi, ma è davvero possibile!». Unendo le loro forze, e il loro ingegno, i due costruttori hanno materializzato il progetto senza sponsor e senza finanziatori, il che è molto indicativo delle loro aspirazioni.

Sebbene sia stato messo in vendita via web, con lista di opzioni e accessori, (lo trovate sul divertente sito www.suidobashijuko.jp anch’esso molto giocherellone come il prototipo) e abbia ricevuto già tremila richieste, sarà difficile acquistarlo e possederlo: «La vendita non era il nostro obiettivo, e non sapremo neanche da che parte cominciare per pianificare la produzione».

Comunque potete sognare di averlo per quasi un milione di euro, e aggiungerci per esempio: un sistema di tiro a canne rotanti ad aria compressa per sessanta mila euro, così come per lo stesso importo uno scudo in carbonio, e per quasi ottantamila euro un lanciatore Lohas un lanciarazzi che spara invece bottiglie in PET (spese di spedizione escluse, e chissà se passa la dogana). Ci sono anche optional come il sedile da pilota in pelle o un portabibite, e il robot può essere verniciato a piacere selezionando le combinazioni dal sito.

In circolazione da luglio scorso, presentato ad un festival per appassionati a Chiba, il mostro meccanico Kuratas ha sollevato molte perplessità tra coloro che l’hanno confuso con un meccanismo utilitaristico, mentre è un’opera d’arte molto particolare — il sistema operativo permette di azionare le armi sorridendo — tanto che The Japan Times è andato a scovare gli inventori nel loro laboratorio di campagna.

Come nelle migliori abitudini di collezionisti e appassionati, Kurata e Yoshizaki hanno confessato che hanno solo intenzione di costruire molti alti prototipi, sempre più grandi, più funzionali, più belli, dimostrare che sono capaci di farlo e metterli il fila uno accanto all’altro per la gioia dei sognatori di tutte le età. ★

Da sinistra a destra: Wataru Yoshizaki, la pilota di…

Tra fantasia e realtà un vero robottone giapponese