Stolpersteine, pietre d’inciampo

A spasso con una nipotina in una storia tremenda

Sono spesso con mia nipote Agata che quando è a casa non vuole uscire e quando è fuori non vuole rientrare a casa nemmeno quando calano le tenebre e non si vede più l’ombra di un bambino sugli scivoli dei giardini. Così le racconto qualcosa per condurla dove vorrei. Ieri l’occasione sono state le Memorie d’inciampo perché ne avevo vista una nel Campiello drio la chiesa vicino ai Santi Apostoli dove abito.

VENEZIA — La pietra era davanti al civico 4470, le ho letto quello che c’era scritto sopra: «Qui abitava Bartolomeo Meloni nato nel 1900, deportato a Dachau, morto il 9/07/1944». Le ho detto: «Andiamo a vedere se ne troviamo altre» e così ci siamo incamminate per la Strada Nuova verso il Ghetto, lungo il tragitto ne abbiamo viste sette.

Le domande non finivano più: «cosa vuol dire deportato?», «ebreo», «campo di concentramento».

Mi ero messa in una situazione difficile ma ogni tanto ne trovavamo una e leggevamo la scritta. Era una giornata di sole e le pietre brillavano per l’Agata erano d’oro…

Queste pietre d’inciampo non si possono evitare, le notano anche i bambini con la loro superficie d’ottone in mezzo al grigio dei masegni.
Anche Venezia come molte altre città europee ha le sue pietre commemorative: hanno forma cubica con le dimensioni delle pietre del rivestimento stradale che a Roma si chiamano sampietrini e attraggono l’attenzione per la quadrata lastra d’ottone di dieci centimetri di lato disposta sulla faccia superiore.

Sono opera dell’artista tedesco Gunter Demnig, che a partire dal 1995 le ha distribuite in molti paesi d’Europa, collocandole davanti al portone di casa dei deportati ebrei, politici, zingari, del nazismo, perché proprio tutti possano ricordare e vedere le porte delle case da cui tanti uomini e donne sono stati condotti via a forza per non tornare più.

Se ne trovano in Austria, Germania, Polonia, Ucraina, Paesi Bassi, Repubblica Ceca e in alcune città d’Italia.

Come dice Annachiara Zevi: «L’efficacia delle pietre d’inciampo è proprio nella loro natura di monumenti minimi, concettuali, antimonumenti. Per scorgerli devi quasi stargli addosso, calpestarli se vuoi, fanno parte della strada. Meno monumentale è il monumento, più serve alla memoria, perché permette al fruitore di partecipare con personale contributo emotivo».

Gunter Demnig, pietra d'inciampo (fonte www.comune.venezia…

Stolpersteine, pietre d’inciampo