Si è avvizzita la zizzania
Alcuni interrogativi sull’esito delle elezioni europee
Sì: lo sappiamo. Mai infierire sugli sconfitti. Ma questa volta è diverso. Questa volta gli sconfitti se lo meritano. Si è avvizzita la zizzania, si sono sgonfiate le palle. Beppe Grillo, scapigliato arruffapopolo; Silvio Papi Berlusconi, cleptocrate inetto. Hanno clamorosamente perduto le elezioni. Niente più marce su Roma, niente più resurrezioni. Hanno perso anche tutti gli altri, che ora sono alla mercé dell’unico vincitore: forse il più sconvolto di tutti.
Per la prima volta il partito democratico ha vinto mostruosamente un’elezione; e gli altri hanno perduto duramente oltre ogni possibile immaginazione. Di solito la sconfitta è orfana, ma stavolta pare proprio che — a parte la colpa degli italiani che non li hanno capiti — Beppe Grillo e Silvio Papi Berlusconi si debbano rassegnare ad aver fallito senza alcuna possibilità d’appello e di recupero.
Ora si aprono tre interrogativi interessantissimi: di cui conosciamo le domande, ma non le risposte. Primo interrogativo: cosa faranno i democratici che non hanno mai vinto così tanto? Secondo interrogativo: cosa faranno i grillini che hanno perso per colpa del loro improponibile conduttore? Terzo interrogativo, che ne vale due: ma quelli che hanno votato forza italia lo hanno fatto perché non c’era più il papi al comando, oppure perché volevano che tornasse?
Non sappiamo rispondere a queste domande che pure ci poniamo, e che pure in qualche modo sono importanti, forse importantissime, per i prossimi mesi.
Non erano, non sono, elezioni per il governo dell’Italia, ma dell’Europa. Qui abbiamo ovviamente capito tutto diverso e così mentre dalle altre parti vincono le destre (che siano pro o contro l’Europa poco interessa: la destra, antica o moderna, è sempre e solo destra) qui in Italia vince la sinistra (non ridete! si sono messi loro con i socialisti) e vince la parte dell’elettorato che è a favore dell’Europa. E restano duramente battuti quelli che invece dalle altre parti vincono: i demagoghi del localismo particolarista, che alla fine fanno il gioco dei grandi cui s’illudono di opporsi.
Cosa farà adesso il partito democratico che non ha mai vinto così tanto? Potrebbe per esempio annichilirsi litigandosi dentro furiosamente fino ad un’esplosiva disintegrazione; potrebbe forse anche seguire il proprio capo come una poco gioiosa macchina da guerra, schiacciandosi sulle orribili riforme che Matteo Renzi ha preparato per il nostro immediato futuro; potrebbe anche dar sfogo immediato alla propria componente cleptocrate trasformandosi immediatamente in un nuovo polo della libertà di rubare a man bassa.
Cosa faranno adesso i grillini con il loro robespierre telematico a due teste e tantissimi capelli (grillo+casaleggio)? Potrebbero per esempio continuare la loro lotta per la libertà e l’indipendenza liberandosi e indipendendosi dai loro ducetti; oppure cedere sbracatamente alla loro tendenza talebana e fideistica e irrigidirsi sempre di più, dando ovviamente la colpa a tutti gli altri, che non li capiscono e invocare oltre che processi di massa, anche epurazioni.
E infine: perché il sedici per cento di quelli che sono andati a votare hanno votato ancora una volta per il più scadente degli imbonitori, il più bollito dei politici, il più patetico dei ciarlatani, il più simpatico delle vecchie canaglie, il più capo di quella grande corrente della cleptocrazia italiana che dai socialdemocratici di Tanassi è giunta fino ai ministri dei governi berlusconiani? Forse perché, visto che non poteva essere eletto, speravano in un partito finalmente diverso. Oppure no? Chissà.
Bacetti infine a tutti gli altri che non sono neanche stati eletti. Forse andrà meglio la prossima volta. Anzi: sicuramente. ★