Scontrini

Non ce la faremo mai. Non diventeremo mai un paese normale. Non riusciremo mai a pagare e a far pagare le tasse. Non è proprio nel nostro carattere, non rientra nelle nostre abitudini, nella nostra mentalità. Per di più, diciamocela tutta, in questo paese è praticamente impossibile.

Le tasse continueranno a pagarle solo quelli col reddito fisso. Cioè una minoranza di italiani (che sarà sempre più minoranza) che non ha deciso liberamente di farlo ma viceversa è stata costretta a farlo. Potessero scegliere, si comporterebbero (probabilmente) come la maggioranza. Non pagherebbero nemmeno loro.

D’altra parte, prendi la vita normale. Sei cresciuto abituato a comperare le sigarette di contrabbando anziché in tabaccheria. Dalla fruttivendola, aveva le stecche sotto il banco, 300 lire le americane invece di 500. E adesso che vai al bar, per un caffè o per un aperitivo o un gelato, per qualcuno che ti dà lo scontrino anche solo per l’euretto del caffè, ce ne sono tantissimi, la maggior parte, che non si sognano nemmeno di batterlo, lo scontrino. Due gelati, quant’è? Dieci euro. Tieni. Grazie. Ciao.

Prova tu a chiedere lo scontrino al tuo vecchio amico che sta dietro al banco della gelateria, che vi conoscete da quando eravate ragazzi, che ti sorride con un sorriso largo ogni volta che lo vai a trovare, che ti dà le pacche sulle spalle quando ti incontra per strada. Come minimo non ti saluta più, perché pensa che per qualche motivo misterioso ce l’hai con lui, che sei diventato stronzo.

Prova tu a chiedere lo scontrino a quell’altro tuo vecchio amico, sì, quello che ha un ristorantino come si deve, tradizionale, cucina all’antica, tavoli all’aperto, proprio sotto casa, dove qualche volta ti piace andare e altre volte invitare anche gli amici, perché sai che lì fai bella figura. Se non gli chiedi lo scontrino, beh, sai che ti fa quaranta euro a testa invece di cinquanta, basta che paghi in contanti, no, niente assegni, niente bancomat, niente carte di credito, lasciano il segno. Siamo in cinque, quanto ti devo? Duecento. Tieni. Grazie. Ciao.

Prova tu a chiedere la fattura a quell’altro tuo vecchio amico d’infanzia (ma se non sono amici è lo stesso, la musica non cambia) che ha messo su una piccola ditta capace di fare tutti quei fastidiosissimi lavoretti di restauro che di tanto in tanto bisogna fare in una casa. Tu sai, e se non lo sai lo capisci subito, che se proprio, per motivi tuoi, chissà perché, se proprio vuoi davvero la fattura, beh, allora per i lavoretti che ti ho fatto — belli, no? — ti tocca spendere 4.800 euro invece di 4.000. Perché vuoi buttare via 800 euro? Sei pazzo? Tanto mica puoi scaricarli, no? Che fai, detrai dalle tasse il nuovo scaldabagno? Vabbè, quanto ti devo? Quattromila, dai. In mano. Basta che paghi in contanti, no, niente assegni, niente bancomat, niente carte di credito, lasciano il segno. E guarda che ti ho fatto bene, eh!

No, non c’è storia. Non ce la faremo mai. ★

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