Scomparsi
in crociera

Allarme sui mari: 182 passeggeri misteriosamente spariti dalle navi da crociera

È il dato, inquietante, degli ultimi dieci anni. Di loro, più nessuna traccia. Incidenti? Suicidi? Omicidi? Il Senato degli Usa ha nominato una commissione d’indagine. L’associazione internazionale delle vittime delle crociere denuncia anche numerosi episodi di violenze sessuali. Un’inchiesta del giornale inglese Guardian sul caso di una delle ultime scomparse, la ventenne Rebecca Coriam.

LOS ANGELES – Aveva una maglietta gialla, Rebecca, e il disegno di Topolino stampato a sinistra, all’altezza del cuore. Era una bella ragazza, Rebecca. Aveva solo ventiquattro anni e un sorriso dolce, gli occhi grandi, scuri, e i capelli biondi, tagliati corti alla maschietta con la riga a sinistra. L’ultima immagine che è rimasta di lei è del 22 marzo dell’anno scorso. Sono le 5.45 del mattino sul ponte 5 della Disney Wonder, una delle più grandi navi da crociera del mondo (2.500 passeggeri, 1.000 dipendenti) dove tutto, dalle piscine alle toilette, è ispirato al mondo Disney.

Rebecca viene da Chester, Gran Bretagna, è laureata in scienza dello sport all’università di Exeter. Da nove mesi lavora a bordo della nave come animatrice delle attività per i ragazzi. È un lavoro che – diceva – le piace molto. All’alba di quel giorno, a quell’ora insolita, mentre la nave viaggia lenta da Puerto Vallarta a Cabo San Lucas, Rebecca è sul ponte, all’aperto, in un’area riservata al personale. Parla con qualcuno al cellulare. Sembra agitata. Quasi sconvolta. Le si avvicina un ragazzo, le chiede qualcosa, forse se va tutto bene. Lei – si vede – gli risponde di sì. Poi riattacca. Si gira. Infila le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni – un gesto che faceva spesso – poi le porta alla testa, tira indietro i capelli. Si allontana. Da quel momento scompare nel nulla.

Di Rebecca Coriam, questo il suo nome, non si avranno mai più notizie. «Tutte le volte che chiamiamo per sapere qualcosa, ci sentiamo rispondere che c’è un’inchiesta in corso», scuote la testa il padre di Rebecca, Mike. Che però non si dà per vinto. Vuole sapere cos’è successo a sua figlia. Chiede giustizia. Ma, prima ancora, chiede la verità. Per questo, insieme alla moglie Ann, ha aperto un sito, Help us to find Rebecca (Aiutateci a trovare Rebecca), all’indirizzo www.rebecca-coriam.com

Quello di Rebecca non è, purtroppo, un caso isolato. Negli ultimi dieci anni sono ben 182 i passeggeri che hanno fatto la stessa fine: misteriosamente scomparsi dalle navi da crociera di tutto il mondo mentre erano in viaggio, o come turisti, o come personale di bordo. Il record negativo (46 scomparsi) spetta alle crociere Carnival. Gente di tutte le età e di tutte le nazionalità, uomini e donne, giovani e vecchi, senza distinzioni. Gente come Rebecca Coriam, Merrian Carver, Annette Mizener, Hue Phati, Michelle Vilborg, Linsey O’Brien, e molti altri. Tutti scomparsi senza lasciare neanche la più piccola traccia. Senza un motivo, almeno apparente. Senza una spiegazione. Senza una lettera, un biglietto d’addio. Senza un perché. Senza che le indagini abbiano mai accertato qualche cosa.

Praticamente scompaiono, in media, diciotto persone l’anno. Che vuol dire tre persone ogni due mesi. Una persona e mezza al mese. Quasi una persona ogni due settimane. Sono percentuali pazzesche. Ma a cosa sono dovute queste misteriose sparizioni? Incidenti? Suicidi? Omicidi? Non essendovi alcuna certezza, ogni ipotesi è lecita. Una commissione d’inchiesta istituita quest’anno dal Senato americano, che certifica in modo ufficiale il numero delle vittime, classificandole persons overboard, parla di mysterious incidents, senza riuscire a svelare nemmeno uno dei tanti casi di persone scomparse.

Kendall Carver, un americano, è convinto per esempio che sua figlia sia stata uccisa. «È la voce che circola anche tra i membri dell’equipaggio», ha raccontato a Jon Ronson, un giornalista del giornale inglese The Guardian, che sull’argomento ha svolto un’inchiesta, ripresa in Italia dal settimanale Internazionale. Sua figlia Merrian, 40 anni, scomparve il 28 agosto del 2004 dalla nave Celebrity Mercury mentre andava in crociera in Alaska.

Anche Kendall Carver, come Mike Coriam, non si è rassegnato, e non ha smesso di cercare la verità. Insieme ai parenti di altri scomparsi in crociera, ha fondato l’associazione International cruise victims association, di cui è presidente, che si batte per scoprire cos’è successo davvero ai loro familiari scomparsi, e che denuncia anche i casi (centinaia) di violenze sessuali che avvengono a bordo durante i viaggi. Sul sito dell’associazione, www.internationalcruisevictims.org scorrono le foto e le storie delle tante persone scomparse.

«Il problema è – racconta Carver al Guardian – che su una nave non c’è polizia, e una volta che hai lasciato il porto sei in acque internazionali. Quindi a bordo della nave ti trovi, di fatto, in territorio straniero, e sei nelle mani della polizia del paese dove la nave è registrata. Molto spesso si tratta di paesi del terzo mondo».

L’insabbiamento dei casi di persone scomparse è, per Carver, la «procedura operativa standard». E le compagnie proprietarie delle navi da crociera fanno di tutto perché non se ne parli. Per non rovinare il mercato. Per non turbare i prossimi vacanzieri. Ma neanche il silenzio ferma le crociere della morte. Il numero delle vittime, implacabile, continua a crescere. ★

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