Romanzo popolare
di un portiere di calcio

Omaggio a una leggenda

Enrico «Ricky» Albertosi, talentuoso e bizzarro portiere di calcio di Fiorentina, Cagliari, Milan e della Nazionale Italiana tra gli anni ‘60 e ‘80, compie ottant’anni, e per l’occasione lo celebra in un libro -una biografia molto poco convenzionale- un gruppo di scrittori e giornalisti innamorati di storie di futbol riuniti nel «Collettivo Soriano» intitolato al grande scrittore argentino. Si è unito a loro per l’occasione un’altra leggenda del calcio italiano, un altro portierone come Lamberto «Bongo» Boranga, amico e allievo di Albertosi, stravagante come lui, e ancora tra i pali alla venerabile età di 77 (settantasette!) anni. Una lettura piacevole, ricca di aneddoti divertenti.

(r.b.) — Nereo Rocco, uno che se ne intendeva, diceva di lui: “Ha tutto quello che non posso sopportare: beve, fuma, fa tardi la sera, è pieno di donne, scommette ai cavalli. Ma me lo tengo stretto perché è il miglior portiere del mondo”.

Parlava di Ricky Albertosi, Enrico per l’anagrafe, toscano di Pontremoli, portiere di Fiorentina, Cagliari, Milan, e della Nazionale Italiana fra gli anni ’60 e gli ‘80. Per dire, c’era lui in porta, lassù a Città del Messico, mondiali del ’70, per la sfida più lunga e appassionante del secolo, quell’Italia-Germania 4-3 consegnata alla leggenda.

Spavaldo, corsaro, spaccone, irregolare, anarchico, così in campo come nella vita, Albertosi, portiere acrobatico, coraggioso ed elegantissimo, ha giocato fino alla bella età di 45 anni, ultima squadra l’Elpidiense, in C2, a due passi da casa, dopo gli esordi nella Pontremolese, e poi Spezia, Fiorentina, Cagliari e Milan. 580 partite in carriera, 34 volte in Nazionale, due scudetti (tra cui quello celebre del ‘70 con il Cagliari di Gigi Riva), tre Coppe Italia, un campionato europeo con la Nazionale.

Adesso Albertosi è arrivato al traguardo degli ottant’anni (auguri!), vive sul mare della Versilia, a Forte dei Marmi, dove ha un’edicola-bazar, “L’angolo del Forte”, gestita dal figlio Alberto, che è un piccolo museo delle sue maglie, dei suoi guanti, degli articoli di giornale che lo riguardano. E in occasione dei suoi ottant’anni è uscito un bel libro che lo racconta, “Ricky Albertosi, romanzo popolare di un portiere”, scritto dal Collettivo Soriano, curato da Massimiliano Castellani con la prefazione di Emanuele Dotto, e pubblicato da Urbone Publishing. Costa 13 euro e chi passasse dall’edicola di Forte dei Marmi (è di fronte all’hotel Raffaelli), può farselo autografare dal grande Ricky in persona, che passa di là (quasi) tutte le mattine.

E’ un libro diverso e divertente. “Nasce da un atto dovuto a una leggenda del nostro calcio –scrive nella premessa Castellani, giornalista di Avvenire- e pertanto aveva bisogno di una trattatistica allargata e una biografia non convenzionale, in linea con il personaggio e con quello che è lo spirito del Collettivo Soriano, gruppo di pensatori (liberi) con i piedi che si è costituito nel 2017 a Portopalo di Capo Passero (Siracusa), borgo marinaro più a sud di Tunisi, porto di approdo di tutti i bracconieri di storie, degli ultimi sognatori e fuggitivi di questo strano millennio che fugge via”.

Il Collettivo intitolato allo scrittore argentino Osvaldo Soriano (1943-1997), grande appassionato di calcio, è composto da scrittori e giornalisti narratori di storie di futbol, autentici numeri dieci della penna: Cosimo Argentina, Massimiliano Castellani, Darwin Pastorin, Massimo Raffaeli, Sergio Taccone, Furio Zara. A loro si aggiunge un altro formidabile portiere di calcio come Lamberto Boranga detto Bongo, amico e allievo di Albertosi (“Lo ringrazierò per una vita, per avermi aiutato a diventare un vero portiere di serie A”), e ancora in attività (!) alla venerabile età di 77 anni (settantasette, avete letto bene), tra i pali della Marottese, terza categoria dilettanti nelle Marche.

Il libro, una biografia niente affatto convenzionale, che non va in ordine cronologico ma viaggia per storie, aneddoti, ricordi, ripercorre con fare sbarazzino le prime partite a Pontremoli, il confronto con Dino Zoff, lo scudetto in Sardegna con il Cagliari guidato da Manlio Scopigno (“Un filosofo come lui mi aveva capito e scavato dentro l’anima –ricorda Ricky- lui mi considerava un Platone”), l’avventura con la Nazionale, il buco nero del calcio scommesse (fu persino arrestato, poi assolto), fino all’epilogo e all’incontro con un altro “irregolare” come Beppe Viola.

“Sono nato il 2 novembre, il giorno dei morti –racconta Ricky e ride guascone- ma io mi sento più vivo che mai”. Lo sguardo è sempre quello, scrive Castellani: fiero, rapace, di sfida, Così come resiste al tempo e alle fredde stagioni senza andare in porta quel baffo da pistolero dei western all’italiana di Sergio Leone.

LA PAGELLA

Ricky Albertosi. Voto: 9

Ricky Albertosi quando giocava (fonte: storiedisport.it).,…

Romanzo popolare di un portiere di calcio