Negli oceani del mondo
soffocati dalla plastica

Allarme rosso per le acque del pianeta

Una ricerca condotta dagli studiosi dell’università americana di Athens in Georgia, guidati dalla celebre biologa Jenna Jambeck, ha portato a risultati sconvolgenti. I 192 Paesi del mondo che si affacciano sul mare hanno prodotto in un solo anno 275 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Una cifra destinata ad aumentare dieci volte nel prossimo decennio. Un inquinamento pesantissimo che ha già colpito pesci e molluschi e rischia di ripercuotersi anche sulla catena alimentare. Il Paese che inquina di più è la Cina.

ATHENS (Georgia, Stati Uniti) – Le speranze non sono tantissime. Finiremo soffocati dalla plastica, se le cose nel mondo continueranno ad andare avanti così. Se continueremo a gettare i rifiuti in mare. E non solo. Ci rimangeremo la plastica che incoscientemente negli anni abbiamo buttato via. Perché i pesci, sia pure in piccole quantità, se la mangiano. E poi noi mangiamo i pesci con la plastica dentro.

Secondo Richard Thompson, un ricercatore dell’università inglese di Plymouth, ben settecento specie di pesci, tra cui quelli che vivono nel canale della Manica, e molti molluschi comuni, come le cozze, sono risultati contaminati dalla plastica. «Non è ancora un allarme sanitario – spiega lo studioso – ma è certamente un serio campanello d’allarme per l’avvenire».

L’allarme rosso per l’invasione della plastica nei mari del mondo arriva invece dall’America, e per l’esattezza dalla celebre università della Georgia, conosciuta semplicemente come Uga, la più antica – è stata fondata nel 1785 – e la più grande istituzione culturale dello Stato, che ha sede ad Athens, una città di centoventimila abitanti dalle forme architettoniche neoclassiche.

Una ricerca molto accurata, condotta dalla nota biologa Jenna Jambeck, e pubblicata sulla rivista scientifica Science, è arrivata all’inquietante conclusione che la quantità di materie plastiche gettate negli oceani, rischia di diventare dieci volte superiore all’attuale nell’arco del prossimo decennio. Con buone probabilità di contaminare la catena alimentare e di finire, in definitiva, dentro i nostri poveri stomaci già messi a dura prova dalle schifezze che ingeriamo ogni giorno.

La ricerca ha preso in esame, per la prima volta, il ruolo dei Paesi che maggiormente contribuiscono ad inquinare i mari con la plastica. La stima fatta dagli studiosi americani è che i 192 Paesi che nel mondo si affacciano sul mare, hanno prodotto nel 2010 un totale di circa 275 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questi, 8 milioni hanno preso la via degli oceani. «Questa quantità aumenta ogni anno – spiega Jenna Jambeck – al punto che la nostra previsione è che per l’anno in corso salga a 9,1 milioni di tonnellate».

Il primo Paese inquinatore dei mari con la sua plastica fetente è – indovinate un po’ – la Cina, che da sola ha versato negli oceani qualcosa come 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. La Cina è seguita, in questa classifica degli orrori, da Paesi come l’Indonesia, le Filippine, il Vietnam, e lo Sri Lanka. Gli Stati Uniti si classificano in ventesima posizione.

Nessun paese membro dell’Unione Europea invece figura tra i primi grandi venti inquinatori del pianeta. E questo può essere, almeno per ogni singolo Paese, un motivo di sollievo. Ma se i 23 Paesi europei che si affacciano sul mare venissero considerati un tutt’uno, insieme rappresenterebbero il diciottesimo Paese nella lista dei più forti inquinatori. Quindi non c’è da stare molto allegri neppure nel vecchio continente.

Gli studiosi ammoniscono che se non diminuiranno le quantità di plastica che vengono attualmente gettate in mare, si rischia di arrivare al 2025 con la bellezza di 80 milioni di tonnellate di plastica che potrebbero venir disperse ogni anni nei mari del mondo. Allora sì che sarebbe davvero una catastrofe.★

Fabi Filervoet, Paradise and Trash (2009, Sint Maarten -…

Negli oceani del mondo soffocati dalla plastica