Mare monstrum

Quando parecchi anni fa arrivarono gli albanesi, che furono i primi stranieri a sbarcare profughi sulle coste italiane, molti dissero che era per colpa della televisione. Quella italiana, s’intende. In Albania si vedeva. E gli albanesi, che non erano mai stati in Italia, credevano che l’Italia fosse quella che vedevano in televisione. Il Paese del bengodi, tutto lustrini e paillettes, champagne e belle donne. Per quello, si diceva, venivano in Italia.

Salvo poi rendersi conto, una volta sbarcati, che l’Italia vera non era quella roba lì. Che la realtà era diversa. Molto diversa. Che se in Albania erano poveri, restavano poveri anche in Italia. L’unica consolazione era che, forse, era comunque meglio vivere da poveri in Italia che vivere da poveri in Albania. Magra consolazione. Per di più ti guardavano male. Per la maggioranza degli italiani gli albanesi che arrivavano in Italia erano delinquenti. Avanzi di galera. Briganti, ladri, rapinatori, spacciatori, stupratori, assassini. Tipi violenti e rissosi. Falsi e imbroglioni. Sempre pronti a tirar fuori il coltello. Nel migliore dei casi, papponi e fannulloni. In molti casi era anche vero.

Anche in Libia c’è chi guarda la televisione italiana. Ma non è per questo che arrivano qui. Il motivo è un altro. Più semplice. Sono affamati. Perseguitati. Feriti. Sfruttati. Vittime di guerre. Uomini e donne come noi. Che cercano una vita migliore. Punto. Non sono parole mie. Sono parole del Papa. Nientemeno. Dette perché il mondo la smetta di assistere passivamente a queste tragedie.

L’anno scorso, per queste stesse ragioni, duecento e diciannovemila persone hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di una vita migliore, tremila e cinquecento sono morte, affogate in mare, e altre mille e seicento sono morte solo negli ultimi quattro mesi. La stima non viene da un pericoloso sovversivo, ma da un prudentissimo addetto ai lavori, Vincent Cochetel, direttore europeo dell’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr).

Le previsioni per il futuro sono ancora peggiori. Non c’è alcuna ragione per sperare che nei mesi e negli anni che verranno, arriveranno meno profughi. Anzi. Probabilmente sarà il contrario. E lo sarà sempre di più. Perché sempre di più quei due terzi di mondo che sono poveri, invaderanno quel terzo di mondo che è meno povero. Cioè noi. Quel mondo occidentale che qualche colpa deve pur averla se ci sono tanti squilibri tra Paesi ricchi e Paesi poveri della terra, causati anche dal fatto che i Paesi ricchi hanno spesso sfruttato (e sfruttano) i Paesi poveri, depredandoli bellamente delle loro ricchezze: dal petrolio all’oro, dall’avorio ai diamanti.

Non è un problema che riguardi solo l’Italia. E nemmeno soltanto l’Europa. Al contrario. È un problema globale, planetario, che riguarda tutto il mondo. Usa compresi, e nessuno escluso. E tutto il mondo dovrebbe muoversi per trovare le strade per porvi rimedio. Quello che l’Europa è stata finora capace di fare è stato un fallimento. Un disastro. Già era insufficiente l’operazione Mare Nostrum, che almeno prevedeva il soccorso in mare. L’hanno sostituita con l’operazione Triton (mezzi e fondi più che ridotti, da 9,3 a 2.9 milioni di euro, solo adesso tornati 9 dopo le ultime sconvolgenti tragedie), che però si occupa unicamente di pattugliare le frontiere. Che quei disgraziati sui barconi affoghino pure. C’è anche qualcuno che applaude.

Un barcone di migranti (fonte blogsicilia.it).

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