Ma ‘n do’…Hawaii
se la banana
non ce l’hai

Trionfi d’arte moderna

C’è molta attesa nel mondo artistico internazionale per la prossima performance (molto temuta) intorno all’ormai celebre banana attaccata al muro con lo scotch ed esposta ad una mostra d’arte di Miami, che un altro «artista», egualmente bizzarro, ha staccato e mangiato soddisfatto («era deliziosa») allo scopo di «dialogare con l’arte». Ci sono stati anche dei gonzi che hanno comperato la banana -pare tre o quattro- per la modica cifretta di cento e venti mila dollaroni. Vedi dove va l’arte moderna. Ma la banana è sempre stata oggetto di culto artistico. Da Andy Wharol per i Velvet Underground a Cicciolina, da Harry Belafonte a Gianni Morandi, da Lucio Dalla a Francesco De Gregori. Ma il migliore fu Alberto Sordi nel suo leggendario «Polvere di stelle».

Si potrà anche dire, senza che nessuno si offenda, che appiccicare al muro una banana con lo scotch è una bischerata più che un’opera d’arte? E che è una bischerata uguale staccarla dal muro e mangiarsela, trovandola “deliziosa”? E si potrà parimenti sostenere che è un grandissimo bischero (ammesso che esista davvero, abbiamo qualche dubbio), colui che ha comperato l’artistica banana –o coloro che hanno comperato, pare che gli acquirenti siano addirittura tre, con tre banane diverse s’intende- per la modica sommetta di cento e venti mila dollari? (120.000 dollari per una banana, sia pure d’autore, avete letto bene).

Non è una bischerata inventata da chi scrive. E’ successo davvero, alla trentesima edizione dell’Art Basel Miami Beach, nello stand di una galleria che evidentemente non aveva di meglio da esporre. L’artistica banana, opera di un “artista” italiano conosciuto per le sue bizzarrie, di cui per pudore omettiamo il nome al fine di non regalargli ulteriore immeritata pubblicità, aveva appeso la sua bananina al muro con un pezzettino di nastro adesivo argentato, e aveva battezzato “Comedian” (comica, ma c’era poco da ridere), questa sua ultima trovata. Un suo “collega”, diciamo un altro che si definisce “artista”, anche se i confini della sua arte francamente ci sfuggono, l’ha staccata dal muro e l’ha mangiata, intitolando la sua performance, o per meglio dire cavolata, “Hungry Artist”: artista affamato.

Se è uno scherzo tra pazzerelloni, sta bene. Bisogna pur sorridere ogni tanto. Anche dell’arte. Ma se invece i due bischeri (i due “artisti”, voglio dire), si prendono sul serio, allora non ci stiamo. Perché abbiamo netta l’impressione che ci vogliano prendere per i fondelli. Sentite qua. Quello che ha mangiato la banana (e che non si è pentito, anzi), sostiene senza alcun pudore: “abbiamo parlato attraverso l’arte da artista a artista. Lui ha posto la sua domanda sulla società fissando una banana al muro, io ho posto la mia mangiandola”.

Ha posto la sua domanda sulla società fissando una banana al muro?

Non contento, ha sparato un’altra bischerata: “ero lì davanti alla sua banana che mi costringeva a riflettere sui modi e le ragioni con cui oggi si dà valore agli oggetti comuni e all’arte”.

Ero davanti alla banana che mi costringeva a riflettere?

Mica davanti a Sofocle. Macchè. Davanti a una banana! E se era davanti a un mandarino? A una pera? A un’albicocca? A un pompelmo? A una mela? A un pomodoro? A una verza? A un finocchio?

Spettacolare anche la risposta dell’altro “artista”, quello che la banana l’aveva attaccata. “Non me ne importa nulla se l’ha mangiata. Conta l’idea. E comunque aiuta la narrativa che ruota attorno al mio lavoro”. Bravo.

Eh, già. Conta sorprendere. Cosa importa se non è arte e se nemmeno le somiglia. Del resto, abbiamo visto “esporre” di tutto: mongoloidi, tori da monta, cacche d’artista, cessi dorati. Tutto fa brodo purché se ne parli. Sì certo, anche il celebratissimo Andy Warhol una volta usò una banana, ma era solo per illustrare la copertina di un disco (Velvet Underground), Harry Belafonte e Gianni Morandi le dedicarono delle canzoni di successo (Banana boat e Banane e lamponi), Lucio Dalla e Francesco De Gregori uno splendido album e un altrettanto splendido tour (Banana Republic), Cicciolina uno dei suoi film di culto (Banane al cioccolato).

Ma l’interpretazione migliore, restando in tema bananifero, la diede Alberto Sordi nel film “Polvere di stelle” (1973) al fianco di una splendida Monica Vitti, con una deliziosa canzoncina: “Ma ‘n do’…Hawaii se la banana non ce l’hai”. Attento, Francesco Bonami! Non è “ma ‘ndo vai” (La Repubblica, lunedì 9 dicembre 2019). Quello lo dicono i taxisti de Roma. Ma ‘n do’…Hawaii, ne converrai, è tutta un’altra cosa.

Ora non resta che attendere il prossimo passo. La prossima bischerata. Dopo averla mangiata, arriverà sicuramente qualche altro “artista” intenzionato a nuove performance con quell’artistica banana. Se ce la chiede, un’ideuzza noi ce l’avremmo.

LA PAGELLA

Art Basel Miami Beach. Voto: 4
Sofocle. Voto: 7,5
Andy Wharol. Voto: 8
Velvet Underground. Voto: 7
Harry Belafonte. Voto: 6,5
Gianni Morandi. Voto: 7,5
Lucio Dalla. Voto: 8,5
Francesco De Gregori. Voto: 8
Cicciolina. Voto: 9
Francesco Bonami. Voto: 5

La copertina del disco "Ma 'n do'...Hawaii se la banana non…

Ma 'n do'...Hawaii se la banana non ce l'hai