L’esplosione degli orrori
ora gli show sono quattro

Conquista anche Napoli il Circo de los Horrores

La produzione del capocomico spagnolo Suso Silva portata in Italia a primavera dalla famiglia Zoppis avrebbe dovuto fare solo le piazze di Roma e Milano (confronta sul Ridotto Si ride da morire al circo degli orrori, maggio 2014). Invece ha trionfato anche a Torino, Palermo, Catania, Napoli. E a imitazione sono nati in pochi mesi altri tre circhi degli orrori, tutti italiani, delle famiglie Bellucci, Montemagno, Rossante e Martini. Un fenomeno di moda che ha fatto scuola. E non sempre in modo esemplare. Ma l’idea è vecchia: Circus of horrors era un film inglese di mezzo secolo fa.

NAPOLI — I temerari spagnoli del Circo de los Horrores sono approdati in Italia con un biglietto da visita da un milione e mezzo di spettatori, che incautamente (come amano dire loro) avevano già assaporato il gusto di questo show singolare, intrigante e suggestivo.

Tanti dovevano essere i dubbi – conoscendo la situazione tutt’altro che felice del circo in Italia – superati, probabilmente, anche con il supporto logistico della famiglia italiana Zoppis che ha fatto da apripista negli anni scorsi con la produzione del Magnifico Acquatico, accolto in tutta la penisola con buona partecipazione di pubblico. La piazza di Roma ha sancito così per Los Horrores il primo trionfo, bissato a Milano (in origine lo spettacolo era stato programmato per andare solo in queste due piazze), e poi a Torino, Palermo, Catania, e adesso Napoli.

A poco o a nulla sono valse le copie, più o meno credibili, messe in piedi nel frattempo e in soli pochi mesi, tra maggio e ottobre, per scalfirne il successo, che invece prosegue ininterrottamente. Basti pensare che a imitazione della produzione spagnola di Suso Silva sono nati rapidamente altri tre show assolutamente analoghi, che portano a ben quattro i circhi degli orrori attualmente a zonzo per l’Italia in cerca di fortuna: i fratelli Bellucci si sono inventati un britannico Circus of Horrors, che ha per sottotitolo Lo spettacolo della paura, sulla scia dello show prodotto vent’anni fa in Inghilterra da John Haze. Un altro nome noto come Larry Rossante (Circo di Mosca) ha creato Phenomena, sottotitolo Lo spettacolo dell’orrore, con la collaborazione di Tayler Martini, mentre la famiglia Montemagno, con la regia di Marco Giony e il cast artistico di Mirabilandia, ha ideato Phobia, sottotitolo Il circo degli orrori. Ce n’è quanto basta.

Comunque, riguardo agli spagnoli de Los Horrores, che hanno il merito di essere stati i primi a inaugurare questo genere, il primo sentore riguardante la serietà e l’importanza dell’evento da parte del pubblico – accompagnato da un filone come quello horror molto in voga in questi anni e che avrà sicuramente agito da traino – è stata la possibilità di acquistare i biglietti attraverso canali internet ritenuti affidabili e adoperati abitualmente da molti. La pubblicità su network e giornali nazionali ha fatto il resto, discostandosi da quella convenzionale adoperata solitamente dai circhi a base di locandine dissipate in giro e biglietti distribuiti ai semafori.

Ascoltando poi le interviste del direttore artistico e protagonista attivo dello spettacolo, Jesùs Silva Gonzàles, detto Suso Silva, si iniziano già a comprendere i motivi di questo successo, che aumentano esponenzialmente alla visione dello show. Artista dotato di grande esperienza e intelligenza, ha avuto il merito di rendere accattivante e sorprendentemente moderno uno spettacolo farcito di elementi circensi classici, catturando un pubblico in larga parte giovane che da anni disertava gli chapiteau.

Il Circo de los Horrores infatti funziona perché è maledettamente e genialmente semplice. Scorre via come un fiume carico di leggerezza e presunto terrore. Contiene al suo interno numeri circensi vecchi quanto la storia del circo stessa. La donna dai capelli d’acciaio; contorsioniste; lanciatori di coltelli; addirittura un numero d’illusionismo che con un po’ di fantasia si potrebbe far risalire ai ciarlatani delle vecchie fiere dell’Ottocento. Solo una persona che conosce il teatro, la commedia dell’arte, il cabaret, ma soprattutto la pista di segatura, poteva mischiare così sapientemente le carte.

Si viene perciò catapultati in una dimensione macabra fatta di bare, tombe, e di tutto ciò che concerne il campionario horror, solo come pretesto per raccontare una storia affascinante che si piega all’ironia e all’irriverenza più sfacciata. Ogni cosa e ogni personaggio vengono valorizzati al meglio. Massimo è l’apprezzamento dello spettatore, immerso sovente in fragorose risate. Le doti attoriali e clownesche di Silva (esperienza alle spalle con Charlie Rivel), prendono il volo nella seconda parte, con entrate del repertorio classico maneggiate con cura e rispetto.

Insomma, sembra che l’approssimazione disarmante e la mancanza di professionalità che aleggiano normalmente dentro gli chapiteau nazionali vengano spazzate via di colpo grazie a un’arma potentissima: la creatività. Un recipiente di pietre preziose, raccolte nel vastissimo mondo dell’arte, senza barriere, dove il circo ne rappresenta soltanto una delle più luminose. E pensare che anche l’idea di un circo degli orrori non è proprio nuovissima. In principio infatti fu un film, Circus of horrors, una pellicola inglese diretta da Sidney Hayers, che uscì nelle sale cinematografiche nel 1960. La bellezza di cinquanta quattro anni fa. Ma forse, più di mezzo secolo dopo, non se ne ricordava più nessuno… ★

Il primo circo degli orrori, la produzione spagnola di Suso…

L'esplosione degli orrori adesso gli show sono quattro