La mano
attraverso i segni

Mostra il pollice opponente della tue mani e ti dirò chi sei. Un chiromante che si rispetti non può prescindere da tale massima. Ma per completare il quadro chirologico bisogna aggiungerne una seconda: mostrami anche le linee del palmo e capirò se stai seguendo la strada giusta o quella sbagliata. Prima di leggere qualsiasi mano occorre tracciare il quadro psicologico della persona da esaminare. Bisogna saperne disegnare l’anima.

COSMOPOLI — Non si tratta pertanto di predire il futuro a livello zingaresco, quanto invece analizzare la situazione attuale partendo da dati reali interpretati attraverso i segni. Tale procedimento analitico si contrappone all’enunciato che la storia è maestra di vita. È vero l’esatto contrario anche in riferimento alla lettura della mano: solo attraverso il presente si possono cogliere errori e scelte giuste, dolori e gioie, malattie e performance fisiche, sofferenze e stati di benessere, infelicità e felicità, dispiaceri e piaceri, sfortune e fortune del passato.

Questo modo d’inquadrare la situazione consente al possessore di quella nano di verificare in tempo reale la fondatezza del quadro esistenziale prospettato dall’esaminatore. Solo partendo da tale contesto si possono proiettare le basi tendenziali (sottolineo tendenziali) del futuro ancorate sull’interpretazione di particolari simboli eidetici: linee, punti e geometrie disposte nella mano, profondità e lunghezza dei segni, posizione topologica delle figure che si vanno formando, con riferimento anche alle varie sfumature cromatiche nelle diverse parti della superficie palmare. In taluni casi compaiono linee spesse, in altri casi meno marcate. Possono essere lunghe oppure corte. E via comparando.

Ma bisogna anche sapere altre cose. a cominciare dal fatto che la mano non dà quasi mai segni stanchezza, anche se nel corso di una vita media calcolata in settant’anni le dita si piegano all’incirca venticinque milioni di volte. I patiti del computer arrivano anche a quaranta milioni di piegamenti.

Notevole anche la capacità prensile: nel maschio è di circa venti chili, fino a raggiungerne cinquanta previo allenamento specifico.

Se il maschio sfrutta la potenza, la donna usa la dote innata della precisione, potendo contare su ossa più minute e leggere rispetto a quelle dell’uomo. Possiede pure una muscolatura più agile, aggraziata e flessibile, riconducibile all’adattamento evolutivo che vedeva le donne primitive dedite alla raccolta del cibo. C’è chi invece attribuisce tale scioltezza e fluidità nei movimenti a fattori endocrino-ormonali.

In ogni caso la mano resta una straordinaria le opera d’arte e nel contempo un gioiello ingegneristico che nessuna mente robotica è mai riuscita a riprodurre nelle sue molteplici funzioni.

Aristotele fu il primo grande filosofo dell’antichità occidentale a capire l’importanza del palmo della mano, ricollegandone la conformazione alla vita di alcune di persone dai lui conosciute in possesso di determinate caratteristiche. In Historia Animalium sostiene che le persone longeve evidenziano «una o due linee che corrono attraverso la mano». Nell’esistenza breve le due linee «non attraversano il palmo per intero». Tale concetto verrà ripreso anche da Plinio.

Per Kant le mani rappresentano «la parte visibile del cervello»,mentre per Bronowski usa una metafora ancor più tagliente definendole «la lama della mente» in quanto partecipano alla parola, ne scandiscono il ritmo, ne battono la misura organizzando la melodia. E quando uno di questi requisiti viene a mancare, come rileva l’etologo francese Boris Cyrulnik, le mani «suppliscono a tale mancanza, la colmano con gesti sostitutivi dell’oggetto assente».

La sensibilità delle punte delle dita al tatto, abbinata alla precisione, viene usata dai non vedenti per leggere ed ascoltare musica. Il caso più clamoroso resta ancor oggi quello di Hellen Keller, cieca e sordomuta fin da bambina. Ciò nonostante riuscì non solo a scrivere 11 libri ma a sentire musica grazie alla sua straordinaria sensibilità tattile. Ponendo le sue dita sulla membrana di un altoparlante sapeva distinguere il suono di cornetta dal rullo di tamburo, la profondità sonora dei violoncelli ed il canto dei violini.

Con l’avvento di nuove e sempre più sofisticate tecnologie computerizzate, applicate soprattutto nel campo della cibernetica, della neurofisiologia e della biomedica moderna, si spalancano per i non vedenti ulteriori possibilità d’esplorare il mondo circostante cogliendone le varie pulsazioni.

Oltre alla forma delle mani, alle dimensioni delle dita e dei palmi nonché alla proiezione dei segni con tutta la ragnatela simbolica ad essi collegata, vanno valutati anche colore ed odore della mano, con riferimento soprattutto alla sudorazione, indicatore importante nel valutare lo stato psicofisico del soggetto in esame.

In effetti l’attività delle ghiandole sudoripare smette di funzionare durante il sonno, in una situazione di completo rilassamento, pur in presenza di grande caldo e umidità. Tali ghiandole non rispondono alla variazione calorica bensì allo stato emotivo e a situazioni stressanti.

Bisogna pure tener conto di un altro fattore, legato all’influenza della cultura araba, ebraica e dell’estremo Oriente sulla chiromanzia cristiana. Il riferimento più conosciuto riguarda le impronte digitali in uso pratico in Cina fin da 2200 anni fa, quando i mercati cinesi cominciarono ad autenticare i loro sigilli con le mani. Esse sono composte da tre figure, distribuite in un mosaico compositivo diverso da un dito pollice diverso l’uno uno dall’altro: anse, vortici e archi. Le prime appaiono quelle più comuni, le seconde compaiono in percentuali più basse, le terze sono piuttosto rare. Perfino i gemelli monozigoti non possiedono impronte identiche.

Recenti studi (Britsh Medical Journal, 1993) evidenziano una correlazione tra numero di vortici nelle impronte digitali e rischi di malattie coronariche in fase acuta. La prevalenza di anse aumenta invece la sensibilità tattile, l’elasticità e l’abilità manuale.

Per quanto concerne il colore delle mani, spicca un particolare saliente: il palmo resta sempre chiaro anche dopo l’abbronzatura e in presenza di persone dalla pelle nera. L’ipotesi più gettonata resta quella che il palmo scolorito risulti collegato all’esigenza di rendere più evidente la gestualità dell’uomo e della donna, in quanto quei movimenti con le mani riflettono lo stato d’animo delle persone.

Le diverse posizioni dei palmi rappresentano lo specchio riflesso delle nostre pulsioni: quelli rivolti verso l’alto indicano implorazione; in basso, significano invito alla calma; se posti all’interno simboleggiano l’abbraccio. Il segnale palmare della mani in avanti equivale ad arresto, rifiuto o diniego: immagine icastica del far indietreggiare qualcuno.

Sulle gestualità del dito pollice, detto anche «il padrone di casa della mano», si sono scritti fiumi fiumi d’inchiostro. Se rivolto verso l’alto significa ok. Lo stesso gesto fatto con indice o medio equivale ad un «siediti qui sopra» di natura fallica. Ha origini antichissime ed appare ancora in uso fra le popolazioni arcaiche. Ai nostri giorni è l’indice il dito più usato in funzione oscena, ingiuriosa o irriverente.

In estremo Oriente gira di bocca in bocca un vecchio aneddoto in merito alla creazione oscena (l’unica nella storia) stampata su una 5 yuan alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando il Giappone invase la Cina. Durante l’occupazione i nipponici aprirono in alcune città dell’Impero Celeste alcune banche-spazzatura da loro stessi controllate. In tale contesto vennero coniate banconote con disegni realizzati da incisori cinesi di straordinaria bravura, primi in assoluto nella miniaturizzazione artistica sui francobolli. Ad uno degli incisori, insofferente all’umiliazione di vedere i giapponesi comandare in casa propria, venne la più maliziosa e beffarda delle idee. Chiamato ad incidere sulle banconote da 5 yuan la figura di un vecchio saggio con mani unite in allusiva posa di riverenza verso l’occupante, fece un piccolo ritocco disegnando l’indice di quel sapienziale rivolto verso l’alto, a mo’ d’ingiurioso beffeggio. Sulle prime quella significativa modifica passò inosservata. Ma poi qualcuno scoprì la furbata: il malaugurato incisore venne condannato a morte e decapitato su pubblica piazza.

Il valore fallico dell’indice è ancora molto diffuso nel mondo islamico, anche in quello più integralista. La legge coranica commina pene severe a chi batte l’indice sul palmo dell’altra mano per alludere ad una delle più becere quanto imperdonabili offese dal significato umiliante per chi le riceve: significa che sua madre ha copulato con almeno cinque maschi (tanti sono i numeri delle dita) e che lui è figlio di molti padri.

L’indice viene anche usato per indicare la direzione da prendere, come segno d’imperio del «qui comando io», oppure (in ambito religioso) per rappresentare l’unicità divina.

Anche il dito medio rappresenta il simbolo fallico esibito a mo’ d’ingiuria. Lo stesso Caligola, tra un incendio e l’altro, lo offriva da baciare ai suoi sottoposti (non solo agli schiavi) in segno oltraggioso o di sottomissione. Negli Usa è entrata nell’immaginario collettiva il gestaccio del medio all’insù fatto in presenza di un operatore televisivo da Nelson Rockfeller. Si continua a citarlo come termine di paragone.

Nel Regno Unito appare scurrile al massimo grado la «V» formata sollevando anulare medio all’indirizzo dell’interlocutore da offendere con un’ingiuria non verbale, identica al famoso segno della «vittoria» solo mostrando il dorso della mano e non il palmo e le dita. Pollice e mignolo alzati alludono che sei cornuto.

Interessante e per certi versi suggestiva la gestualità simbolica riservata all’anulare o ditus medicus di romana memoria in quanto ritenuto in stretto collegamento col sistema cardiocircolatorio. Anche per la Medicina cinese attraverso quel dito (in chiromanzia detto di Apollo del Sole) passa il meridiano del cuore che pompa il sangue. Secondo gli antichi cinesi e latini, toccando questo dito si inviavano messaggi al cuore. Nel Medio Evo l’anulare veniva usato per mescolare le pozioni curative e spalmare l’unguento. Basta leggere Paracelso per conoscerne le modalità in dettaglio. Per tale motivo questo dito viene anche definito guaritore.

È inoltre usato per accogliere l’anello nuziale, risultando il meno mobile e indipendente delle dita, ossia il più soggetto a vincoli e quindi adatto ad incarnare la volontà simbolica di chi, sposandosi, accetta di essere meno libero e indipendente. Stiamo parlando dell’anulare sinistro, quello della mano meno forte e quindi più sottomessa rispetto all’altra.

Nell’Islam l’anulare assumeva un’importanza rilevante, essendo dedicato ad Hassen, Dio della Benedizione. L’usanza era quella di porvi un qualche ornamento simbolico per «benedire» gli sposi.

In origine l’indipendenza sessuale era invece rappresentata dal mignolo, ora indicato a focalizzare la sfera comunicativa,quella dell’arte oratoria (abilità in commercio) e quella della ricercatezza.

I latini lo chiamavano auricolaris o minimus, risultando così minuto da venir usato per la pulizia dell’orecchio. Nel medioevo si riteneva che la chiusura delle orecchie coi due mignoli facesse aumentare la valenza psichica e favorire visioni profetiche od eventi arcani e soprannaturali.

Non a caso la catena medianica legata ai rituale spiritico si forma unendo le punte dell’anulare delle persone presenti alla seduta.

Si guardano anche le unghie, per esaminarne forma e colore. Crescono al ritmo di un millimetro ogni dieci giorni, quattro volte di più rispetto alle unghie dei piedi. In passato la loro crescita veniva usata dalle classi più agiate per sottolineare il privilegio di chi si può permettere di vivere senza svolgere lavori manuali e di fatica.

Nell’antica Cina (periodo Ming) uomini e donne non solo si lasciavano crescere le unghie delle mani ma le dipingevano d’oro come sfoggio di ricchezza e di potere. In certi Paesi del Mediterraneo non mancano ancor oggi giovani che tengono l’unghia del mignolo lunga per dimostrare il loro status economico privilegiato.

Risultando così visibili e mobili nei contatti relazionali, le mani appaiono le più decorate rispetto alle altre parti del corpo. Chi porta più anelli sulla mano sinistra, dovrebbe ogni tanto spostarne qualcuno sulla destra per acquistare maggior sicurezza e cercare di vincere le paure.

L’anello portato all’indice vi vede protagonisti nel guidare non solo voi stessi ma anche chi vi circonda. Se invece scegliete l’anulare, siete dei sognatori, col romanticismo sempre presente nei vostri cromosomi. L’anello infilato al medio? Specialisti nel dettaglio, possedete il senso pratico delle cose, amate rendervi indipendenti e non tollerate chi vi sta troppo col fiato al collo.

La vostra preferenza va al mignolo? Siete diavolo ed acquasanta insieme: brillanti e vivaci, nonché dotati di ottima parlantina, sapete incantare gli altri, rendervi simpatici e non avere freni inibitori nel commettere pruderie. In compenso siete generosi ma troppo spendaccioni, specie quando c’è di mezzo il sesso.

Optate invece per il pollice? Fate bingo, dando sfoggio di una personalità piena, dimostrando al mondo che via piace andare controcorrente, essere fuori dagli schemi e sicuri di voi stessi.

Chi invece non possiede queste caratteristiche proverà disagio ad usare il pollice in chiave ornamentale.

Da queste pur sommarie argomentazioni si può trarre una conclusione che indica una distinzione di sostanza tra chiromanzia, e chirognomia. Mentre la prima è un’arte divinatoria tesa a predire il futuro, la seconda studia le caratteristiche morfologiche della mano. L’insieme delle due discipline trova il punto d’incontro ottimale nella chirologia, scienza predittiva del resto ben radicata in India e in Cina fin dai tempi antichi.

Eppure quei popoli pensavano che la lettura della mano non dovesse limitarsi a predire fortuna o sfortuna, povertà o ricchezza, amore o infelicità bensì capire le caratteristiche individuali del richiedente, individuarne le inclinazioni naturali e aiutarlo a convivere con esse trovando il giusto equilibrio tra impulsi istintuali e razionalità. Il «conosci te stesso» di Socrate, assunto dall’oracolo di Delfo, resta l’unico strumento introspettivo percorribile per trovare la via maestra senza sprofondare nell’abisso. ★

Mano guidoniana, strumento mnemonico medievale per l…

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