Imbalsamiamolo

Difficile dire se è per nostalgia, se è per fede politica, per amore della storia, per semplice curiosità, o per qualche altra inspiegabile, e magari inconfessabile, ragione. Fatto sta che da quando se ne sta lì, in bella vista sulla Piazza Rossa, quel birbantello chiamato Lenin ha più ammiratori di quando era vivo. E pensare che sono passati fior di decenni, che sono tramontati regimi, abbattuti Stati, crollate ideologie. Che l’Unione Sovietica non c’è più, il comunismo nemmeno, e anche il muro di Berlino non sta più in piedi. Ebbene, nonostante tutto questo, quel bricconcello di Lenin continua ad attirare folle ammirate, e a volte anche commosse, di visitatori.

C’è sempre qualcuno che piange, e soffoca le lacrime in un fazzoletto premuto sul volto, mentre sta in fila nella piazza più celebre di Mosca, davanti al Cremlino, in attesa di entrare nel mausoleo che contiene il corpo imbalsamato, perfettamente conservato, del papà della rivoluzione d’ottobre. La fila è sempre lunga, in qualsiasi periodo dell’anno. E se decidi di fumare qualche sigaretta, per ingannare l’attesa, devi stare bene attento a non buttare la cenere per terra (non parliamo delle cicche!), perché un solerte compagno spazzino in divisa ti avverte, con modi alquanto bruschi (una manganellatina, leggera però, sull’avambraccio) che non puoi insozzare un luogo sacro come la Piazza Rossa e costringere i compagni spazzini, che già hanno il loro bel daffare, a pulire anche quello che tu hai sporcato. Così la cenere (e la cicca) devi mettertela in tasca rischiando di bruciarti la giacca (o le braghe, dipende da che tasca usi).

L’attesa comunque, una volta finalmente entrati, sia pure per pochi minuti perché non puoi fermarti neanche un secondo davanti al sarcofago di Lenin, ma devi camminarci intorno senza sosta, per non allungare ulteriormente la fila che sta fuori, è ripagata. L’atmosfera della cripta è catacombale come si conviene, in sottofondo si sentono antichi canti di lotta, il papà della rivoluzione d’ottobre è in una teca di cristallo trasparente, elegante nella sua giacca scura, disteso come se stesse riposando, i tratti del volto rilassati, l’incarnato leggermente olivastro, il pizzetto perfettamente pettinato.

Un’imbalsamazione praticamente perfetta, durevole nel tempo, eseguita secondo tecniche esclusive rimaste misteriose, garantita dall’équipe altamente specializzata di un istituto statale costituito appositamente, che ne garantisce la resistenza alle ingiurie del tempo anche attraverso una sistematica, rigorosa, maniacale e pressoché costante manutenzione.

Non è da tutti assicurarsi i servigi di questa prodigiosa équipe di imbalsamatori, invidiata da tutto il mondo. Ci ha provato, nei giorni scorsi, Raul Castro, fratello dell’ex presidente cubano Fidel, padre di un’altra tra le rivoluzioni più celebri del mondo. Raul, preoccupato delle condizioni di salute del più celebre fratello, aggravate dall’età avanzata, avrebbe per così dire messo le mani avanti, cercando di assicurargli un prestigioso futuro imbalsamato che ne conservi le fattezze nei secoli dei secoli (celebre barba compresa), permettendo a tutto il mondo di continuare a incontrarlo ed ammirarlo. Esattamente come accade per quel ribaldo di Lenin.

Lo stesso pensiero lo ha avuto (prima di Raul) un altro politico di prim’ordine, già premier di uno Stato europeo, che ambisce ad essere ricordato come il padre della rivoluzione liberale in un paese arretrato e mezzo comunista come l’Italia. Questo anziano politico, già intervenuto su sé stesso con una sorta di imbalsamazione in vita (lifting estremo, piallaggio meccanico delle rughe, trucco e parrucco, protesi), sarebbe già riuscito, grazie ai suoi solidi legami con il presidente russo Vladimir Putin — questo stando ad alcune indiscrezioni filtrate dagli ovattati ambienti del Cremlino — a mettere sotto contratto il team di imbalsamatori moscoviti, per quando ne avrà bisogno, assumendoli come tecnici qualificati nello staff sanitario di Milan Lab, il laboratorio di magia medica della sua squadra di calcio.

Il suo corpo splendidamente imbalsamato (sono già state fatte alcune prove che avrebbero ottenuto la sua incondizionata approvazione, riferiscono le solite spie moscovite), verrà esposto pochi minuti dopo il trapasso — questo grazie ad alcune sorprendenti tecniche innovative — nel gigantesco mausoleo celebrativo a forma fallica eretto a Villa Certosa. Sono già state contattate le principali agenzie turistiche per organizzare pellegrinaggi (a pagamento) da ogni parte del mondo. Nel pacchetto vacanze proposto da Mediaset, oltre alla visita al mausoleo e al vulcano, sono compresi recital di canzoni napoletane e serate di burlesque e bunga bunga. ★

Imbalsamiamolo