Il mezzo millenio
dell’Orlando furioso
Come disse Galilei: cose rare, preziose, meravigliose
A Ferrara, città metafisica, si svolgono spesso mostre didatticamente e culturalmente stimolanti con percorsi godibili non solo dagli addetti ai lavori, ma soprattutto dai profani. L’ultima esposizione in corso (e prossima alla chiusura: il 29 gennaio) è dedicata all’Orlando Furioso sia per celebrare i cinquecento anni dalla pubblicazione sia perché quest’opera vide la luce a Ferrara dalla fantasiosa e superba immaginazione di Ludovico Ariosto.
FERRARA — Il poema che affascinò Machiavelli, Galileo, Voltaire, Cervantes e Pirandello e Calvino, racconta le gesta dei paladini di Carlo Magno ed ebbe una straordinaria fortuna popolare in Francia e in Spagna oltre che in Italia.
La mostra prende spunto da tutto quello da cui il poeta poteva trarre ispirazione: le fonti iconografiche note ad Ariosto (Reggio Emilia 8/09/1474-6/07/1533 Ferrara) o coerenti con le tradizioni figurative a lui familiari. L’Orlando Furioso è il perno di un itinerario ordinato in un percorso tematico in dodici sale che alternano le fonti dell’immaginazione ariostesca al contesto in cui è nato il poema.
Un secolo favoloso il cinquecento, che evoca un’elegante vita cortese, sanguinarie battaglie, condottieri reali e leggendari, viaggi e scoperte affascinanti. Nello scrigno prezioso di Palazzo dei Diamanti sono presenti oltre ottanta opere tra cui diversi capolavori del nostro Rinascimento. Opere preziose di diversa natura a rievocare la realtà dell’Ariosto.
L’Orlando Furioso inizia dove finisce l’impresa letteraria del suo predecessore: L’Orlando innamorato (o meglio L’innamoramento di Orlando) di Matteo Maria Boiardo, romanzo cavalleresco pubblicato a Ferrara più di trent’anni prima, nel 1483. Le gesta dei paladini si trasferiscono nelle pagine di Ariosto con moderna sensibilità ed ironia: «Oh gran bontà dei cavalieri antiqui!/ Eran rivali eran di fé diversi/e si sentian degli aspri colpi iniqui/ per tutta la persona anco dolersi,/ e pur per selve oscure e calli obliqui/ insieme van senza sospetto aversi.»
Due sono i simboli comuni all’universo dell’Innamorato e del Furioso: il labirinto in cui i protagonisti si smarriscono ed il bivio, la scelta tra il bene ed il male, che si pone costantemente davanti ai cavalieri. La mostra prende anche in considerazione i temi fondamentali della battaglia e della giostra. L’epico combattimento di Roncisvalle del 778 è uno degli episodi più celebri dell’epopea della Chanson de Roland e fonte dei successivi poemi cavallereschi fino all’Orlando Furioso.
Oltre i volumi originali a farci toccare con mano la realtà dei «cavalieri antiqui» vi sono spade, elmi, un’armatura da giostra e da battaglia.
Mentre l’atmosfera favolistica viene evocata dal capolavoro di Paolo Uccello: San Giorgio e il drago.
Ariosto si nutre anche della mitologia classica oltre che delle «audaci imprese» di re Artù e dei Carolingi nel clima fervente delle grandi scoperte geografiche di Cristoforo Colombo ed Amerigo Vespucci. La mostra congeda il visitatore con l’edizione del 1605 del Don Chisciotte di Cervantes che col suo poema rese omaggio alla grandezza di Ariosto.