Il circo dei sogni
fra acrobati e maghi
giganti e gorilla
Uno studio imponente mai compiuto fino ad ora
Due firme illustri del mondo del circo, Antonio Giarola e Alessandro Serena, raccontano in un volume di 619 pagine intitolato Corpo Animali Meraviglie, la sfolgorante epopea delle arti circensi a Verona tra il Sette e il Novecento. Molte le scoperte e più di una sorpresa. L’opera ha il sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali, della Regione Veneto e del Comune di Verona.
(r.b.) – Bisogna essere un po’ fuori di testa per scrivere un libro in un momento in cui si leggono sempre meno libri. Ma bisogna essere completamente fuori di testa per scrivere un libro su un’arte minoritaria (non minore, attenzione), qual è il circo. Bisogna però essere due volte fuori di testa per scrivere un libro dedicato al circo che conta la bellezza di 619 (seicentodiciannove) pagine, che pesa più di due chili, e che non puoi neanche portarti in tasca per leggerlo in tram. Al massimo puoi usarlo come corpo contundente.
Senza contare che un’opera così monumentale – un monumento di carta, appunto, all’arte del circo – non tratta nemmeno del circo nel mondo dalla nascita dell’universo ai giorni nostri, come farebbe presupporre la sua imponente mole, ma racconta delle avventure circensi accadute in un’unica città italiana, sia pure prestigiosa e storica (quella di Verona), e per di più in un arco di tempo circoscritto all’inezia di un paio di secoli appena.
Cose da fuori di testa, senza alcun dubbio. Come fuori di testa – anche qui, senza dubbio alcuno – sono Antonio Giarola e Alessandro Serena, i due autori di Corpo Animali Meraviglie, sottotitolo Le arti circensi a Verona tra Sette e Novecento (edizioni Ansac-Equilibrando). Giarola e Serena sono due tipini fuori ordinanza. Per la passione smodata che hanno per il fantasmagorico mondo del circo al quale hanno dedicato e dedicano ogni minuto della loro esistenza. Acrobati del gesto e della parola.
Sono studiosi, registi, direttori artistici. Ma anche vestali e reggitori del Cedac, il centro educativo di documentazione delle arti circensi, l’unica struttura esistente in Italia (a Verona, guarda caso) che raccoglie una miniera preziosa di documenti, libri, riviste, manifesti, fotografie, video, attrezzi e costumi dedicati al mondo del circo. Giarola è altresì regista di importanti spettacoli internazionali circensi e di teatro equestre, mentre Serena è organizzatore di eventi dal vivo e rassegne televisive, nonché docente di storia del circo presso l’Università Statale di Milano. Due firme di assoluto prestigio alle quali il mondo del circo deve molto, soprattutto per il contributo di elevato spessore culturale portato alla conoscenza di un mondo troppo spesso poco e male compreso quando non apertamente frainteso.
Il loro ultimo lavoro, una ricerca durata parecchi anni, è un viaggio immaginifico alla riscoperta di una realtà storica spesso dimenticata, arricchito da rare e preziose immagini provenienti per lo più proprio dallo sterminato archivio del Cedac. Il volume si avvale del supporto del Ministero per i beni e le attività culturali, e ospita le introduzioni del governatore del Veneto Luca Zaia e del sindaco di Verona Flavio Tosi. La ricerca delle fonti storiche si deve a un comitato guidato dalla studiosa di arti circensi Valeria Bolgan, e composto da Alberta Froldi e Arianna Pianesi. In redazione, dirette da Ester Bonfante, Agnese Cavalieri e Stefania Ciocca.
Il libro, godibilissimo e spettacolare, è diviso in quattro parti: nella prima vengono raccontati gli spazi storici riservati allo spettacolo popolare a Verona. Nella seconda, gli anni della dominazione francese e dell’occupazione austriaca, con i racconti delle prime acrobazie equestri, dei grandi serragli dell’epoca ricchi dei più rari animali esotici, dei trucchi degli illusionisti, dello stupore dei nani, dei giganti, delle donne barbute e degli altri fenomeni da baraccone, tra cui i miracoli delle meravigliose pulci ammaestrate, una delle attrazioni più rinomate a quei tempi.
Si legge per esempio, in un manifesto del 1842, di un mirabolante spettacolo di Pulci Industriose dirette dal celebre domatore svizzero Matteo Esslinger. Le pulci, strilla l’avviso, promettono esercizi spettacolari «perfettamente visibili ad occhio nudo», come la pulce che tira un calesse tutto d’oro con a bordo il suo conducente, come il carro con un cannone da campagna montato da tre cannonieri e tirato da due pulci, come un altro carro da munizioni pieno di palle di cannone tirato da quattro pulci, come una diligenza con dodici persone a bordo oltre al cocchiere tirata da quattro pulci, come una nave mercantile «fornita de’ suoi alberi, vele e cordaggi» portata sul dorso da quattro pulci, e «cosa più meravigliosa a vedersi», una pulce che attinge acqua da un pozzo d’argento con un secchio tutto d’oro. Davvero un peccato non aver potuto assistere a questo spettacolo.
La terza parte del libro va dall’unità d’Italia alla fine della Belle Epoque. Si parla di acrobati e funamboli, degli spettacoli a cavallo, delle grandi menagerie che attraversavano i continenti, dell’esplosione del fenomeno dei freak, delle acrobazie dei volanti e dell’affermarsi del teatro di varietà. La quarta parte, infine, comprende una ricca documentazione di fonti archivistiche, bibliografiche, emerografiche.
Un opera imponente, unica nel suo genere, preziosa, immaginifica e avvincente. Uno studio di vasto respiro, mai compiuto fino ad ora, che è stato presentato e discusso con successo dai curatori presso la Biblioteca Comunale di Verona e nel corso dell’ultima edizione del Festival internazionale del circo di Montecarlo. Un’opera che non può mancare nella biblioteca di ogni appassionato di spettacolo e di cultura popolare. ★