Il buco
della vergogna

Un appello prima che la voragine del mancato nuovo palazzo inghiotta anche la Mostra del Cinema di Venezia

Non sopporto le polemiche inutili, le risse verbali, le dispute che servono solo a paralizzare le decisioni.

Eppure non si può fare finta di nulla di fronte alla voragine che, ormai da anni, fa brutta mostra di sè, di fronte al Casinò, al Lido di Venezia.

L’isola è spaccata in due, in attesa che sorga il Palazzo che non c’ è e mai ci sarà.

Questa volta il cosiddetto Partito del non fare non ha colpa alcuna.

Hanno fatto tutto da soli: inaugurazione, progetti internazionali, commissariamento straordinario, stanziamenti, perizie di ogni tipo, amianto che compare e scompare, impegni a proseguire comunque e contro tutti, sino al fallimento della ditta, alle liti giudiziarie, alla disperata ricerca di una via d’uscita.

Eppure nessuno vuole prendersi la briga di staccare la spina ad un progetto che non c’è più e che pure aveva un suo fascino, almeno nelle intenzioni originarie.

Ora, per ammissione del ministero, del comune, della Biennale, quel progetto è stato sepolto dentro la voragine, insieme ai quasi trenta milioni di euro già spesi.

Degli eventuali errori ed orrori, come abbiamo più volte chiesto, dovrà occuparsene la magistratura e la Corte dei Conti, ma ora è giunto il momento di chiudere il «Buco della vergogna» e di voltare pagina, prima che sia troppo tardi.

Chiudere la voragine non significa rinunciare al potenziamento della Mostra Internazionale, al contrario solo così sarà possibile chiudere una fase e procedere al recupero degli spazi circostanti a partire dalla ricostruzione del PalaGalileo e dal recupero di alcuni spazi all’interno del Casinò.

Queste, per altro, sono anche alcune delle indicazioni arrivate dalla Biennale, dai comitati territoriali, dalle Università…

Perché perdere altro tempo? Chi e che cosa impedisce di procedere con la necessaria determinazione e tempestività?

Se nulla accadrà, se il ministero fingerà di non vedere e di non sapere, la prossima Mostra si svolgerà in condizioni di rinnovata precarietà, per la gioia di chi davvero vorrebbe vedere umiliata questa rassegna e magari creare le condizioni per scippare alla città anche la Mostra Internazionale del Cinema.

Per questo, come tante volte ha già fatto Roberto Bianchin, ci sembra giusto non tacere e non limitarsi a lamentarsi contro disfunzioni e ritardi, magari fregandosi le mani al grido di: «Lo avevo detto che sarebbe finita così…».

Di cinismo e indifferenza si può morire e Venezia non è certo esente da questo morbo, anzi.

Per queste ragioni continueremo a chiedere al governo di decidere, di farlo subito, di indicare, sentiti Biennale ed enti locali, i progetti per il futuro e di impedire che la Voragine della Vergogna, oltre agli euro, inghiotta anche la vecchia e gloriosa Rassegna Internazionale di Arte Cinematografica. ★

Il buco della vergogna