Il barbiere del Papi

Rifondazione pedatoria

A ottantadue anni suonati Papi Silvio Berlusconi continua a sorprenderci. Incapace di restare senza una squadra di calcio dopo essere stato costretto a cedere il suo amato Milan per pressanti necessità economiche, si è comperato una meno impegnativa squadretta di serie C vicino a casa, il Monza, e ricomincia da capo, in compagnia del fedelissimo Adriano Galliani, imponendo un modello di vita prima ancora che sportivo: giocatori solo italiani, senza barbe, tatuaggi, orecchini. capelli corti e in ordine. Per di più rispettosi, gentili e bene educati. Ma dove li andrà a trovare?

Non finisce di sorprenderci. E di farci divertire, anche. Sempre insuperabile Papi Silvio Berlusconi. Era stato costretto a vendere il Milan, la creatura a cui teneva di più, con il cuore spezzato, perché le sue finanze (o quelle delle sue aziende, anche i ricchi piangono), non erano più in grado di mantenere una squadra a quel livello di altissima competitività internazionale al quale l’aveva portata, da presidente più vincente al mondo, in trent’anni di successi.

Ma non poteva resistere senza avere una squadra tutta sua, il Papi. Una squadra da amare, da plasmare, da allenare, da coccolare. Proprio lui, centravanti di sfondamento in gioventù, lui che avrebbe potuto rendersi utile come giocatore anche alla Nazionale (furono parole sue), e che aveva debuttato da giovanissimo come allenatore vincente dei dilettanti dell’Edilnord (hinterland milanese, tutto vero e documentato).

Così dopo un anno di astinenza (dolorosissima) dai rettangoli verdi, si è comperato il Monza, una squadretta di serie C a cinque chilometri da casa, e sciarpa biancorossa al collo si è presentato applauditissimo in tribuna al vecchio stadio Brianteo al debutto casalingo con la Triestina (novecento paganti, milleottocento abbonati, sono lontani i tempi dei grandi numeri), non senza essere andato prima del match ad arringare a dovere la squadra negli spogliatoi. Aveva “ordinato” ai suoi di vincere tre a zero. Hanno pareggiato uno a uno.

Ma va bene lo stesso. Non sempre si può vincere, come cantava Shel Shapiro dei vecchi Rokes. Papi Silvio alla bell’età di ottantadue primavere, ha di nuovo il suo giocattolo. Questo conta. E come nel vecchio Milan dei trionfi si è portato dietro l’amico più fedele, quello con cui aveva condiviso tutti i grandi successi, quell’Adriano Galliani che proprio a Monza è nato e che nel Monza calcio aveva iniziato, da vicepresidente, la sua brillante carriera di dirigente sportivo. Un’operazione romantica, di nostalgia, più che un business. “Come Ulisse che torna a Itaca”, s’è emozionato l’ultrasettantenne Gallianone.

Ma non solo. Dietro l’acquisto del Monza c’è una nuovo filosofia, un nuovo modo di intendere il calcio, un modello virtuoso e originale, diverso da tutti quelli in circolazione, che Papi Silvio farà adottare alla sua squadra e che ha in mente di esportare in tutto il Paese e magari chissà anche all’estero. Il suo amico Putin, che lo ha ascoltato con attenzione nei giorni scorsi quando il Papi è andato a trovarlo a Sochi per la festina di compleanno (e raccontano che si sia molto divertito), sembra disposto a seguirlo sulla stessa strada.

Sentite come la illustra il Papi la sua filosofia ad Alessandra Bocci della “Gazzetta dello Sport”: “Io e Adriano Galliani per il Monza abbiamo un progetto particolare: vogliamo una squadra molto giovane, tutta composta da italiani. Li voglio giovani, con i capelli in ordine, e c’è già il primo parrucchiere di Monza pronto a tagliarli gratis. E senza barba, un giocatore con la barba non si può vedere, niente tatuaggi, niente orecchini. Devono essere esempi di correttezza, che si rivolgano all’arbitro chiamandolo signore e si scusino con l’avversario se hanno commesso un fallo duro. E se chiedono un autografo, che lo scrivano bene, con firma leggibile, e vadano in giro vestiti con sobrietà. Il che è qualcosa di diverso dal calcio attuale”.

Ma dove andrà a trovarli giocatori così, dato che non ne esistono in natura?

Per il resto, che dire? Che è la ramanzina del solito vecchio bigotto reazionario conservatore e anche un po’ razzista? O non invece che è più avanti di quanto non sembri (come spesso gli è accaduto), e che il suo modello in realtà è migliore, più intelligente, più elegante e di buon gusto, rispetto alla volgarità, alla maleducazione, al cattivo gusto e all’ignoranza che oggi imperversano non solo sui campi di calcio?

Intanto, un voto alto.

LA PAGELLA

Papi Silvio Berlusconi. Voto: 7,5

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