I furori verdiani
del giovane Jader

All’Auditorium di Milano

Una prova convincente del trentanovenne direttore d’orchestra della Verdi, Jader Bignamini, che esce vincitore dalla non facile sfida del Requiem di Verdi. Una direzione molto espressiva, a tratti possente, piena di colori vivaci, ma capace anche di languori e tenerezze. Inaugurati nell’occasione i nuovi spazi, ampi e luminosi, del nuovo centro culturale di musica, arte e cultura della Fondazione (il Mac) che propone una stagione molto ricca e vivace.

MILANO – Ha trentanove anni. Ma a guardarlo sembra ancora un ragazzo. Un bel ragazzo, bruno, sorridente, un filo di barba, il piglio deciso. Appassionato di musica fin da piccolo, a soli ventun anni Jader Bignamini, nato a Crema, era già il primo clarinetto dell’orchestra Verdi. Semplicemente La Verdi, come viene comunemente chiamata la Fondazione Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, uno dei più importanti complessi privati attivo da più di vent’anni sulla scena culturale.

Scoperto da Riccardo Chailly, Jader Bignamini si è dedicato negli ultimi anni alla direzione d’orchestra, con risultati subito sorprendenti. Con la sua Verdi, innanzitutto, ma non solo. Tra breve salirà sul podio di Graz per dirigere un gala con la star della lirica Netrebko, con cui farà una tournée in Asia. A Tokyo farà l’Andrea Chenier, poi a Roma dirigerà La Traviata.

Intanto ha felicemente affrontato la sfida del Requiem di Verdi nella splendida sala dell’Auditorium di Largo Mahler, alla quale sono andati ad aggiungersi da quest’anno i nuovi limpidi spazi del Mac (Musica Arte Cultura) di via Lucrezio Caro, un progetto ideato e curato dalla Verdi stessa, che è stato concepito, spiega Luigi Corbani, anima e cuore della Fondazione, «per dare spazio al talento, alle idee e alle migliori espressioni della creatività. Un luogo in cui musica, arte e cultura possono trovare accoglienza e convergere per offrire al pubblico un calendario ampio e diversificato di appuntamenti d’eccellenza».

Come d’eccellenza è stata la direzione di Bignamini, che nella difficile prova del Requiem ha saputo guidare l’orchestra, sempre impeccabile, con mano sicura e precisa, capace di esaltare i toni possenti del  Dies Irae, come di viaggiare sottotraccia, delicata, nei passaggi più intimisti e spirituali.

Perché, come spiega, «Verdi ha la capacità di focalizzarsi su un sentimento o su un pensiero con una precisione assoluta, e questo fin dalla prima battuta: due accordi e si capisce già il tenore di un brano. Non solo i colpi che aprono il  Dies Irae, ma anche la fanfara del  Sanctus, lo struggimento del  Lacrimosa o la voce prima sola e poi accompagnata da archi e oboi nel  Libera me».

Nell’occasione è stata presentata anche la prossima stagione della Verdi, come sempre ricchissima, a dispetto dei tagli ministeriali, tra Verdi, Rossini, Schumann, Beethoven, ma anche molto attenta alla contemporaneità, con concerti di musiche da film (dal  Signore degli anelli a  Tempi Moderni di Chaplin), e alcune interessanti incursioni nel musical (Porgy & Bess) e nella musica rock, dai Beatles agli U2, dai Deep Purple agli Emerson Lake & Palmer.

Jader Bignamini (fonte www.laverdi.org).

I furori verdiani del giovane Jader