I due Papi
I due Papi, Papa Bergoglio e Papa Ratzinger, si incontrarono in terra. Un vento gentile muoveva appena le loro candide vesti. Si scrutarono da lontano, si sorrisero, si avvicinarono camminando lentamente, molto lentamente. A un certo punto, quasi contemporaneamente, protesero le mani in avanti, le loro dita si toccarono. I due uomini anziani si abbracciarono. Uno sembrava, forse era, più vecchio dell’altro. Di sicuro più stanco. Si sussurrarono, per un tempo breve, parole che gli altri non udirono. Disegnarono in aria dei segni. Poi si staccarono. Chiusero gli occhi e cominciarono a pregare.
Altri due Papi, Papa Giovanni Vigesimo Terzo e Papa Giovanni Paolo Secondo, si incontrarono in cielo il giorno che diventarono Santi per via di un qualche miracolo – si venne a sapere dopo – commesso in gioventù. Un vento gentile muoveva appena le loro candide vesti. Si scrutarono da lontano, si sorrisero, si avvicinarono camminando lentamente, molto lentamente. A un certo punto, quasi contemporaneamente, protesero le mani in avanti, le loro dita si toccarono. I due uomini anziani si abbracciarono. Uno sembrava, forse era, più vecchio dell’altro. Di sicuro più stanco. Si sussurrarono, per un tempo breve, parole che gli altri non udirono. Disegnarono in aria dei segni. Poi si staccarono. Prima di chiudere gli occhi e cominciare a pregare guardarono giù sulla terra dove una folla di milioni di persone li applaudiva festante.
Altri due Papi ancora, Papi Silvio Berlusconi Primo e Papi Silvio Berlusconi Secondo, si incontrarono in tivù. Apparvero simultaneamente su tutti i programmi a reti unificate. Papi Silvio Berlusconi Primo, quello del 1994, era quasi del tutto identico a Papi Silvio Berlusconi Secondo, quello del 2014. Vent’anni dopo quasi niente era cambiato. Neanche lo studio televisivo. Neanche la sorridente conduttrice. Uguale il blazer blu, uguale la camicia azzurra, uguale la cravatta blu a pallini bianchi. Uguali i discorsi, uguali le promesse elettorali, uguali le battute sui kapò tedeschi che sostengono che i lager non esistono, su quella culona intrombabile della Merkel, sui comunisti che mangiano i bambini, sui magistrati, sui magistrati comunisti, sui froci, sui magistrati froci e comunisti, sulle allegre donnine. Uguali anche le canzonette napoletane e le barzellette su Berlusconi, compresa quella su Berlusconi diventato Santo che trasforma il Paradiso in una Spa facendo arrabbiare il Padreterno che non ne vuol sapere di fargli da Vice Presidente. Diversi solo lo spessore delle rughe (quelle del 2014 davano l’impressione di un’accentuata profondità), lo strato di cerone sul volto (quello del 2014 dava l’impressione di essere più spesso e più esteso), e il colore della tinta del lucido da scarpe sul disegno dei capelli (quella del 2014 dava l’impressione di virare più sul rosso tiziano).
Comunque, un vento gentile, spinto dall’aria condizionata dello studio televisivo, muoveva appena la falda dei loro blazer blu d’ordinanza. I due Papi Silvio si scrutarono da lontano, si sorrisero, si avvicinarono camminando lentamente, molto lentamente. A un certo punto, quasi contemporaneamente, protesero le mani in avanti, le loro dita si toccarono. I due uomini anziani si abbracciarono. Uno sembrava, forse era, più vecchio dell’altro. Di sicuro più stanco. Si sussurrarono, per un tempo breve, parole che gli altri non udirono. Disegnarono in aria dei segni. Poi si staccarono. Chiusero gli occhi e li coprirono con le mani. Visti da lontano sembrava che pregassero. In realtà ridevano. Quasi nessuno sentì il Papi più vecchio che sussurrava al Papi più giovane: «È davvero un miracolo, ce l’abbiamo fatta anche stavolta». Tutte le campane suonavano a festa. ★