Eleuteria e la magia
della pioggia d’aprile

La scoperta di un talento fuori dal comune

Cantautrice originalissima, violoncellista, pianista e polistrumentista, l’affascinante Eleuteria è in tour per teatri d’Italia e d’Europa con il suo nuovo album «Brucerei il mare» (Cramps Music). Undici brani sospesi tra il classico e il pop decisamente fuori dagli schemi. Atmosfere rarefatte, testi di qualità, armonie fresche e sofisticate, accompagnate da una vocalità sensuale, non priva di arditezze. L’invenzione della voce accompagnata dal violoncello veste il pop di classico. Assolutamente da non perdere.

L’impermeabile bianco, i capelli tirati indietro, appena un filo di trucco, capitò all’improvviso in una sera di pioggia, trascinandosi una voluminosa custodia a forma di corpo di donna tra i bastioni medicei di Portoferraio.

Era stata ingaggiata per suonare soavi melodie settecentesche in uno spettacolo demenziale della Compagnia de Calza “I Antichi” che metteva in scena all’isola d’Elba un improbabile incontro tra Napoleone Bonaparte e Giacomo Casanova, sotto il titolo, ancora più demenziale, di “Quel Casanova di Bonaparte”. Doveva suonare il violoncello, ecco cosa conteneva quell’enorme custodia, nel trio classico delle “Serenissime Dame” formato da musiciste formidabili come Marta Traversi alla viola e Germana Pinarello al violino.

Così andò. Lo spettacolino, per la cronaca, ebbe successo. Fu così che facemmo conoscenza con la giovane violoncellista, non ancora trentenne, Eleuteria Arena, bresciana di nascita ma dalle origini sarde e siciliane. O meglio, facemmo conoscenza con quella che credevamo fosse “solo” una violoncellista classica. Capimmo soltanto qualche sera dopo, era il mese di aprile ed era un’altra sera di pioggia, quando alla fine di una festa, andati ormai via tutti, Eleuteria si accorse della presenza di un vecchio pianoforte a coda abbandonato in un angolo, si sedette e cominciò a suonare, e poi a cantare, senza guardare nessuno. Tutti rimasero incantati. Lei cantò nella notte, continuava a piovere, era magia.

Adesso Eleuteria, che nel frattempo ha perso il cognome ma ha tenuto il nome ereditato da una nonna sarda (“E’ un antico nome greco, e mi piace moltissimo, significa libertà”), gira in concerto, con crescente successo, i teatri d’Italia e d’Europa. E’ stata protagonista del Vogue Fashion’s Night di Milano, Roma, Londra e Parigi, e ha suonato con artisti del calibro di Uri Cane, Paolo Fresu, e con il supergruppo degli Ork, formato da musicisti dei King Crimson e Porcupin Tree.

E’ diventata una deliziosa cantautrice, decisamente fuori dagli schemi del panorama musicale tradizionale, che scrive le sue canzoni e le canta accompagnandosi al violoncello, creando un’atmosfera molto originale, fatta di testi di spessore, armonie fresche, sofisticate, accompagnate da una vocalità sensuale, non priva di arditezze. “Ho reso classico il pop con il mio violoncello”, spiega. Il risultato, nel suo insieme, è affascinante.

Del resto a sei anni già faceva danza classica e a nove suonava il pianoforte. Poi la scoperta del violoncello, strumento in cui si diploma al Conservatorio di Verona e poi si perfeziona al Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff nel Galles. Contemporaneamente si avvia al canto e si esibisce con alcuni gruppi musicali. Quando comincia a cantare le proprie canzoni, che compone fin da quand’era adolescente, sono in parecchi ad accorgersi di lei. Vince vari premi, al Musicultura di Macerata come a Radio Capital e Radio Deejay, pubblica il primo lavoro discografico nel 2012, poi un paio di singoli, per arrivare adesso all’album più completo, “Brucerei il mare” (This Play Music, edizioni Cramps), che porta attualmente in tour con il suo gruppo “Dissonant”.

Sono undici brani, ricchi di suoni e di colori. “La mia vita –racconta- è sempre stata infestata da suoni, forme e colori, emozioni che nella mia mente si sono trasformate in musica. Così ho deciso di votarmi a lei, o meglio, forse non ho mai potuto scegliere. Ho sempre sentito l’energia che l’arte risvegliava in me, così ho iniziato a comporre…” L’album si apre con “Vento di possibilità”, un brano ondeggiante, intimista, “sento che la nebbia assorbe ogni suono”. Segue il pezzo che dà il titolo al disco, “Brucerei il mare”, pezzo bellissimo, danzante “sopra i cocci delle parole giuste”. “Trovami”, più riflessiva, è quasi una sorta di confessione: “oggi posso pure dire che non ho capito niente di te”. “A metà” è un altro dei suoi brani migliori, sognante, ricco di atmosfere e di echi, “sento una voce che parla di te e non è facile lasciar perdere”…”Strade di Leeds” è più cupa, incisiva, quasi un’invocazione martellante, “stringimi se non mi basterà l’aria”.

“Non mi addormento più” è un violoncello deciso che detta i tempi di una storia d’amore dove “tutto non ha senso quando non ci sei”. “Vado via” –e non è che sia facile per un’indecisa come me- è ancora più intima: “Quando i muri ti chiudono dentro e non vedi più le sfumature del cielo, allora è tutto chiaro, allora è tutto sbagliato”. Chiude la splendida “Pioggia d’aprile”, da ascoltare e riascoltare, che è un po’ il manifesto della sua poetica: “sogno una finestra dentro il mio cuore, guardo fuori ed è pioggia d’aprile sulle parole più belle che ho da dire, e mentre tutto cambia, lascia che ancora rimanga sulla mia pelle un segno che non può svanire…”

Da innamorarsi.

LA PAGELLA

Eleuteria, “Brucerei il mare” (ThisPlay Music, Cramps Music). Voto: 8

Eleuteria (fonte: YouTube).

Eleuteria e la magia della pioggia d'aprile