El desperar de l’Expo

Non manca ormai poi molto. Ed è stato più il parlare (e soprattutto lo sparlare) che se ne è fatto, tra ritardi, polemiche e ruberie, delle cose fatte davvero. Comunque vada, il prossimo anno, e per sei mesi (dal primo di maggio al trentuno di ottobre) dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – andare in scena nei dintorni di Milano l’Expo 2015, una specie di rassegna di stampo probabilmente para-alimentare, come sembrerebbe suggerire la curiosa intitolazione (chissà a chi sarà venuta in mente) di Nutrire il pianeta, energia per la vita.

Scrivo «dovrebbe andare in scena», dal momento che il luogo prescelto per l’evento, la squallida e periferica campagna brulla di Rho, uno dei posti più brutti d’Italia dove non c’è alcuna valida ragione al mondo per andare, a soli dodici mesi dall’apertura appare ancora una landa impervia, desolata, in cui spuntano – qua e là – scheletri angoscianti di presumibili edifici destinati, s’immagina, a improbabili padiglioni fieristici di un qualche genere.

Non c’è infatti ancora un programma preciso di cosa succederà durante l’Expo. Di quali saranno, che so, gli appuntamenti, le mostre, i convegni, gli spettacoli e via dicendo. Per il momento circolano soltanto delle indiscrezioni. Alcune francamente inquietanti. Come quella che, per la parte spettacoli, vede la presenza (e solo quella, per il momento), del prestigioso complesso canadese del Cirque du Soleil, famoso (e giustamente) in tutto il mondo.

Il problema – è chiaro – non è il Soleil, che da una trentina d’anni presenta in ogni parte del pianeta (e da qualche tempo con frequenza regolare anche a Milano) degli spettacoli di alta qualità e di ottima fattura, anche se ormai tutti uguali fra loro. Il problema è che un’esposizione universale che si svolge in Italia dovrebbe essere l’occasione per una vetrina del meglio che c’è in questo paese, e presentare quindi degli spettacoli di artisti italiani, che non mancano certo.

Molti di loro, tra l’altro, essendo delle eccellenze assolute, sono conosciuti e applauditi in tutto il mondo. Come il meraviglioso danzatore Roberto Bolle, tanto per fare un solo esempio, che non gradisce affatto questa scelta. «Non mi fa piacere – ha spiegato – e spero che ci ripensino. Credo che in un’occasione come questa andrebbe valorizzata la cultura italiana. E mi augurerei che fossero invece degli artisti italiani a essere protagonisti dell’Expo». Parole saggissime. Da condividere appieno. Come hanno già fatto artisti e intellettuali come Luca Barbareschi e Corrado Augias.

Quella del Cirque du Soleil, oltretutto, non è nemmeno un’idea nuova. È copiata pari pari dall’Expo di Saragozza (Spagna) del 2008, che era dedicata all’acqua (ma a chi verranno certe idee?), e aveva per titolo Agua y desarrollo sostenibile (Acqua e sviluppo sostenibile). Ebbene, già sei anni fa vennero chiamati gli artisti del Soleil per animare l’Expo. Fecero una sfilata-spettacolo lungo le strade che si intitolava El desperar de la serpiente, che voleva essere un’invocazione al dio serpente perché facesse venire le nubi e la pioggia.

Se ha funzionato a Saragozza, con qualche piccolo accorgimento potrà andare bene anche a Rho. Basta che il serpente, al posto dell’acqua, mandi pani e pesci. ★

El desperar de l'Expo

El desperar de l'Expo