El balòn xe tondo

Storie di palloni e pallonari

Dalla delusione di una Copa America molto poco spumeggiante, alle aspettative dei campionati europei di calcio. Con un’Italia modesta sulla carta, un allenatore con la valigia pronta comunque vada, e un successore che non ha mai allenato una grande squadra e che non ha mai vinto nulla. Brilla invece, sullo sfondo, la scommessa di Pippo Inzaghi, che scende dalla serie A (Milan) alla serie C (Venezia) con l’obiettivo di riportare i lagunari in due anni nella massima serie.

El balòn xe tondo, il pallone è rotondo, amava dire allargando le braccia con un mezzo sorriso furbo nel suo inconfondibile accento triestino, Nereo Rocco, l’indimenticabile Paròn, personaggio di altri tempi, grande allenatore di squadre rocciose come Triestina, Padova e Milan. Con il fatto che il pallone è rotondo (difficilmente confutabile), e quindi va dove vuole, al di là delle intenzioni di chi vuole spingerlo da qualche parte piuttosto che da un’altra, spiegavi tutto. Le vittorie e le sconfitte. E qualche volta anche i pareggi.

Ma anche a questo c’è un limite. Ci dev’essere un limite. Non basta infatti dire che el balòn xe tondo, per riuscire a digerire lo spettacolo modesto (e piuttosto indigesto) che la Copa America (Copa, si dice proprio così, non Coppa, non è un errore), infligge ogni giorno (pardon, ogni notte), ai calciofili nottambuli che restano svegli per guardare le partite alla tivù, anche perché probabilmente non hanno niente di meglio da fare.

Ma come? Nella Copa America ci sono tutte le squadre sudamericane, sinonimo da sempre del gioco più allegro, spensierato e spumeggiante del mondo, ci sono i migliori, più acclamati e più celebrati giocatori del pianeta, ti aspetteresti meraviglie a non finire, e invece quello che vedi è così soporifero e inguardabile, senza guizzi, senza idee, senza niente, persino senza voglia, che ti addormenti anche se non hai sonno.

Per fortuna che ci sono gli europei. Sempre di calcio, s’intende. Chissà che non si veda qualcosa di meglio. Mah. Difficile a fine stagione, al termine di campionati usuranti. E poi le stelle europee sono poche. Molto meno di quelle sudamericane. Speriamo nell’Italia, almeno. Apriti cielo, dura come vincere al superenalotto.

Squadra piccola, modesta, senza campioni (tolto Buffon), almeno sulla carta. Solida in difesa (blocco Juve, Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli), e poi nient’altro. Peggio che andar di notte. Con giocatori che non sono titolari nemmeno nelle loro squadre di appartenenza, e un allenatore (Conte) che ha già detto che dopo l’europeo se ne andrà via (Chelsea) indipendentemente da come finisca l’europeo. Quasi impossibile, in queste condizioni, fare sfoggio di ottimismo. El balòn xe tondo, però. Ocio.

Fortuna che dopo (dopo Conte), arriva Ventura. No, non Simona. Giampiero. Dato che tecnici più anziani in circolazione (primavere 68), evidentemente non ce n’erano. Ma cosa vuoi che conti l’età. Conta la maestria. E Ventura (Giampiero, non Simona) è un maestro di calcio, come ha tenuto a far notare il presidente della Federcalcio, l’inguardabile Tavecchio. Sarà anche un maestro Ventura (Giampiero, non Simona), fatto sta che nella sua pur lunga carriera non ha mai allenato una grande squadra e non ha mai vinto un accidenti. Ma non si tratta, evidentemente, di requisiti necessari per aspirare alla guida della Nazionale.

Modesto centrocampista di serie D, che non ha lasciato tracce significative nel suo passato da calciatore, Ventura (Giampiero, non Simona) ha allenato parecchie squadre interessanti: Albenga, Rapallo, Entella, Spezia, Centese, Pistoiese, Giarre, Venezia, Sampdoria, Lecce, Cagliari, Udinese, Napoli, Messina, Verona, Pisa, Bari, Torino. E sapete cosa ha vinto? La bellezza di due campionati interregionali (categorie sotto la serie D, per chi non lo sapesse), con Entella e Pistoiese, e un campionato di serie C con il Lecce. Poi non dite che è un po’ pochino per sedersi sulla panca degli Azzurri.

Meno male che c’è Pippo Inzaghi (primavere 43), che tra non molto prenderà il suo posto. Prima però dovrà riportare il Venezia (attualmente neo promosso in C), in serie A. La società del presidente italo-americano Joe Tacopina è molto ambiziosa e fa le cose in grande, il direttore sportivo Giorgio Perinetti sa bene il fatto suo, e l’impresa stavolta, dopo decenni di delusioni lagunari, sembra possibile davvero. Basterebbero solo due anni, in teoria.

Vivi complimenti a Inzaghi. L’ex bomber ed ex allenatore del Milan è stato intelligente ad accettare di scendere dalla serie A alla serie C, e a decidere di ripartire dalla gavetta. Dovesse riuscire nell’impresa (ha tutto per farcela), diventerà il grande allenatore che sogna di essere. E la Nazionale sarà sua.

LA PAGELLA

Copa America: voto 5
Nereo Rocco: voto 8
Antonio Conte: voto 5
Giampiero Ventura: voto 5
Simona Ventura: voto 6,5
Carlo Tavecchio: voto 4
Pippo Inzaghi: voto 7,5
Joe Tacopina: voto 9
Giorgio Perinetti: voto 8

Un vecchio pallone in fondo alla rete (fonte: Archivio…

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