Comunicazione
Informazione
che Confusione!

Sarà perché ti amo? Tanti anni fa, quando eravamo bambini e gli uomini andavano sulla luna, era normale dire: «ci credo perché lo ha detto la televisione». Adesso, che la televisione è roba da vecchi rincoglioniti, «trovi tutto su internet». È un’emozione, che cresce piano piano. Per esempio la radio no, almeno qui in Italia, non ci credeva più nessuno (quando eravamo bimbi) perché la radio era stata il megafono del Duce, il plasmatore dell’uomo futuro attraverso il verbo fascistissimo. Basta una sola canzone, per far confusione. Su facebook, su twitter, e sugli innumerevoli social network, forum, blog che oggi e sempre più pullulano a miriadi. E vola vola si sa, sempre più in alto si va.

Il mondo è matto perché. Che differenza c’è tra comunicazione e informazione? E vale la pena distinguere? Se il signor Twitter decide di espungere i messaggi geograficamente illegali, censurando secondo bisogno dei vari governi, ma comicamente «non i messaggi di rivolta»; se il signor Facebook guadagna un soldino ogni volta che qualcuno schiaccia «mi piace» e poi lo quotano in borsa. È giusto o sbagliato? Secondo noi è giusto: né il signor Twitter, né il signor Facebook hanno un’etica, né una funzione sociale al di là dell’intrattenimento onanistico, né pelo sullo stomaco: a loro interessa esclusivamente il lucro senza violare alcuna legge. O violandola se necessario ma con gli avvocati giusti. Ciò fanno e ciò vogliono fare. Ma dopo tutto, che cosa c’è di strano è una canzone. È solo comunicazione.

Se un cittadino scrive sul proprio blog o in un forum che il sesso consenziente tra umani e alieni reciprocamente adulti è un’esperienza sublime e la consiglia a tutti (soprattutto perché lui stesso è un alieno) è giusto o sbagliato? Secondo noi è giusto: nessuno è tenuto ad alcunché finché non infrange qualcuna delle moltissime leggi — di cui siamo spesso all’oscuro, ma la legge non ammette ignoranza — e se un umano adulto è così ingenuo da fare sesso con un alieno adulto, peggio per lui. O forse anche no: magari gli piace anche tantissimo. È solo comunicazione, come all’osteria. Stringimi forte e stammi più vicino.

Ma se un giornale pubblica un vecchio video dell’interno di una nave in naufragio scambiandolo per nuovo e si confonde e di nave e di naufragio? E se il sito di un giornale o di una televisione riempie le sue pagine di bollini di social network avviluppandosi ederescamente nel gioco del «mi piace» tanto che non si capisce più se cerca lettori o fa pubblicità? Capirete dal tono della questione, piuttosto retorico anzi che no, che la nostra risposta è: sbagliato!

È così bello che non mi sembra vero. Sta tutta qui la differenza: a comunicare sono capaci tutti, come a bersi qualsiasi fandonia; per informare bisogna fare un po’ di fatica. Prima di tutto chiedersi spassionatamente: ma sarà vero? E poi chiedersi anche: ma che senso ha? E poi ancora: vale la pena dirlo? In molti non si chiedono neanche: ma che figura sto facendo? Noi sì, ma questa è un’altra faccenda.

Converrete anche voi che è meglio dare forma bene o male a una particola dell’enorme massa appunto informe delle parole che tutti comunemente scambiamo per cose o fatti e organizzarla in modo che sia approssimativamente comprensibile e utile, anche solo poco, a qualcuno. Piuttosto che dare fiato alle valvole e blaterare a casaccio su qualsiasi argomento.

Se cade il mondo, allora ci spostiamo. Resta solo un punto, su cui pensiamo di essere mollemente irremovibili: che il compito di discernere tra informazione e comunicazione spetti solo al lettore. Sarebbe troppo facile e soprattutto inutile dire che l’informazione la devono fare i giornalisti, perché sappiamo benissimo che così non è, non è mai stato, mai sarà. Come sarebbe insensato ritenere che un cinguettio purchessia o un plug-in sociale possa essere informazione: casomai, e solo un poco, sarà materia d’informazione.

Se cade il mondo, sarà perché ti amo.

Comunicazione Informazione che Confusione!