Chi sostiene Pereira

Lo scandalo del Maggio Fiorentino

Il neoministro dei beni culturali Dario Franceschini ha la possibilità di recuperare lo scivolone del sindaco di Firenze Dario Nardella, rifiutandosi di firmare la nomina del nuovo sovrintendente del Maggio Fiorentino, il discusso Alexander Pereira. Il primo cittadino toscano non aveva rinnovato l’incarico al sovrintendente Cristiano Chiarot che aveva miracolosamente resuscitato il Maggio, sostenendo che a 67 anni era pericolosamente vicino all’età pensionabile. Ma Pereira ne ha 72, cinque più di Chiarot, e secondo le leggi del suo Paese, l’Austria, avrebbe dovuto essere in pensione già da 65. Altrettanto inspiegabile la decisione del sindaco di rinunciare alla presidenza dell’ente lirico.

Godeva di buona fama –almeno fino a ieri- il giovane sindachino di Firenze Dario Nardella, quarantatreenne esuberante di Torre del Greco, già deputato del Partito Democratico, sponda renziana. Anche per questo è incomprensibile come sia riuscito a scivolare maldestramente sul tappeto rosso del Maggio Fiorentino, e a precipitare rotolando nella prima fragorosa caduta –che probabilmente gli sarà fatale- della sua breve ma finora felice carriera.

Il primo, colossale errore, lo ha fatto quando ha annunciato –senza motivazioni e tra la sorpresa e l’imbarazzo generali- che si sarebbe spogliato della carica di presidente della fondazione dell’ente lirico della sua città, il Maggio appunto, per affidarla –chissà poi perché- a un (sia pur alto ma discusso) funzionario del ministero dei beni culturali. Scelta più che bizzarra. Forse più imposta (ma da chi?) che voluta. E che sindaci di città altrettanto importanti, come Milano e Venezia, per dire, non si sarebbero mai sognati di prendere nemmeno lontanamente in considerazione. Beppino Sala e Gigio Brugnaro si tengono ben stretti –e ne hanno tutte le ragioni- i loro gioielli chiamati Scala e Fenice.

Solo Nardella, per motivi rimasti misteriosi, vuole disfarsi del Maggio. E non solo vuole disfarsene. Vuole anche disfarlo. Difatti subito dopo l’annuncio della sua resa (solo ancora annunciata però, non ancora formalizzata, e anche questo è curioso), in un forsennato vortice di cupio dissolvi, annuncia di non voler rinnovare l’incarico al sovrintendente in carica Cristiano Chiarot, che solo due anni prima aveva raccattato un Maggio agonizzante e con una cura da cavallo era miracolosamente riuscito a resuscitarlo. Non contento, il sindachino toscano pochi giorni dopo comunica l’intenzione di affidare la sovrintendenza a un personaggino (piuttosto discusso anche questo) come l’ineffabile Alexander Pereira, del quale La Scala non vedeva l’ora di liberarsene, mentre il Maggio –per motivi rimasti, anche qui, misteriosi- non vedeva l’ora di accaparrarselo.

Divertente –per meglio dire, imbarazzante- la motivazione che il sindachino, messo alle strette, utilizza per giustificare la defenestrazione del suo sovrintendente. Non dice che non lo vuole più, che non gli piace, che vuole cambiare, cosa che sarebbe del tutto legittima. No, dice che gli hanno detto (chi glielo ha detto? “La massima autorità tecnica e giuridica”, si giustifica balbettando, le gote tutte rosse, che poi sarebbe nient’altri che l’inossidabile direttore generale dello spettacolo dal vivo del ministero Onofrio Cutaia, pensa te), insomma dice che gli hanno detto che Chiarot non può essere rinnovato perché è troppo vecchio (ha 67 anni), e sia che si consideri la fondazione un ente pubblico, sia che la si consideri un ente privato, bisogna comunque andare in pensione a 67 e a 70 anni rispettivamente. Non si scappa. E dato che il decreto Franceschini impone che il mandato del sovrintendente sia quinquennale, un nuovo eventuale incarico a Chiarot avrebbe superato i limiti dell’età pensionabile.

Ah, vabbé, se è così. Però, peccato. Allora bisogna scegliere un sovrintendente più giovane. Perfetto. Detto fatto, il sindachino acquista –a parametro zero, s’intende- uno come Pereira che di anni ne ha 72. Cinque più di Chiarot. Avete letto bene, non meno, cinque PIU’ di Chiarot. Per l’esattezza, 5 anni, 1 mese e 21 giorni in più. E come la mettiamo con la pensione? Pereira non va mai in pensione? Finisse il mandato (non lo finirà, tranquilli), arriverebbe in sella al Maggio molto vicino alla soglia degli ottant’anni. Ma vi pare normale?

Ma no, è che Pereira è austriaco –tenta di spiegare un sempre più imbarazzato Nardella- e quindi “sul suo pensionamento vengono applicate le norme austriache”. Ah, meno male. Allora, se è così…

No che non è così. In Austria –per strano che possa sembrare- si va in pensione prima che in Italia, guarda un po’. Per l’esattezza, gli uomini vanno in pensione a 65 anni (le donne a 60), e la pensione di anzianità può essere raggiunta anche a 62. (Se non credete a chi scrive consultate “Pensioni Ue, quando ci si pensiona negli altri Paesi d’Europa” su www.laleggepertutti.it).

L’impressione –e non è solo un’impressione- è che stiano tentando di prenderci in giro. Il neo ministro dei beni culturali Dario Franceschini, cui spetta il compito di firmare la nomina del nuovo sovrintendente del Maggio, ha un’ottima occasione davanti a sé, se non altro per non farsi prendere in giro anche lui: semplicemente, non firmarla. Gliene saremmo tutti molto grati.

LA PAGELLA

Cristiano Chiarot. Voto: 8
Dario Nardella. Voto: 4
Alexander Pereira. Voto: 4

Marcello Mastroianni nella locandina del film "Sostiene…

Chi sostiene Pereira