Barba
ci cova (V)

Vuolsi scrivere dell’arredo pilifero barbilatrato e barbistrattato nel Regno Unito

Guglielmo il Conquistatore (1028-1087) ha imposto al popolo inglese la rasatura obbligatoria considerando sporcizia i loro capelli lunghi e la loro barba non rasata, il suo successore Enrico I (1068-1135) si è fatto sbarbare dall’arcivescovo per essere d’esempio al popolo. Mathieu Paris, monaco e cronista (1195-1259), in un suo testo ha scritto della barba come caratteristica assoluta degli inglesi, ai quali si dovrebbe attribuire esclusivamente il merito di averla coltivata più a lungo che ogni altro popolo.

Nell’Inghilterra elisabettiana (sec. XVI) soldati e cortigiani hanno portato tutti la barba come parte della divisa. Tanto che le barbe più illustri dell’epoca hanno continuato a essere associate con l’eroismo, ricordando Sir Francis Drake (1540-1596) – che ne ha portata una spettacolare e, perciò, ha potuto dire al filosofo Francis Bacon (1561-1626) – che ne aveva una altrettanto spettacolare – che stava cercando di bruciare quella del re di Spagna combattendolo.

La regina d’Inghilterra Elisabetta I, morta nel 1603, ha usato portare un considerevole strato di trucco sul volto legittimando presso i malpensanti il sospetto che avesse barba e peli in abbondanza sul corpo, perché portatrice di iperandrogenismo.

Nell’Inghilterra della Regina Vittoria le barbe sono state molto popolari, dopo il ritorno dell’armata dal freddo della Crimea (1855), per culminare negli anni 1880, quando il Parlamento ha annoverato tra i suoi componenti i primi membri barbuti.

Nel 1966 il deputato inglese Ernest Marples è stato obbligato a radersi la barba lasciata crescere in vacanza, perché l’associazione dei suoi elettori ha valutato, tramite un sondaggio, che l’avrebbe svantaggiato al momento del voto. Due anni dopo, un candidato liberale si è sbarbato «…perché la barba non si addiceva alla immagine di un liberale». Ci sono state poche barbe coltivate sui volti dei deputati liberali: Andrew Faulds, Peter Jackson, Hugh Gray e James Dunn… tutti l’hanno avuta, ma è stata considerata un’aberrazione. Persino Even Denis Skinner del Labour MP di Bolsover ci risulta sbarbato, malgrado abbia difeso suo fratello Derrick barbicultore quattordicenne obbligato a sbarbarsi dalla sua autorità scolastica.

Lord Salisbury è indicato dai barbilogi come l’ultimo Primo Ministro inglese ad aver coltivato la barba come segno distintivo e fascinoso. Dell’Inghilterra di Margaret Thatcher (1979-1990) non ci risulta alcun barbicultore tory dotato di potere governativo, poiché le barbe sono state considerate in quel periodo portatrici di eccentricità e ribellione piuttosto che di maturità e saggezza.

Una società inglese titolare della gestione di un acquedotto pubblico ha istruito i propri dipendenti addetti alla erogazione del servizio e alla manutenzione degli impianti di non crescersi la barba per evitare di spaventare le donne abitanti di fattorie isolate. Il cittadino inglese Clement Freud, dopo essere apparso sbarbato in uno spot pubblicitario di cibo per cani, ha deciso di crescersela «…per far smettere alla gente di abbaiare incontrandolo e riconoscendolo… strada facendo».

A Londra, nel momento in cui per i giovani inglesi è stata in voga la moda di avere la barba riccia e ossigenata, un barbiere ha esposto nella sua vetrina un cartello con questa scritta: «bellezza è barba riccia: 6 sterline e 30» ( il costo di una permanente afrocubana). Vidal Sassoon, il più noto dei parrucchieri londinesi ha aggiunto il giorno dopo nella sua lista dei prezzi «Permed Beard: 5 sterline e 25».

I vigili del fuoco inglesi non possono crescersi la barba perché impedisce l’applicazione dell’apparato di respirazione. Ai poliziotti è sconsigliata perché potrebbe diminuire la loro abilità nel dare il bacio della vita per riattivare la respirazione bocca a bocca. Gli uomini della sicurezza non possono portarla perché faciliterebbero la falsificazione della carta d’identità. Alcuni medici sbarbati hanno disquisito a proposito dei batteri che possono insediarsi nella barba coltivata, dimenticando che Pasteur è da annoverare tra i barbicultori.

La monarchia non ha favorito in alcun modo i sudditi barbicultori. Il Principe del Galles (Carlo) si è lasciata crescere due volte la barba nello stile di Giorgio V, mentre era nella Royal Navy, ma l’ha poi tagliata perché a sua madre Elisabetta non piaceva, almeno così è stato detto. Malgrado una foto preferita dalla Regina, presente sul tavolo della sua toeletta, che ritrae il marito Filippo Duca di Edimburgo portatore di una barba piena cresciuta quando è stato un giovane luogotenente.

Nel Regno Unito, attualmente, le barbe sono fuori moda. Il tradizionale segno di mascolinità non gode una grande stima anche a causa della liberazione della donna. E la barbilogia è una materia di studio priva in Inghilterra di ricercatori docenti, a dispetto della leggenda che la barba sia stata molto popolare al tempo della grande regina, con grande dispiacere dei barbilàtri. Gli attori che se la coltivano, dicono che ha, comunque, i suoi vantaggi. Alcuni la lasciano crescere quando dimenticano per qualche giorno di radersi, e nei periodi in cui si accoppiano a donne che la preferiscono.

La barba ha così progressivamente significato, in Inghilterra come in altri luoghi politicamente emancipati, sempre meno volontà di sfidare l’ordine costituito come durante gli anni sessanta, allorché ha simbolizzato la rivoluzione dei barbudos sudamericani, preoccupando sia i tory sia i liberali, fino a che la barba cespugliosa di Karl Marx è divenuta decorazione di milioni di poster, con l’immagine di Che divenuta logotipo per oggettistica in vendita nei grandi magazzini e Fidel Castro abbia continuato a non radersela, malgrado la promessa di raderla nel giorno in cui avrebbe considerata compiuta la sua missione assicurando un buon governo a Cuba.

Addenda outing barbicultori & barbisti inglesi

The Times, thursday march 10.1983 London

Jerry Granger-Taylor, architetto mormone — Provengo da una famiglia di pelosi. Da bambino ero molto impressionato dalla splendida barba di mio nonno paterno (in viaggio per Copenaghen, una volta fu scambiato per il re Edoardo VII e al suo arrivo nella stazione ferroviaria gli dettero il benvenuto come previsto dal cerimoniale). Dall’età di tredici anni detestavo di dover fare la barba, ma l’effetto di non radermi per diversi giorni era terrificante. Poi, a metà dei miei quarant’anni, mia moglie ed io prendemmo gli orecchioni dal nostro figlio più piccolo. Non mi sbarbai per dieci giorni e mia moglie vide la possibilità di una grandi miglioramenti nella mia apparenza se continuavo a non raderla. Seguirono poi diversi aggiustamenti: dapprima rimuovendo le basette e lasciando baffi e barba isolati, come Jimmy Hill. Dopo di che i baffi furono rimossi. A parte l’apparenza di essere stato mangiato dalle tarme, mi dava un effetto tetro che non era propizio. Una barba isolata persistette prima di essere estesa alle basette in modo da creare l’effetto attuale e definitivo.

Peter Cadle, poeta — Non la vedo come una entità separata. Va con il resto della mia faccia. Cresce piuttosto bene lì sotto, ma così velocemente sulla mia faccia, anche se si è allargata durante gli anni. La forma di base è la stessa come era dieci anni fa, quando per la prima volta l’ho lasciata crescere perché mi piaceva il pensiero di averne una. La gente crede che io rada le zone che risultano prive di pelo, ma non è così. Questo è il modo di crescere della mia barba. La gente in strada, a volte, mormora «Gesù Cristo!», ma penso che abbia a che fare più con i miei capelli lunghi che con la mia barba. Parecchio dipende dal mento. Alcune persone hanno il mento un po’ debole senza la barba, e penso che sperino che questa gli dia più carattere. In effetti il mio mento risulta più affinato e ben modellato. Non ho niente a che fare con gli stereotipi e la barba si addice ad alcune persone e non ad altre. Credo che la mia si addica a me. Non attribuisco caratteristiche alle persone con barba… Almeno cerco di non attribuirle.

Arthur Holden, musicista part-time — Questa peluria è qui giusto perché ho vent’un anni. Ho iniziato a lasciar crescere la barba tre mesi fa e dopo due era com’è adesso, piatta. L’ho rasata dieci giorni fa e adesso ci riprovo. Non credo che migliorerà o che abbia niente da aggiungere al mio aspetto. Non mi piace radermi perché dopo la mia pelle è orribile e irritata. La sto lasciando crescere perché mi sembra una cosa pratica adesso. Non cresce molto. Forse non sono virile abbastanza? Se fa caldo, umido o mi fa prurito, la rado. Veramente è una perdita di tempo e di soldi, per comprare le creme, la schiuma, le lamette, il dopobarba. Dopo tutto di cosa hai bisogno se non di una lama affilata e acqua fredda? Tuttavia esiste un’industria multimilionaria in connessione col radersi. Sospetto che fabbrichino quelle lame a due tagli in modo che i peli crescano di più, più folti, più maschili. Che sciocchezze! È tutta vanità.

Dickin Shaw, insegnante (selvaggia e lanosa) — Non si è consci di avere la barba in ogni momento. Perché la porto? Prima voi mi dite perchè tutti gli altri rimuovono ciò che è già lì. Io non la faccio crescere. Cresce da sola. Questa barba (la sua terza) non può avere meno di trent’anni. Ha cambiato colore. Era rossa. Quando l’ho lasciata crescere le prima volta ciò che erano le mie basette erano nerissime e sono rimaste per via della semplice pigrizia nerissime… Perché spendere ore, settimane, anni, tagliando via se non c’è una necessità assoluta? Mi è piaciuta comunque l’abilità di manovrare il rasoio. Se cercavi di crescere una barba, se hai rasato regolarmente da metà orecchio fino al bordo delle labbra è sorprendente come smetti di sembrare qualcuno che non si è sbarbato e cominci a sembrare qualcuno che si lascia crescere la barba. Non posso pensare che la mia barba abbia fatto la differenza ai bambini hai quali ho insegnato. Il mio non mi ha mai visto senza.

Ronnie Payne, autore e giornalista (Re Edward VII) — Una volta sono stato descritto in un giornale francese come «un giorgiano con una barba fluviale» e a un convegno a Ginevra come «il vero stile Re d’Inghilterra». La prima barba l’ho avuta quando ero giovane…sciocco e marinaio. Un breve esperimento. Poi a Oxford arrivò la barba intellettuale… In parte pigrizia e in parte ostentazione. Mi evitava il problema della rasatura e mi piaceva così. Poi arrivò il periodo della ricerca di lavoro e le cose divennero sgradevoli: le barbe non erano popolari o gradite alla fine degli anni quaranta e neppure i neolaureati. Tagliai la barba e rimasi senza fino a che divenni un corrispondente estero, quando la barba divenne stile alla Hemingway. L’ho portata ininterrottamente da allora. Ogni tanto la riordino, per la vanità dell’età. La barba cresce sui volti… allungandoli in modo positivo.

Geoffrey Wansell — Un’occhiata trasversale al modo di vita inglese — Adamo ne aveva una, come Socrate e Maometto (570-632), Mosè e Cristo, per non menzionare Chaucher, Shakespeare e W.G. Grace; ma artisti, poeti e compositori non la portano più. G.B. Shaw può essere una causa del loro declino. La sua insistenza nel crescere la barba ha provocato questa commento piccante di G.K. Chesterton: «Si è inchiodata una bandiera rossa sulla faccia». Charles Dikens ne ha avuta una, come anche Browning, Tennyson e Longfellow, Verdi e Brahms, Van Gogh e Augustus John. Ma nessuno oggi potrebbe immaginare il commediografo Stoppard con la barba come Van Dyck o il pittore Hockney con una barba imperiale. E Sir Compton Mackenzie commenta: «Quando la lasci crescere, la prima volta tutti dicono: Sembri molto più vecchio. Dopo diranno: Veramente sembra che non invecchi per niente». Peter Ustinov, sbarbato, ha detto: «Siccome sono russo di origine posso crescere una barba melenconica molto velocemente. La mia cresce sempre sotto la mia bocca come a Gengis Kahn». Le barbe possono essere un distintivo che segnala la presenza di un handicap. Bob Stockoe, manager di Sunderland FC, una volta ha escluso uno scioperante di 140.000 sterline dalla fotografia di un gruppo per via delle barba che giudicata disordinata, e alcuni dicono che Ian Botham non è più stato lo stesso da quando ha cresciuto la barba. Ricordando questo, forse, adesso ha soltanto i baffi. Solo pochi ostinati e determinati la portano ancora. L’editore di The Times ne ha lasciata crescere una recentemente; PHS ne porta una ben curata; e Sheridan Morley, che si lasciò crescere la sua quando non poté radersi per via del morbillo ne ha una versione molto pelosa. Il debole mento inglese emblema del gentleman inglese è lasciato nudo alla luce del sole. Speriamo che le cose non diventino così brutte.

Penny Perrick – Imparando ad amare la peluria — C’è una storia da raccontare relativa alla natura errata delle barbe. Negli anni cinquanta gli studenti inglesi politicizzati furono influenzati da due giovani uomini. Uno, il Presidente dell’Unione Nazionale degli Studenti aveva due fieri baffi neri. L’altro, un membro dell’Unione Studenti dell’Università di Hull, aveva capelli biondi setosi ben pettinati e gote rose e ben rasate. E chi era il socialista? Sorprendentemente il biondo naturale Roy Hattersley. Il signore con i baffetti neri inequivocabilmente conservatore (tory), era Frank Copplestone destinato a coltivarsi la barba e diventare mio marito. Lo stesso mio marito che ha poi abbandonata l’arena politica, essendo divenuto membro stipendiato del Partito Socialdemocratico, ma ha ancora la barba, anche se i baffi neri del periodo studentesco sono divenuti grigio peltro. Mio marito si lasciò crescere la barba per risparmiare il tempo, poiché aveva bisogno di ogni momento del suo tempo per evitare o per trattenere mister Hattersley fuori dalla Commissione Esecutiva del NUS. Sembrerebbe un lavoro a tempo pieno. Poiché poteva sempre trovare qualcosa di più interessante da fare che radersi, la lasciò crescere senza avere alcun problema, finché, venticinque anni dopo, io che sarei divenuta la sua seconda moglie, lo portai a conoscere mia nonna. A vedere il suo volto cespuglioso, la nonna mi sibilò: «Pensi che sarebbe disposto a tagliarla?». Lei associava le barbe a persone lunatiche in giacche lise di velluto a coste, e con calzini pelosi, che dirigevano cooperative di fagioli di soia e credevano nell’esperanto, nell’energia solare e nei poemi svenevoli. Fu rassicurata dall’elegante automobile e dal portafogli gonfio di carte di credito del futuro parente e ulteriormente rassicurata quando la barba fu superata come contrassegno di radicalismo politico, sovrastata da una pettinatura classica dei capelli separati da una riga.
Arthur Scargill, Peter Taafe e Neil Kinnock dovrebbero sapere che non possono essere presentati a mia nonna finché non la tagliano, intendo l’offensivo ricciolo (riporto posticcio) che copre la pelata. Mi è sempre piaciuto di essere in rapporti intimi con la barba, avere la spalla nuda solleticata da una barba morbida piuttosto che ruvida è perfettamente delizioso. Come sono sicura che sarebbero d’accordo in questo anche Mrs David Bellamy e Lady Ranulph Twiselton-Wykehan-Fiennes. Gli uomini ai quali spuntano queste barbe sembrano condividere una qualità di sfida inconsapevole che è ugualmente attraente. Dopo tutto, continuare a portare una barba richiede una certa quantità di brio, poiché il dopobarba è continuamente promosso come l’afrodisiaco del ventesimo secolo. Direi che il dopobarba può essere molto attraente, ma lo stesso uomo che se lo butta addosso è lo stesso uomo che ha lasciato la sua «ombra delle cinque» attaccata ai lati del lavabo insieme alla sporcizia rigata della schiuma ingrigita dalla presenza di peli rasati. Gli uomini barbuti non hanno veramente bisogno del dopobarba perché le loro guance pelose sono depositi di diversi altri odori interessanti. Sprofondando il mio naso nella barba di mio marito, di sera, posso di solito dire che cosa ha mangiato all’ora di pranzo (lepre in salmì e brandy) e con chi (una traccia leggera superstite di femme). È possibile per un uomo barbuto essere subdolo circa i suoi rapporti extra se porta con sé questo genere di tracce.
Ci sono alcune indicazioni che le barbe stanno ritornando di moda tra gli uomini d’affari. L’importante personaggio cinematografico David Puttnam è barbuto come pure il genio del computer Clive Sinclair. Una generazione di ragazzini geniali che copiano le barbe non possono rimanere troppo indietro. Una volta che si sono fatti conoscere può essere più facile trovare un regalo per un uomo con barba. Attualmente i barbuti sono come paria nei reparti dei grandi magazzini con prodotti per toilette per uomo. Con l’eccezione di Trumpers in affari già dal 1875, un periodo nel quale le barbe furono frequenti (numerose), quindi teneva oltre alle acque di colonia adatte per persone come G.B. Shaw, Karl Marx, Lytton Strachey e William Gladstone. Per cui offrono il loro suggerimento perfetto, un set per il mantenimento della barba, comprendente una piccola scatola di legno. Ne ho portata una in casa, ma mio marito non è ancora riuscito a capire cosa farne. Pensa che sia un set per la cura dei capelli di un nano.

BIBLIOANNOTAZIONE OPPORTUNA — La Enciclopedia Britannica dell’editore William Benton, a pag. 260 del terzo volume, pubblica riprodotte 15 forme di barbe umane: Egiziana della Mesopotamia, Egreo-patriarcale, Greca, Romana, Saracena o Moresca, Inglese alla Enrico VIII, alla Van Dik, Francese (anche Olandese), a mosca, Napoleonica-imperiale, Austriaca alla Francesco Giuseppe, alla Costoletta di montone, senza baffi, a Lumaca, Americana, Indiano-Sikh.
Mancano le barbe: Incavata a scodella di Sisto VIII, a fiocco di Urbano VIII, a Pappafico, a Massa, Forcuta, alla Nazzarena, a Ventaglio, alla Carbonara, alla Tartara, e chi più ne ha più ne elenchi, compresa quella dei Barbudos cubani, senza trascurare quelle dei popoli asiatici e orientali di ogni tempo.

Barba ci cova© Per gentile concessione dell’autore — Riproduzione vietata

Barba ci cova 5