Bando ai giovani
largo ai vecchi

A proposito di mode, governi e governanti

Insopportabile. E’ da quand’ero giovane che sento dire che è venuto il tempo di lasciare spazio ai giovani. Questo allora non mi dispiaceva, perché pensavo che ci sarebbe stato spazio anche per me. Poi non so se questo sia realmente accaduto. Se è accaduto non me ne sono accorto. Quello che so è che adesso che non sono più giovane (preferite che scriva vecchio?), continuo a sentir dire sempre la stessa, insopportabile, cosa, che cioè è venuto il momento di lasciare spazio ai giovani.

Ma adesso non sono più d’accordo. Sarà, appunto, perché non sono più giovane.

Prendiamo la politica, per esempio, che in un modo o nell’altro, anche se diciamo che non ci interessa, invece ci riguarda tutti, perché chi governa i Paesi, anche se non lo abbiamo votato, decide comunque, nel bene o nel male, i nostri destini. Per decenni, qui nel Belpaese chiamato Italia, abbiamo brontolato perché ci governavano sempre gli stessi vecchi parrucconi, i picconatori Cossiga e i volponi Andreotti, i felpati Forlani e i pirotecnici Fanfani.

Poi d’improvviso è cambiato tutto. E i giovani sono arrivati per davvero. E chi se l’aspettava. Caspita. Evviva. Finalmente. Che fortuna. Un uomo giovane dalla parlantina sciolta di neanche quarant’anni, Matteo “Bischero” Renzi, è diventato nientemeno che presidente del consiglio, nonché segretario del maggiore partito del centrosinistra, che alle ultime elezioni europee ha portato a diventare addirittura il più grande partito di centrosinistra in Europa con il quaranta per cento dei consensi.

Sempre nel cuore dell’Europa, nella dolce Francia, un altro giovane uomo dalla parlantina sciolta di neanche quarant’anni, Emmanuel “Jupiter” Macron, è diventato nientemeno che presidente della repubblica francese. Accipicchia.

E adesso, sempre in Italia, sono altri due giovani uomini, uno addirittura poco più che trentenne, Luigi “Tamagochi” Di Maio, l’altro poco più che quarantenne, Matteo “Felpa” Salvini, a contendersi a spallate onori e oneri di guidare il Paese più bizzarro, imprevedibile e ingovernabile d’Europa.

Il “largo ai giovani” tanto agognato, richiesto e sperato, finalmente si è avverato. E’ diventato realtà a dispetto di tutti i pronostici (i commentatori politici più influenti non avevano, come al solito, capito nulla). Contenti? Nemmeno per sogno. I giovani uomini politici dalla parlantina sciolta, trentenni e quarantenni, si sono rivelati, per un verso o per l’altro, una delusione cocente e un fallimento precoce. Si sono bruciati in un mattino.

La più veloce a tramontare –tanto che si è eclissata ormai e non la si vede più neanche in lontananza- è stata la stella di Matteo “Bischero” Renzi, per motivi che non è qui il caso di andare a disquisire, e che sarebbe anche troppo lungo fare. Fatto sta che è scomparsa dai radar, la sua stella, e non vi è motivo di ritenere di vederla riapparire, almeno in un immediato futuro.

Anche l’étoile di Emmanuel “Jupiter” Macron, per quanto di apparizione più recente, traballa paurosamente dopo un’apparizione iniziale fulminante, e comincia a lampeggiare in modo sempre più inquietante, come una lampadina che si sta per spegnere.

Le stelline di Luigi “Tamagochi” Di Maio e di Matteo “Felpa” Salvini brillano invece già di una luce così fioca, che c’è da dubitare seriamente che potranno un giorno illuminare un qualche cosa. Tantomeno un Paese intero.

Il tanto atteso “largo ai giovani” si è così tramutato in un flop colossale. Lo si poteva prevedere, se solo si fosse guardato con attenzione al mondo della musica, dove le star indiscusse sono tuttora dei vecchi musicisti, alcuni addirittura ultrasettantenni come Mike Jagger con i suoi Stones, Bob Dylan, Paul Mc Cartney, Ringo Starr, Roger Waters, David Gilmour e via discorrendo. Anche Vasco Rossi, sembra incredibile, ma viaggia ormai verso i settanta.

Questo per dire che è ora di smetterla con questa finzione e questo imbroglio del “largo ai giovani”. Bisogna cominciare ad andare in direzione ostinata e contraria. Bando ai giovani, che fanno solo danni, e largo ai vecchi, che sanno come fare a metterci una pezza.

Lo aveva già capito, molto tempo fa, una testa saggia ed ultrafina come quella di Marco Tullio Cicerone: “Quodsi legere aut audire voletis externa –scrive nel “De Senectute”- maximas res publicas ab adulescentibus labefactatas, a senibus sustentatas et restitutas reperietis”.

Come? Non avete capito? Forse non avete studiato il latino? Siete anche voi come Di Maio? Ecco qua:

“Se vorrete documentarvi sulla storia degli altri popoli, troverete che le nazioni più potenti sono state rovinate da giovani, mentre sono state tenute in piedi e rimesse in sesto da vecchi”.

Amen.

LA PAGELLA

Matteo “Bischero” Renzi. Voto. 4,5
Emmanuel “Jupiter” Macron. Voto: 5,5
Luigi “Tamagochi” Di Maio. Voto: 4
Matteo “Felpa” Salvini. Voto: 4

Marco Tullio Cicerone (fonte: Nonciclopedia-Fandom).

Bando ai giovani largo ai vecchi