Arriva dal Belgio
il nuovo idolo pop

E’ il fenomeno più interessante degli ultimi dieci anni

Ha solo ventinove anni e si chiama Paul Van Haver, in arte Stromae. La sua musica è una miscela esplosiva di rap metropolitano e canzone francese, digitale e vintage, modernità e tradizione. Siamo andati a sentirlo in concerto al Forum di Assago. Uno show straripante, molto moderno e tecnologico, che strizza l’occhiolino a Michael Jackson, per la gioia di diecimila trentenni entusiasti.

MILANO – Moderno è moderno, Paul Van Haver, talentuoso cantante belga di appena ventinove anni, lungo lungo e magro magro, ironico e ballerino, pantaloncini corti anche in scena (come i musicisti della sua band, peraltro), figlio di un architetto africano del Ruanda rimasto ucciso nel genocidio del 1994, e di una signora fiamminga che lo ha cresciuto a musica e tivù alla periferia di Bruxelles.

Lo show, che strizza l’occhio da una parte ai Pink Floyd e dall’altra a Michael Jackson (più a quest’ultimo), con qualche incursione nel cabaret e nel musical americano, è prorompente e colorato, ricco di effetti tecnologici, di laser, di immagini, filmati, sorprese e palchi degli orchestrali in ansioso, perenne movimento.

La musica, interamente elettronica, generata da soli quattro musicisti polistrumentisti (un belga, un italiano, un greco e un giapponese), che sono tutti al tempo stesso tastieristi, percussionisti, bassisti e chitarristi, è un tappeto denso e potente (anche se sempre troppo uguale e alla lunga ripetitivo), che miscela insieme influenze diversissime, dalla dance music all’hip-hop, dal rap all’afro.

Questa del resto è la chiave stilistica di Stromae, così si è voluto chiamare Paul Van Haver (da “maestro”, in versione sillabica del “verlan”, un gergo francese, spiega Andrea Morandi su Repubblica), una delle novità più interessanti degli ultimi dieci anni sulla scena (piuttosto povera) della musica pop internazionale. Una miscela esplosiva di chanson francoise e rap metropolitano, digitale e vintage, modernità e tradizione.

Lo spiega lui stesso: «Mescolare tutto e il contrario di tutto è ciò che mi affascina di questo mestiere. Posso fondere rap, rumba, pop, rock o son cubano, world music e jazz, e tutto assume sempre un senso. Quando scrivo le mie canzoni punto a questa miscela. Non mi pongo limiti di genere».

Moderno, è moderno, come si diceva. Ma se il tappeto sonoro, potente come un pugno alla bocca dello stomaco, ricorda quello elettro-pop di certe discoteche degli anni Ottanta, la struttura delle canzoni (non malvagie) rimanda ancora più indietro, alla classicità e alla melodia tradizionale di autori di culto come Jacques Brel (non a caso belga anche lui), e Charles Aznavour, autore tra l’altro di quel For me formidabile del 1964, al quale Stromae deve qualcosa per l’ispirazione del suo Formidable, appunto, che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. E più che cantarlo, il giovane belga lo interpreta questo pezzo struggente, sceneggiandolo molto teatralmente alla maniera degli chansonnier d’antan.

Il ragazzo ha capacità di scrittura di testi e di musica, ha voce seria, fonda, e sulla scena sa muoversi con disinvoltura. Potrà soltanto crescere. I diecimila entusiasti che gremiscono il rimbombante forum di Assago (trentenni mediamente), lo accolgono con molto calore. Lui ciondola simpaticamente, discorre col pubblico, qualche parola anche in italiano, e sembra piacevolmente sorpreso del suo successo.

Come lo siamo anche noi, se non altro per il fatto che sarà da una cinquantina d’anni, dai tempi dell’intramontabile Johnny Hallyday, che una canzone cantata in lingua francese non riusciva più ad uscire dai confini di Francia. Formidable, davvero. ★

Stromae — Formidable (ceci n’est pas une leçon) su YouTube

Stromae (foto Eddy BERTHIER Stromae @ BSF 2011 flickr.com).

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