Arlette Gruss, «Osez»
Tutto un altro circo

Sotto uno chapiteau nuovo di zecca

Quello di Arlette Gruss, oggi diretto con mano sicura dal figlio Gilbert, è il più moderno dei circhi tradizionali. Uno dei migliori del mondo. Un connubio perfetto, sotto un tendone avveniristico, perfettamente attrezzato, fra tradizione e innovazione, fra droni e uomini cannone, break dance e motociclisti pazzi, proprio come voleva la leggendaria Arlette: «fare del circo in modo diverso» era il suo motto. In un cast di ottimo livello non mancano cavalli, tigri ed elefanti, ma appaiono molti elementi della modernità, dai fumetti ai videogiochi ai supereroi. Uno spettacolo divertente ed emozionante.Imperdibile Arlette.

PARIGI (r.b.) – Lo spettacolo più bello è alla toilette. E’ “la” toilette. Che di solito è nascosta, quasi sempre vecchia, scrostata, sporca, maleodorante (specie in Italia), simbolo dell’inciviltà (di chi ci vive), e del disprezzo (per chi ci va). Qui è tutto il contrario. Il grande carrozzone bianco e rosso delle toilettes, sia maschili che femminili, lindo, sempre pulitissimo, sferzato in continuo da potenti getti d’acqua, è messo in bella mostra, quasi fosse in esposizione, proprio all’ingresso del recinto dov’è montato lo stupendo chapiteau del circo di Arlette Gruss, uno dei migliori del mondo, elegantissimo con i suoi lampioncini d’epoca e le barriere in ferro battuto.

Direte, ma come? Devi parlare dello spettacolo e invece ti occupi dei cessi! Sì, perché sono un emblema. Un simbolo. Perché da lì capisci tutto. Perché danno subito l’idea di chi sei, del modo in cui vivi e lavori, e di come intendi il rispetto, la civiltà, la dignità. E da Arlette, che è il più moderno dei circhi tradizionali –il migliore, per il gusto di chi scrive- lo spettacolo delle toilettes è solo l’inizio. Perché subito dopo viene lo spettacolo dello chapiteau. Tutto nuovo. Avveniristico, raffinato, con i tiranti all’esterno e senza pali né antenne all’interno in modo da garantire una visione ottimale in ogni ordine di posti. E poi bar ampi, spaziosi e ben forniti, e una boutique ricchissima di gadgets circensi di ogni tipo (dalle automobiline alle vecchie insegne di latta), per la felicità degli appassionati e dei collezionisti. Insomma, tutto un altro pianeta rispetto a quello che si vede in giro (specie in Italia).

E le sorprese non finiscono qui. Perché quando entri sotto lo chapiteau noti che la pista è interamente coperta da uno schermo alto, circolare, che le gira tutto intorno. A cosa serva lo capisci dieci minuti prima che inizi lo spettacolo, quando sullo schermo passa un video, semplice ma molto efficace, in cui si racconta delle stragi di animali nelle foreste africane da parte dei bracconieri, cui fa da contraltare il fatto che gli animali che vivono nei circhi sono benvoluti, trattati bene, alimentati, curati e stimolati. Una risposta efficace alle false credenze diffuse in questi tempi da sedicenti associazioni animaliste.

“Da noi la presenza degli animali è un motivo di orgoglio, ma anche una grande responsabilità –spiega Gilbert Gruss, il direttore del circo, figlio della leggendaria Arlette scomparsa nel 2006- noi infatti siamo molto esigenti con noi stessi, affinché la nostra organizzazione e le nostre infrastrutture siano sempre più confortevoli per i nostri animali. Sia che ci troviamo nei nostri quartieri di La Fontaine-Saint-Martin o in una delle tante tappe della nostra tournée, noi facciamo di tutto per ricambiare agli animali la felicità che loro ci procurano ogni giorno. Noi viviamo ogni scomparsa come una prova dolorosa, e ogni nascita come una consacrazione. E’ per questo che è per noi inconcepibile solo l’idea di separarci dai nostri animali-artisti, e ringraziamo infinitamente la stragrande maggioranza del pubblico che ci sostiene in questo senso”.

Ora che avete compreso il contesto, possiamo parlare dello spettacolo. Che è anch’esso, come tutto il resto, di prim’ordine. Quello di Arlette, si diceva, è il più moderno dei circhi tradizionali. Perché non rinuncia ad alcuno dei numeri tipici del vecchio circo (ci sono i cavalli, gli elefanti, le tigri, gli acrobati, la ruota della morte e perfino l’uomo cannone, a voler essere pignoli manca il trapezio), ma al contempo apre a nuovi linguaggi della contemporaneità: dagli sfavillanti costumi tipo Cirque du Soleil (una firma come Roberto Rosello, già al Crazy Horse, ne disegna 140 tutti nuovi ogni anno), ai modernissimi giochi di luce di migliaia di led guidati dal computer, dall’uso dei nuovi gingilli elettronici nello spettacolare numero di un “domatore di droni” nella gabbia, ai richiami ai videogiochi, ai cartoni, ai supereroi, alla break dance. Per non dire della presentazione di uno spigliato e moderno Monsieur Loyal come il giovane e bravissimo Kevin Sagau, che non sfigurerebbe (anzi!) a Montecarlo al posto del sempre più spaesato Petit Gougou.

“Spesso guardo i nostri vecchi programmi, che sono fonte di ispirazione per l’avvenire –spiega Gilbert Gruss- trentatre creazioni successive sono una dichiarazione d’amore per il circo, e ogni volta tentiamo di portare a compimento quello che era il sogno della mamma: fare del circo in modo diverso. Infatti io penso che il circo debba evolversi in accordo con la propria epoca, difendendo però con forza e convinzione la sua storia e i suoi connotati di fondo”. Di qui, il titolo dello spettacolo di questa stagione: “Osez le Cirque”, “Osate il circo”. Osate nel senso di “osare per combattere i pregiudizi” e “osare per dare al circo la grandezza che merita”.

Gli animali hanno una parte importante nello spettacolo: la cavalleria dell’italiana Linda Biasini, moglie di Gilbert, e della figlia Laura Maria, le tigri di Sarah Houcke, già al Ringling, giovane figlia d’arte (papà Sacha era una celebrità), e gli elefanti di John Vernuccio. Tra i numeri migliori, il mano a mano di Alexis Gruss e Sergiy Baryshnikov, l’uomo cannone di Ramon Kathriner, la ruota della morte di Michael e Alejando Vanegas, e l’esplosivo motor show di tre ragazzi indemoniati, Aurélien, Frédéric e Guillaume che irrompono a sorpresa, rumorosissimi, lanciati in aria a folle velocità sulle moto e su un fuoristrada pesante duecento chili volando tra piroette e salti mortali a dodici metri di altezza per un salto di ventuno di lunghezza. Spettacolare. Meno convincente la comicità del clown Mathieu. Ottima l’orchestra di undici musicisti moldavi diretta da Sergiu Iurco (anche questa un lusso, nei circhi italiani, anche in quelli più importanti, le orchestre sono ormai scomparse da tempo).

Nell’insieme, un ottimo circo e un ottimo spettacolo. Superbe!, per dirla con i francesi.

LA PAGELLA

Arlette Gruss, “Osez le Cirque”. Voto: 8,5

www.cirque-gruss.com

Lo chapiteau di Arlette Gruss (fonte: Turismo in Alsazia).,…

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