Al ballo degli intoccabili
con i francesi Colporteurs

La nuova produzione della celebre compagnia

Otto straordinari funamboli e quattro musicisti in scena per un lavoro intenso e commovente di nouveau cirque ispirato da Antoine Rigot ai temi della marginalità e della differenza. A La Villette una scultura gigante e uno chapithotel dedicati al mondo del circo.

PARIGI – Ci vuole coraggio. Coraggio ma anche forza, tenacia, costanza, ostinazione, per tenere il passo del mondo che ti lascia indietro, della gente che corre più veloce di te, che non ti aspetta, che non ti aiuta, che non ha tempo, che non ti considera.

Ci vuole coraggio per ritentare la salita su quella pertica dove fatichi ad arrampicarti per continuare a fare le tue acrobazie, dove cadi mille volte e mille volte ti lasci andare, e non ce la fai più a ritentare, e non vorresti farlo più, ma c’è sempre qualcuno che ti rispinge sopra a forza, che non ha pietà di te, della tua stanchezza, della tua debolezza. Che con le buone o le cattive ti istiga a insistere. Fino all’ultimo. Fino all’ultimo respiro.

E ci vuole coraggio anche se stai su una sedia a rotelle. Da cui tenti di alzarti. Te ne vuoi liberare. Vuoi tornare a camminare. Salire di nuovo su quel filo. Camminare nel cielo. Tornare a fare l’acrobata. Come una volta. E cadi e ricadi. E cadi e ti alzi. E ti rialzi e ricadi.

Dai che anche tu ce la puoi fare. Chiunque ce la può fare. È un inno alla vita, un messaggio potente, quello che la compagnia Les Colporteurs (venditori ambulanti, vuol dire), una delle più rinomate del nouveau cirque francese, lancia nel suo nuovo spettacolo Le bal des intouchables che ha debuttato per le feste di Natale nell’Espace Chapiteaux del Parc de La Villette a Parigi, per poi prendere la strada di città e paesi di Francia e di Spagna per una tournée che durerà tutto il 2014.

Quello andato in scena con otto funamboli e quattro musicisti sotto un tendone da cinquecento posti pieno di giovani attenti ed entusiasti — quelle narrate all’inizio sono le tre scene con cui lo spettacolo comincia — è un lavoro scomodo, non facile, anche urticante talvolta, tutto giocato sui temi della marginalità, della minoranza, della differenza.

Problematiche care ad Antoine Rigot, funambolo, fondatore e direttore della compagnia, rimasto paralizzato per causa di un brutto incidente (un tuffo sbagliato al mare, non una caduta dal filo), e che aveva già espresso, anche se con intensità diverse, in altri precedenti spettacoli, con la complicità di Agathe Olivier, la sua compagna, acrobata anche lei (confronta su Il Ridotto Il funambolo ferito è tornato a volare, 7 dicembre 2011, e Antoine Rigot: Non voglio esibire il mio corpo, voglio farlo danzare, 7 ottobre 2011).

«In questo lavoro — spiega Rigot — vogliamo parlare delle relazioni umane. Sia di quelle, in questo caso molto poco umane, che spingono al suicidio, sia di quelle che ti invitano invece a resistere, a confrontarti con il mondo, e a lottare per trovare il tuo posto, per difenderlo, a urlare il tuo diritto ad esistere per quello che sei, ed anche ad accettare altre strade, altri cammini, altre visioni del mondo».

Lo spettacolo, intenso, commovente, è un’ambiziosa riflessione sulla condizione umana ai giorni nostri. Dove un poco per volta ciascuno, fra gli attori e i musicisti in scena, si libera del collettivo, comincia a camminare da solo (in questo caso sul filo, a grande altezza), e si prende tutti i rischi della libertà. E quindi anche della caduta che alla libertà di volare può seguire.
Perché la caduta, dice Rigot, è sempre in agguato, sempre vicina a ogni salita. «E noi, fragili esseri umani, cerchiamo di restare sempre in piedi». Un ottimismo, quello dei Colporteurs, quasi disperato, ma che si accompagna all’idea che una rinascita è sempre possibile. Anche dopo la più rovinosa delle cadute.

In occasione dello spettacolo, in quel posto meraviglioso di svaghi e di spettacoli che è il grande parco della Villette che festeggia i suoi primi vent’anni di vita, è stata inaugurata una splendida scultura gigante in legno, lunga la bellezza di cento metri e alta sei, battezzata Déferlante: è una specie di grande onda, un’onda anomala, quasi uno tsunami, firmata da Johann Le Guillerm, uno stravagante artista di circo, che rappresenta l’entrata del grande spazio riservato agli chapiteau del circo sulla riva del canale Saint-Denis, e racchiude al suo interno, accanto alle roulotte, nientemeno che un piccolo albergo di diciotto camere, il Chapithotel, per gli artisti di passaggio. Un altro omaggio della Francia al mondo del circo.

Voto: 7

Le bal des intouchables, del circo Les Colporteurs (www…

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