Volevo essere
Mago Zurlì
La tivù che non c’è più
Con il personaggio di Mago Zurlì, Cino Tortorella, che inventò tra l’altro lo Zecchino d’Oro, aveva colpito la fantasia dei ragazzi in un programma pomeridiano loro dedicato, che è ancora oggi un esempio di buona televisione. Il ricordo di un ragazzo degli anni cinquanta che voleva diventare Mago Zurlì e che rimase incantato da quei lustrini nei capelli. Un’abitudine che da grande prese anche lui. Mago Zurlì, scomparso nei giorni scorsi. fu marito della pianista di Paolo Poli, l’esuberante Jacqueline Perrotin.
Non l’ho mai conosciuto personalmente. E forse è meglio così. Comunque mi mancherà. Come già mi mancava, peraltro, dato che era già da un po’ che non lo vedevo più. Sì, mi mancherà Mago Zurlì. Mi dispiace che sia scomparso. Non solo perché mi piaceva. Ma perché mi ha segnato la vita. Perché io volevo essere Mago Zurlì. (Zio Luta dice in realtà che lo sono diventato).
Conobbi Mago Zurlì quando ero un ragazzo, la tivù era un cassone in bianco e nero con un canale solo che si andava a vedere nei bar (e anche nei cinema) tutti i giovedì sera quando c’era Mike Bongiorno col suo “Lascia o raddoppia?”. Mago Zurlì, il mago del giovedì, andava invece in onda il pomeriggio, alla tivù di ragazzi.
Non ricordo bene cosa facesse. Per esempio non mi sembra che facesse magie, pur essendo un mago o facendosi chiamare come tale. Il vestito sì, quello sì, era da mago. O qualcosa del genere. Non avevo mai visto un uomo vestito così. Una specie di paggio: calzamaglia bianca, braghetta corta col pacco in evidenza, giacca rinascimentale a rigoni, mantello da batman. Presentava, mi sembra, parlava, intratteneva, faceva giochini. Insomma sembrava simpatico.
Ma quello che più mi impressionò, oltre al costume, furono i capelli. No, non tanto i capelli intesi come capelli, che peraltro aveva belli, folti e ricciolini. Mi impressionarono i lustrini che aveva nei capelli e che facevano brillare tutto il cassone della tivù di tanti piccoli luccichii. Come se in quello scatolone avessero imprigionato migliaia di lucciole. Non sapevo a quel tempo, bambino piccolino ingenuo ed ignaro, che nelle profumerie già si vendevano delle boccettine che contenevano quei magnifici lustrini.
Io pensavo che aveva i lustrini nei capelli perché era un mago. E che solo i maghi avessero il potere di farsi venire i lustrini nei capelli. Ero affascinato dai lustrini nei capelli di Mago Zurlì. Da grande, pensavo, volevo diventare come lui. E avere anch’io i lustrini nei capelli. Per questo Zio Luta capisce qual è il motivo per cui da trentasei anni metto i lustrini nei capelli ad ogni spettacolo , qualunque sia lo spettacolo, e sono contento.
A Mago Zurlì, che si chiamava Cino Tortorella all’anagrafe, che inventò lo Zecchino d’Oro, e che fu anche sposato con una pianista, Jacqueline Perrotin, che compose le canzoncine degli spettacoli di Paolo Poli, devo anche questa piccola gioia. Quando potrò andrò a portargli un fiore. E una boccettina di lustrini.
LA PAGELLA
Mago Zurlì: voto 8
Jacqueline Perrotin: voto 7,5
Mike Bongiorno: voto 8
Zio Luta: voto 9