Nel mondo di Fantastika
dove la fantasia
vola via libera
Al Circo Nikulin di Mosca
Ha debuttato con successo al prestigioso Circo Nikulin di Mosca il nuovo spettacolo del regista italiano Antonio Giarola, «Fantastika», che vede la presenza in pista di alcuni importanti artisti italiani come Flavio e Bruno Togni con i loro animali, e il clown Davis Vassallo. Un’avvincente e spettacolare «fiaba delle fiabe» magica e onirica, ricca di rimandi e citazioni, attualmente sospesa per coronavirus, ma che riprenderà appena possibile. Antonio Giarola, uno dei massimi registi italiani di arti circensi, precursore del circo di regia e del teatro equestre, premiato ai festival più importanti del mondo come Montecarlo e Mosca, racconta in questo articolo, scritto in esclusiva per «Il Ridotto», la genesi e le caratteristiche di questo nuovo, originalissimo spettacolo.
MOSCA — Fantastika al Circo Nikulin, la mia ultima creazione circense, certamente la più importante della mia carriera artistica, mi ha permesso di dare libero sfogo alla fantasia. Non succede spesso. Nemmeno nel mondo che amo, quello del circo. Mi sono domandato tante volte da dove nasce il mio amore per il circo, tutte le volte che ho confuso il mio creare nel cerchio magico che circoscrive il suo spazio, e anche tutte le volte in cui ho cercato di delimitare con dei confini il volo della mia infinita fantasia…
Lo amo perché è la casa delle mie visioni, l’involucro magico che le contiene e, allo stesso tempo, il mio rifugio creativo. Mi accorgo che è stato sempre così, sin dai tempi del mio primo lavoro professionale, il Clown’s Circus nel 1984 dove un arco posto all’ingresso fungeva da “porta magica” tra il mondo reale e quello della fantasia. Come allora anche oggi, a distanza di trentacinque anni sono consapevole che non si è scostata di molto quella mia visione rassicurante e fiabesca del circo; anzi, con l’avanzare dell’età il circo è divenuto ancor di più il rifugio “fisico” della mia infanzia.
Non a caso, quando Maxim Nikulin mi ha chiesto di scrivere e dirigere per la seconda volta uno spettacolo da rappresentarsi nel suo meraviglioso circo stabile di Mosca, ho proposto un tema immaginifico che potesse riassumersi in un’unica parola: fantastika. Un termine (per vezzo ho sostituito la c con la k), che in russo significa “fantasia”, da noi per lo più “fantasticheria”, ma che nella mia visione poetica si rifà ad una citazione di Novalis ripresa da Gianni Rodari nella sua “Grammatica della fantasia” che recita: “Se avessimo anche una Fantastica, oltre che una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare”.
Ecco, così l’arte di inventare ora ha un nome che trova un significato ancor più pregnante nel luogo che può esplicitarlo, il circo. A mio avviso non c’è infatti un luogo altrettanto reale in cui i colori della fantasia possono materializzarsi in esercizi apparentemente impossibili, dal volo alla giocoleria, dal rapporto simbiotico con animali di ogni specie a magie sorprendenti sino alla pura comicità. Il circo è dunque lo spazio che per antonomasia può contenere una “fiaba delle fiabe” frutto delle moltissime letture che mi hanno accompagnato sin qui e che mi piace reinterpretare con i colori del circo.
Questa lunga premessa semplicemente per contestualizzare quest’ultima creazione circense in cui ho avuto per compagni di viaggio Elena Grossule, mia compagna di vita, coreografa e aiuto insostituibile; Mario Stendardi che per più di un anno ha lavorato alla creazione di una colonna sonora non facile per i tanti voli pindarici della nostra creatività; e poi Renato Gastaldelli che ha disegnato centinaia di bozzetti perché noi potessimo trovare i costumi adatti a vestire la nostra favola come in un libro illustrato d’altri tempi; ma anche Anatoly Nezhny specialista di scenografie per balletti classici nei principali teatri di Mosca, che ha bene contestualizzato il “regno di fantastika” in un surreale e coloratissimo bosco. Poi abbiamo pensato noi ad aggiungere elementi immaginifici a partire dal custode delle favole (Vladimir Kozhevnikov a cui già avevo dato il ruolo di M. Loyal nella mia precedente direzione al Circo Nikulin), padrone di casa assieme ad una incantevole “fata volante” (Ashley Vargas), che conducono nel “paese delle meraviglie” il clown Davis Vassallo, precipitatovi attraverso un albero come avvenne per Alice di Lewis Carrol.
L’originalità sta forse nel fatto che abbiamo reinterpretato a modo nostro molte favole famose, divertendoci nel creare atmosfere, colori attraverso acrobazie, equilibri, giocolerie e il coinvolgimento di animali. Devo però ammettere che né io né Elena ci siamo fatti scrupoli nel mescolare storie e intrecci, costumi, personaggi, moltiplicando i pinocchi, i lupi, principesse e principi di favole famose. A volte l’effetto è stato sorprendente come nel racconto della nostra Cenerentola (Duo Idol) la cui scarpetta diventa un elemento di comicità con il clown che la prova al pubblico. Oppure come nel caso della strega (nella cultura slava è conosciuta con il nome di Baba Jaga), interpretata in upside down da Alexandra Buzas, di cui si innamora perdutamente il clown protagonista e che attraverso un bacio si trasforma in bellissima principessa. O come gli acrobati lupi (la troupe Tufyaev) che tentano invano di circuire una ragazza di rosso vestita e davvero poco spaventata.
Non poteva poi mancare una delle favole russe che più mi ha affascinato e che è stata ripresa da Stravinskij e Djaghilev in un celebre balletto: L’uccello di fuoco, favola che noi abbiamo totalmente sublimato mettendo insieme per la prima volta un verticalista, Christopher Togni nel ruolo del principe Ivan, ed una acrobata di pole dance, Eonis Gonçalves in quello dell’animale. E poi il nostro Pinocchio che qui abbiamo voluto rappresentare come burattino tra i burattini danzanti, al comando di un barbuto mangiafuoco trampoliere e che diviene, con l’intervento magico della fata, un sorprendente bambino-giocoliere (Chuan Ho-Chu). E poi un nano- giullare (Kirill Kruglov) e i ventriloqui (Duo Op-pa!) e un corpo di danza di eccellenza.
Ovviamente non potevano mancare gli “animali sapienti” a partire dai moltissimi cavalli di varie razze, presentati in più parti dello spettacolo, con costumi e coreografie originali, da Flavio Togni e la sua famiglia sul tema delle Mille e una notte, poi i cani di Asiat Agaeva e le tigri di Bruno Togni in una sorta di storia delle storie o meglio, per citare Basile, in un sorprendente Racconto dei racconti ma anche con la convinzione che, come ha scritto Calvino, “le fiabe sono vere!”
Vi è infine un’ultima cosa che mi piace ricordare perché ripresa da quel mio primo spettacolo di cui ho accennato all’inizio e cioè l’istallazione di un “arco magico” per creare un simbolico rito di passaggio del pubblico dal mondo reale a quello della fantasia, ma stavolta, perché il messaggio fosse leggibile per tutti, ho aggiunto un grande albero parlante che aiuta il pubblico a lasciarsi andare con questo messaggio: stai per entrare nel mondo di FANTASTIKA. Attraversa l’arco magico e ricorda, lascia volare la tua fantasia!