La moglie del vate
e i giorni dell’alluvione
una locanda letteraria
Cinquecento opere in concorso
Affluenza record al Premio Letterario Internazionale «Locanda del Doge» di Lendinara, in Polesine, organizzato e diretto dalla poetessa e scrittrice Angioletta Masiero: 498 opere di narrativa, saggistica e poesia provenienti da ogni parte d’Italia. Giorgio Bertolizio, medico bresciano, primo posto per la saggistica con «La moglie del Vate», ispirato alla misteriosa consorte di Gabriele D’Annunzio, e Roberto Bianchin, scrittore e giornalista veneziano, premio della giuria per la letteratura con il suo «Acqua Granda» che racconta l’alluvione di Venezia del 1966, bissano il successo dell’anno scorso al Premio intitolato a Gian Antonio Cibotto. Sono due cavalli di razza della pregiata scuderia de «I Antichi Editori», stavolta in gara con Marsilio e Capponi.
LENDINARA (Rovigo) – (a.f.) — B&B, i due ragazzi irresistibili (Bertolizio-Bianchin,153 anni in due portati con spavalderia), ce l’hanno fatta ancora una volta. Hanno spopolato, nelle rispettive sezioni (primo posto nei saggi, premio della giuria nella letteratura), al Premio Letterario Internazionale “Locanda del Doge”: Giorgio Bertolizio con il libro “La moglie del vate”, Roberto Bianchin con il suo ormai celebre “Acqua Granda”.
I due cavalli di razza della scuderia veneziana de “I Antichi Editori” (molte delle loro opere sono disponibili sul sito www.iantichieditori.it), hanno così bissato il successo ottenuto lo scorso anno a Rovigo al Premio Gian Antonio Cibotto, dove si erano imposti con il saggio “Con i Dogi a spasso per Venezia” (Bertolizio), e con il romanzo “Il padrone delle nuvole” (Bianchin), editi entrambi da “I Antichi Editori”. Quest’anno, pur presentati da editori diversi, Capponi per Bertolizio e Marsilio per Bianchin, sono stati comunque accompagnati –e festeggiati- dal loro “storico” editore, Luca Colferai.
“La moglie del vate” di Bertolizio, che è un medico bresciano, racconta la storia di un matrimonio dimenticato, quello tra il Vate, appunto, Gabriele D’Annunzio, e la misteriosa Maria Hardouin, donna algida, enigmatica, apparentemente indifesa e in balìa delle bizze del celebre marito. Il matrimonio durò ufficialmente soltanto alcuni anni, in realtà l’unione tra i due amanti continuò, sul piano degli affetti, per tutta la vita. Bertolizio, con l’anima e la curiosità dell’appassionato di storia e di storie nella storia, ne ricostruisce, con scrittura brillante e non priva di ironia, la vicenda e i retroscena, svelando alla fine il carattere d’acciaio di questa donna, al di là delle apparenze.
“Acqua Granda” di Bianchin, scrittore e giornalista veneziano, racconta, con il taglio e il piglio del romanzo, una vicenda realmente accaduta, quella dell’alluvione del 4 novembre 1966 che travolse Venezia mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza della città dei Dogi. “Una cronaca esemplare –la definì lo scrittore Gian Antonio Cibotto che ne firmò la prefazione- una rievocazione toccata dalla grazia”. “Acqua Granda”, che ha avuto tre edizioni (1996-2006-2016), ha dato origine all’opera lirica “Aquagranda” che, su libretto dello stesso autore e la regia di Damiano Michieletto, ha inaugurato la stagione lirica 2016-2017 del Teatro La Fenice di Venezia e ha vinto il Premio Abbiati, l’Oscar della lirica, per la miglior opera contemporanea, nel 2017.
La cerimonia di premiazione si è svolta, in un clima festoso, nella sala affollata dello storico Teatro Ballarin di Lendinara, perfettamente restaurato, sotto la guida esperta e attenta della poetessa e scrittrice Angioletta Masiero, organizzatrice del Premio e animatrice infaticabile di molti e importanti eventi culturali, vincitrice a sua volta di numerosi premi letterari, tra cui il prestigioso “Alda Merini” per il suo ultimo, splendido lavoro, “Tango del Burligiù”, che racconta la storia di un giovane emigrante del Polesine diventato un musicista di successo in Argentina. E la musica ha allietato anche la premiazione, con il trio Labìr (fisarmonica, chitarra, violino) di Walter Sigolo, Marco Dainese, Alberto Muneratti.
498 le opere giunte in concorso da tutta Italia, per questa ottava edizione del Premio patrocinato dal Comune di Lendinara e sostenuto da Fineco Bank e Bonfante srl. Madrina dell’evento la N.D. Francesca Paola Montagni Marchiori, la giuria (Angioletta Masiero, Vittorio Spampinato, Andrea Menaglia, Irene Lissandrin, Rosanna Beccari, Maria Grazia Balduin, Dante Bernardinelli), ha premiato altresì Tiziana Monari di Prato con “Il mio nome è Giovanni” per la sezione poesia edita, Gianna Patrese di Rovigo con “Padre eroe mio” per la poesia inedita, Luisa Nadalini di Verona con “Dall’alto non ti vedo” per la narrativa edita.