Il voto

Il sesto capitolo de «L’anno più difficile della mia vita»

Prosegue la pubblicazione per capitoli del romanzo inedito di Giovanni Camali, «L’anno più difficile della mia vita». Il sesto capitolo, «Il voto», segue al quinto «Il destino», al quarto «La degustazione», al terzo «Il diario», al secondo «Lacrime vuote» e al primo «Il trench di Chloè». Li potrete comodamente rileggere tutti, ancora per questa occasione gratuitamente, richiamandoli con il loro titolo dalle pagine del nostro archivio elettronico. Tutti i mesi, in esclusiva per «Il Ridotto», un nuovo capitolo di questa storia che appassiona un numero sempre crescente di lettori: le avventure intriganti di una giovane psicologa francese in crisi di identità alle soglie dei trent’anni.

La mia gravidanza rimase un segreto mio e di Gloria fino a quando l’inevitabile pancione fu impossibile da nascondersi. Perché non urlarlo ai quattro venti? Perché non sbattere in faccia alla megera la nuova discendenza dei Canaletti? L’avreste fatto anche voi! Creare un ambiente protetto per il nascituro, per il proprio figlio, è quanto ogni madre desideri e di certo non mi sarei mai fatta condizionare dall’aspetto economico. A qualunque costo non volevo che il mio bambino si mescolasse con quella «famiglia», quindi, io e Gloria facemmo un patto: Avremmo vissuto come una famiglia, sotto lo stesso tetto, aiutandoci vicendevolmente.

I mesi passavano, io continuavo a lavorare e Gloria mi riempiva d’attenzioni; era come se tutto il suo marcio trascorso fosse stato cancellato da una eruzione vulcanica, lasciandosi alle spalle una nuova terra, pronta a regalare nuovi germogli. Mi riempiva d’attenzioni, faceva la spesa, cucinava, parlava del bambino con la stessa emozione con la quale lo avrebbe fatto un genitore e infine condividemmo anche il letto, ma solo quello. Io mi sentivo protetta e vedevo Gloria sempre più appassionata e coinvolta. Anche i suoi amici cominciarono a frequentare casa: Organizzava cene di ogni tipo ed io, piano piano, stavo ritrovando la gioia di vivere. La malinconia faceva capolino soprattutto la notte, quando nel buio della camera rivivevo i ricordi di Marco, ma mi lasciavo accarezzare dolcemente da Gloria e mi addormentavo come se quei pensieri fossero realtà.

Il 23 maggio Gloria volle farmi una sorpresa. Invitò tutti i suoi amici per una cena in terrazza. Quel giorno sembrava particolarmente agitata e non volle vedermi in giro per casa mentre organizzava l’evento, quindi mi liquidò con:»Tesoro, oggi non ti voglio tra i piedi. Torna questa sera verso le sette, anzi meglio sette e mezza.» Volevo replicare e dirle qualcosa, ma mi bloccò dicendo:» Dai vai, vai, vai! Mi ritrovai per le scale a pensare dove andare e cosa fare in quelle quattro ore, poi, continuando a ragionare su come avrei potuto impegnare il mio tempo, incominciai a camminare e con la mia “camoma”, tra una vetrina ed un’altra, arrivai dall’altra parte della città quasi alle sette e ormai era tempo per rientrare.

Dovetti prendere il battello per non arrivare in ritardo, però quando entrai a casa tutti gli invitati erano già lì e Gloria sembrava un po’ seccata. Anche in quell’occasione stavo per spiegarle che…, ma mi chiuse la bocca con un»non fiatare», «mah…»dissi e lei col dito appoggiato sulle labbra fece «shhhhh» e mi abbracciò. Raggiunsi la tavolata e cominciammo a parlare e sorseggiare un mezzo bicchiere di vino. Le sigarette ormai erano un ricordo, ero ritornata una brava ragazza, di certo un po’ di vino non avrebbe fatto del male a nessuno. La compagnia era piacevole e si parlava del più e del meno, mi vergogno quasi a raccontarlo perché, rimasi attratta da un certo Alberto. Mi sentivo in imbarazzo a trovarmi a scherzare e ridere delle sue battute, non tanto per l’immagine che avrei dato agli invitati, piuttosto con me stessa. La cosa più atroce che mi capitò fu quando roteando il bicchiere per assaporarne i profumi, venne fuori il canto della balenottera in amore.

Gloria quasi gelosa mi guardò strabuzzando gli occhi, beh a dire il vero lo fecero un po’ tutti e non per gelosia. Avrei voluto mettermi una mano davanti alla bocca per fermare quel verso, ma non ci riuscii, fu più forte di me. Per fortuna alla fine quei dieci secondi di imbarazzo portarono ad una bella e liberatoria risata, ma io per i miei motivi, e Gloria per i suoi accendemmo una lucetta sull’accaduto. Per tutta una serie di motivi sembrava che la serata non stesse andando sui binari voluti da Gloria che, rispetto all’inizio serata stava accusando il mio sentirmi troppo in armonia con i suoi amici. Lo penso io, ma credo che Gloria si immaginasse una Chloè più fragile in quel momento della sua vita e soprattutto Gloria dipendente, invece al contrario dimostrai di essere espansiva e persino troppo loquace con quell’Alberto che nessuno conosceva.

La nostra terrazza era meravigliosa, circondata per tutto il perimetro da un maestoso glicine bianco, bello tanto quanto quello del parco delle rose al Lido di Venezia. Quel glicine era in grado da solo di farmi decollare, mi strappava letteralmente dalla realtà per portarmi in un tunnel di ricordi ed emozioni, destinazione, infinito. Mi ritrovai lì nel mio nirvana, ormai a notte inoltrata a sognare mentre Gloria sparecchiava e gli amici se ne andavano salutando, eccetto Alberto che mi prese la mano e accarezzandola mi disse:»vorrei rivederla Chloè». Non ero pronta a tutto questo! Ma lasciai che mi accarezzasse la mano e ancor peggio lasciai che le sue parole accarezzassero il mio cuore. Gloria, per fortuna non si accorse di nulla e di gran carriera liquidò tutti gli invitati rimasti con la scusa che mamma Chloè doveva riposare. Con la stessa scusa mi propose un bel massaggio con l’olio di mandorla per preparare la pelle alle future tensioni, ok, per prevenire le famigerate smagliature.

Non mi ero ancora resa conto che Gloria avesse preparato la camera da letto con una serie di lumini, anzi, aveva fatto ben di più. Aveva comperato dei porta lumini che fungevano anche da diffusori per olii essenziali, quindi oltre ad esserci un grande asciugamano ad attendermi sul letto, avrei avuto l’onore di ricevere un completo trattamento ajurvedico. Mi distesi a pancia in su in mutandine e reggiseno, Gloria mi coprì le gambe con un lenzuolo e cominciò dalla mia pancetta di cinque mesi. L’olio era alla giusta temperatura e la leggera carezza delle sue mani mi trasmettevano un senso di benessere indescrivibile. Ad occhi chiusi, con la musica in sottofondo mi ritrovai a pensare alle parole d’Alberto mentre Gloria con l’esperienza di una incantatrice di serpenti mi aveva sfilato il reggiseno e aveva incominciato ad accarezzarmi i turgidi seni.

La lasciai fare, non ero né infastidita né tantomeno mi sentivo in imbarazzo e devo ammettere che era persino piacevole. Dopo questa piccola violazione subita, ritrovai nuovamente quel senso di serenità assoluta, ma era ormai evidente che se per me si trattava di un momento di relax, per Gloria era qualcosa di diverso. Incominciai a capirlo ed a rizzare le orecchie quando, ritornata ad accarezzarmi la parte bassa del corpo mi fece allargare leggermente le gambe per massaggiare l’interno cosce, ma percepii che il dorso della sua mano volutamente accarezzava la mia… Quando però massaggiandomi l’inguine, infilò le dita sotto le mutandine, la fermai dicendole: » ma cosa fai Gloria «. Mi sentivo persino in imbarazzo nel dirglielo, ma capii che non aveva recepito che io non volevo quel tipo di attenzione quando replicò con un :» lo so amore sei stanca! Ma io ho una sorpresa per te.»

Nei mesi che avevamo trascorso assieme, mai e poi mai c’era stato un momento di sessualità e questa sua avance mi aveva alquanto turbata, ma non tanto quanto il prosieguo della serata. Avevo intuito che Gloria era entrata in modalità: «sono nel mio mondo, che cavolo dite voi che non capite nulla», ma mai mi sarei aspettata una sua dichiarazione d’amore con tanto di: » Vuoi Sposarmi? Accompagnato da anello e lacrimuccia!» La lacrimuccia si inaridì di colpo dopo la mia replica. Ero stata presa letteralmente in contropiede, provai a deglutire perché la salivazione si era azzerata, mi sedetti sul letto e coprii tutta me stessa col lenzuolo quasi per difendermi da quella richiesta che io personalmente sentivo più come un’aggressione e mi limitai a dirle:» ma stai scherzando?!» Avrei voluto essere un’illusionista, nascondermi completamente sotto quel lenzuolo per uscire coniglio, invece dovevo affrontare quell’imbarazzante realtà. Non volevo nemmeno ferire eccessivamente Gloria con frasi tipo: «come ti è potuto passare per la testa», ma tanto, la mia prima frase aveva già colpito a sufficienza. Senza più proferire parola Gloria si mise due stracci addosso, sbatté la porta e per giorni si rese irreperibile.

Non volevo crederci, era pur vero che avevamo fatto il voto di vivere sotto lo stesso tetto e di aiutarci, ma lei era andata ben oltre il concetto di famiglia che io avevo ipotizzato. Provai a chiamarla per giorni ma non mi rispose se non via messaggio il terzo giorno. Le scrivevo continuamente per favore fatti viva vorrei parlarti e finalmente arrivò la prima risposta, non era quello che volevo sentirmi dire, ma almeno era un primo contatto.
Chloè: » dai ti prego chiamami! Quando vuoi ma chiamami.»
Gloria:»Meglio di no perché non son lucida, preferisco parlarti da normale»
Chloè:» non importa in che stato sei, ho bisogno di sentirti.»
Gloria:»fidati che non ho passato una notte serena»
Chloè:» non importa, dai non essere ridicola, chiama!»
Gloria:»Per niente. Sono realista. Se senti la mia voce ora non mi riconosceresti e non voglio che tu mi senta così».

Avevo capito che Gloria era tornata dall’uomo «merda». Riusciva sempre a metterla sotto giogo, dapprima l’addescava riempiendola d’attenzioni poi si sballavano di droghe e alcool e lui faceva uscire la bestia. Era come se lei, scegliendo di stare con lui decidesse di purificarsi con l’auto flagellazione a sfondo erotico maniacale. Non era una masochista, forse per certi versi o almeno all’inizio della sua storia con Umberto, l’aveva vista come una missione, perché anche Umberto di suo aveva un mondo di umanità da rievocare, coltivare e far crescere, ma nel tempo le cose cambiarono progressivamente come vi avevo già accennato e Gloria si lasciò abbindolare da questo stile di vita fatta di sballo, eros e qualunquismo.

La radice del problema di Gloria riguardava proprio il contrasto esistenziale che questi continui up and down innescavano in lei e quando capiva che si stava letteralmente prendendo in giro, riconosceva nella violenza psico-fisica dell’uomo merda, la sua unica e giusta punizione. Lei in fondo, trasportata anche dagli sbalzi umorali adolescenziali, aveva sempre scelto il modo più facile per vivere: Non aveva mai fatto una scelta, non aveva mai preso una decisione concreta per il proprio futuro, e una volta che aveva provato a farlo, io, le avevo tarpato le ali.

(6-continua)

Massaggi con olii essenziali (fonte: ilmioyoga.it).

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