Vinicio Togni
a testa alta
nel segno di Lidia
Uno spettacolo senza tempo
Erede di una grande tradizione circense, Vinicio Canestrelli Togni, figlio di Lidia, celebre addestratore di cavalli, premiato con il Clown d’Argento al Festival Internazionale del Circo di Montecarlo, il più importante del mondo, proprietario e direttore del Circo Nazionale Lidia Togni, tiene alta la bandiera del circo di tradizione di alta qualità. Attualmente sta girando il Sud dell’Italia riscuotendo un grande successo. Siamo andati a vederlo in Basilicata. Questo il racconto dalla penna di Michele Casale.
LAURIA (Potenza) — Oltre alla nebbia, presenza quasi costante nel tratto di autostrada lucano della notissima A3 -Salerno — Reggio Calabria (da Lagonegro nord fino a Lauria sud), è comparso dal nulla, come un prelibato fungo di stagione, lo chapiteau del circo Lidia Togni.
Perfettamente visibile dagli automobilisti in transito, perché posizionato esattamente all’uscita dell’autostrada, ha allietato per tre giorni i paesi della valle del noce. Vinicio Canestrelli Togni, uno degli ultimi superstiti in circolazione in Italia ad aver assaporato e vissuto il circo di un certo livello, sta girando il Sud con uno spettacolo che incontra i favori di un pubblico quasi ormai completamente disabituato alla bellezza di uno spettacolo circense.
È coadiuvato dalla moglie Daniela, che con il suo sorriso latino accoglie il pubblico in cassa (degna erede della signora Lidia), e dai figli Giorgia e Vinicio jr, presenti in pista a vario titolo per tutta la durata dello show. Proprio questi ultimi, dopo lo charivari iniziale (forse superfluo?), si presentano al pubblico su due cavalli condotti magistralmente dal papà Vinicio, per un passo a due che sta raggiungendo piano piano vette importanti (senza longia di protezione), come conseguenza di profonda dedizione e impegno quotidiano.
Eddier Murcia Quicero, è da anni un perno importante della famiglia Lidia Togni. Poliedrico artista, dotato di un’ottima tecnica individuale, passa dal verticalismo al filo alto, fino alle moto nel globo, con apparente nonchalance, ma con un quoziente di rischio notevole. A Napoli, quasi alla fine delle feste di Natale, si è aggiunta alla compagnia la famiglia Gartner. Si tratta di quattro giovani ragazzi, seguiti costantemente dal padre, con carisma, doti tecniche e ambizione.
Uno di loro, Maverick, volteggia in aria alle cinghie con una certa dose di fierezza e spavalderia, per poi salire successivamente in pedana, insieme agli altri fratelli, per eseguire un mano a mano di tutto rispetto, che siamo sicuri gli regalerà in futuro grandi soddisfazioni. Il loro piatto forte sono, soprattutto agli occhi dello spettatore, i tre elefanti indiani, premiati in passato al festival del circo di Montecarlo. E’ la bascula a scandire i salti mortali ripetuti sul dorso dell’elefante, che arrivano fino al triplo, più diverse acrobazie, verticali, per finire con alcuni debout. Un posto di rilievo spetta senza dubbio alla francese Sara Pedersen, non solo per l’otaria e i rarissimi pinguini che entusiasmano i bambini, ma per l’eleganza e il portamento con cui esegue l’inflazionatissimo hula hoop, numero di solito relegato a riempire i vuoti dello show, ma non in questo caso.
Completano il programma le tigri di Umberto Vinciguerra e il clown cileno Leonardo Valle, in arte Lelè, anch’egli veterano di questa pista, dove dimostra di sapersi muovere molto bene. Unico appunto, dovrebbe forse cambiare più spesso le entrate, particolare non trascurabile soprattutto quando si ritorna ciclicamente nelle stesse città. Ultima nota di merito, ma non di importanza, va a Deborah Marino, che nonostante non sia più giovanissima, si dimostra abilissima nel destreggiarsi sui tessuti aerei con decisione e senza la benché minima esitazione.
Una volta uno degli slogan in auge in famiglia era: tutti i nomi fanno spettacolo, Togni fa il circo. Oggi molto è cambiato, ma se a resistere con tenacia e buona volontà, a dispetto dell’appiattimento generale, è proprio il figlio di un Togni, in questo caso appunto Lidia, probabilmente un motivo ci sarà.
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