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Il Ridotto di Venezia
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Il Venerdì

Spigolature maggioline

Alcuni fatterelli bizzarri occorsi in laguna

Andrea Silvestri

Essendo che ormai fare un ragionamento tutto filato diventa sempre più difficile (un po’ come prenotarsi per farsi inoculare il vaccino; tipo che agli ottantenni capitava che gli intimassero di andare a Sant’Erasmo da Rialto in dove che vivono, che lì c’era il battello per i vecchi vaccinandi: battello che si presume inamovibile e non navigante) è di molto meglio raccogliere qua e là momenti esilaranti grazie all’assidua frequenza del Mauri (fai ciao con la manona, Mauri) che invece lui naviga tantissimo (su internet).

COSMOPOLI — Hanno deciso che anche i veneziani dovranno pagare il biglietto per entrare nella Basilica di San Marco, date le rovinose condizione dell’antichissimo tempio nonché delle più recenti ma altrettanto malmesse casse della reggenza del medesimo edificio, al tempo stesso luogo di culto e monumento d’arte e di storia (e anche un po’ di geografia, su via, date le molteplici incorporazioni di pezzi saccheggiati qua e là nel Mediterraneo). Al Mauri, che sfoggia orgoglioso nell’ancor rigoglioso seppur canuto vello pettorale, il duplice simbolo delle sue fedi: un’aurea medaglia di Madonna bizantina (grande come una moneta da un euro) ed un’altra medaglia in forma di falce e martello stellata (grande come una moneta da due euro), al Mauri la mossa dichiarata per batter cassa non è piaciuta per niente: «Ma no xe posibile! Pagar per andar in Basilica! Par un venessian!» Al che Genny (Gennaro Esposito, all’anagrafe) gli ha prontamente ribattuto, con il suo ancor rotondo accento partenopeo miscelato sapientemente nell’eloquio lagunare: «Ma se ti no ti ghe va mai?». E perfidamente albionico Milord ha aggiunto: «Nemmeno se ti pagassero» (per far sapere che egli il congiuntivo lo usa).

E mentre che noi ce la spassiamo a bere spritz da Ciang, il più terricolo dei sindaci della storia cittadina (che forse perciò non ha preso l’acquatica indolenza degli ultimi aborigeni dell’arcipelago e anzi, scintilla e rifulge d’indomito desiderio d’agire e primeggiare) ha annunciato che intende proporsi addirittura su scala nazionale con un partito tutto suo di cui sarà il fondatore la guida il capo per giungere al Parlamento e forse poi ad un ministero, e quindi fors’anche e perché no alla guida della nazione. «Finamente!» ha sospirato il Mauri dalla duplice fede. E il Genny, che sebben d’inclinazione più mite è pur sempre tra gli ultimi residuali abitanti del centro storico, ha perciò (per essere un veneziano residente) velenosamente aggiunto: «Forse ce lo toglieremo di torno (non proprio testuali parole)». Mentre Milord, che si perita di seguire un autodidattico corso di modi di dire e di fare serenissimi, ha sentenziosamente aggiunto, sbeffeggiandone il nome (Coraggio Italia) e la collocazione (ciò che tristemente rimane del centrodestra, sempre che un centrodestra sia mai esistito): «Forsa e coragio, che la mona gà el tagio!». Al che, per la patente volgarità, mi è andato di traverso lo spritz (a me, Andrea Silvestri, che ora sardonicamente vi scrivo queste note) ma ugualmente la riporto così come fu detta, a vituperio degli studi di Milord.

Ma ugualmente da ridere, e forse anche di più, è la bizzarra cosciente autonoma e auto inflitta avventura di un ignoto ma ammirevole veneto, giunto a Venezia nei giorni scorsi per un bel giro di ombre, spinto da un’arsura (di vino e libertà) che immaginiamo leggendaria e che ricopio (anche se non si dovrebbe) pari pari dalla Nuova, che tanto è già copiato dai verbali di commissariato: «Nella nottata di mercoledì 12 maggio, i carabinieri del Nucleo Natanti di Venezia hanno proceduto all’arresto di un cinquantenne della provincia di Treviso, pluripregiudicato e noto alle forze dell’ordine, per essersi allontanato dalla sua abitazione di Preganziol, presso la quale era detenuto agli arresti domiciliari. Nello specifico, l’uomo, dopo aver passato tutta la serata di ieri in giro per Venezia tra bacari e locali vari, ha pensato bene alla fine del suo tour di chiamare il 112 e di segnalare la sua presenza in città. All’arrivo della pattuglia, il protagonista della vicenda, ha ammesso candidamente di essersi portato nel capoluogo marciano per svago, chiedendo ai militari di voler tornare però in carcere. Per l’uomo è scattato immediatamente l’arresto e, su disposizione del magistrato di turno, è stato nuovamente collocato agli arresti domiciliari presso la propria abitazione».

Quindi per il momento (che era anche ora) ci congediamo, stolidamente certi che persino nel prossimo futuro celebri e ignoti protagonisti del presente saranno abili nell’escogitare nuove reali iniziative ricche di spirito (a varie gradazioni) tese ad intrattenerci tutti quanti (noi bragolanti e voi lettori) in questa agrodolce valle di lacrime e di sorrisi.

SALUTE!

Maggio 2021

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