In Ungheria il filo rosso dell’Arte

Per rendere omaggio al Circo

Due grandi mostre dedicate al mondo del circo a Budapest e a Eger, in Ungheria, raccontate per Il Ridotto da un critico d’eccezione, il regista italiano Antonio Giarola, direttore artistico del Salieri Circus di Legnago, il primo e unico festival che sposa la musica classica alle arti circensi, e già autore di numerose produzioni internazionali. Con l’intervento del ministro della cultura ungherese Péter Fekete, già direttore del circo stabile di Budapest, e appassionato culture di arti circensi.

Aba-Novák Vilmos, Cirkusz (1928).
Gabor Jenó, Acrobati (1930).
Il manifesto della mostra Hoppla Hopp.
Terézia Anna Bardi e Antonio Giarola.
Show és Business, Pest-Budán.
Un dettaglio dell'allestimento di Show és Business.

BUDAPEST — Oggi sono ben due, in Ungheria, le mostre dedicate all’arte circense. Il fatto di per sé è abbastanza inusuale se non fosse che l’attuale Ministro della Cultura ungherese Péter Fekete non fosse stato in passato il direttore generale del Circo stabile di Budapest. Il suo approccio verso il mondo del circo, rispettoso dal punto di vista storico e culturale, ha certamente stimolato la realizzazione di queste due mostre molto diverse tra loro ma entrambe interessanti nella loro impostazione.

La prima, intitolata Hopplá Hopp — il mondo del circo attraverso gli occhi degli artisti, è stata organizzata dal ministero della cultura in collaborazione con il Museo del Circo (Cirkusz Muyészeti) diretto da Joó Emesee e allestita presso la galleria Kepes Intézet di Eger, una bella città a 120 chilometri da Budapest. Inaugurata dallo stesso ministro che ha voluto, a fianco della curatrice Terézia Anna Bardi, anche chi scrive, per meglio contestualizzare il progetto di un’esibizione che unisce fortemente l’aspetto dell’esposizione dell’arte figurativa autoctona a partire dai primi anni del 1900 ad oggi con autori come Gabor Jenó, Aba-Novák Vilmos, Márffy Ödön, Bartoniek Anna e Hamerli Judit (per citare solo alcuni degli Foto Show businessartisti a nostro avviso più interessanti tra i tanti esposti), ma inserita in un contesto espositivo dove, in parallelo, il visitatore può ammirare materiali di tipo museale (costumi oggetti, foto, manifesti e documenti vari) che danno all’insieme un valore aggiunto a quello puramente artistico delle opere. Ecco allora che il termine arti circensi assume un ulteriore valore di corrispondenza terminologica che trascende la fondamentale multidisciplinarità delle discipline che nel loro insieme costituiscono l’ossatura del mondo del circo.

 

Nella sua presentazione il ministro ha dovuto tenere conto dell’emergenza in Ucraina soprattutto per la vicinanza geografica e per lo sforzo umanitario messo in atto per i profughi, tra i quali molti artisti delle scuole di circo chiuse a causa dei bombardamenti, evidenziando che il mondo del circo è prima di tutto una comunità multietnica che, a prescindere da religione o cultura, si basa sul rispetto reciproco e la convivenza pacifica.

Da un altro punto di vista Hopplá Hoop è stata anche un’occasione molto interessante per capire il potenziale organizzativo ed espositivo del nuovo museo e centro di documentazione di Budapest, costituito solo da qualche anno ma destinato a diventare certamente una realtà importante in Europa per la sua vitalità e per la rete di collaborazioni che ha messo in atto con altre realtà simili in Spagna, in Francia e soprattutto con il Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi (CEDAC) di Verona.

 

Molto diversa nell’impostazione l’altra mostra che si tiene nel museo Kiscelli, un ex convento sulla collina di Budapest, intitolata Show és Business, Pest-Budán e curata dai ricercatori Dániel Molnár e Katalin Teller. In questo caso la mostra presenta l’industria dello spettacolo in vari aspetti a partire dalla seconda metà del 1700 con i primi acrobati a terra e a cavallo, burattini, maghi, gallerie zoologiche e voli aerostatici, per mettere a fuoco le origini dello show business, anche attraverso effetti speciali di realtà virtuale con appositi visori. Si tratta comunque della prima mostra scientifica nella storia delle arti circensi in Ungheria alla quale hanno partecipato ben trenta istituzioni, dalla Svezia agli Stati Uniti, che hanno prestato i loro documenti, veri e propri tesori, mai esposti prima. Tra i tanti nomi famosi nell’ambito delle origini della storia del circo occorre citare i Chiarini (a nostro avviso la famiglia più antica in assoluto), Laura de Bach, Louis Soullier, Joseph Gautier, Pietro Bono, Carl Rappo e dell’illusionista Bartolomeo Bosco. Tutti nomi importanti e di cui esistono documenti coevi presso il CEDAC di Verona, a dimostrazione che lo show business come oggi, anche allora non aveva confini.

 

* Regista, direttore artistico dell’International Salieri Circus Award.

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