Davvero curioso

questo Soleil

Kurios in tournée in Italia

Ha debuttato a Roma con successo (e in maggio e giugno sarà a Milano) lo spettacolo del Cirque du Soleil «Kurios, le cabinet des curiosités», che ha nove anni di vita ma non era mai approdato in Italia. Dopo le delusioni degli ultimi anni del gigante canadese, ecco finalmente uno spettacolo fresco e scoppiettante, in una magica atmosfera vintage, con macchine stravaganti e un cast di ottimi artisti. Una creazione unica e originale, piena di idee e di trovate, dove tutto è perfetto, dalle performances ai costumi alla musica.  

Un momento di Kurios del Cirque du Soleil

ROMA – Il gigante si era mestamente assopito. Già da qualche anno prima della pandemia, il Cirque du Soleil si trascinava piuttosto stancamente per i quattro angoli del globo con spettacoli quasi sempre uguali (cambiava solo il nome), ripetitivi, leziosi, spesso noiosi. La sua formula, vecchia di quasi quarant’anni (il debutto è del 1984), smarriti gli stimoli, l’estro e la creatività, mostrava la corda. Bisognava cambiare.

Ma non serviva andare avanti. Bastava guardarsi indietro. E ripescare uno spettacolo fortunato, mai arrivato in Italia ma vecchio di nove anni (Kurios, le cabinet des curiosités, debuttò nel 2014), per tornare a spiccare il volo. Com’è successo per il debutto della mini-tournée italiana (Roma in aprile, Milano maggio e giugno) in una gustosa e affollata anteprima capitolina largamente plaudente.

Il grande chapiteau (2600 posti) è vecchiotto, ma sempre preferibile all’insuperabile bruttezza dei palasport. Anche il cast è quasi lo stesso degli inizi, salvo alcuni cambi tra gli acrobati e l’orchestrina. Peccato solo per l’assenza della deliziosa Mini Lili (l’australiana Rima Hadchiti, 100 centimetri d’altezza per 18 chili di peso). Ma gli artisti sono tutti di ottimo livello, a cominciare dal comico spagnolo Anton Valen, lo scienziato pazzo (“le chercheur”) che fa da guida in questo mondo magico e surreale sospeso tra Giulio Verne e George Méliès in una stravagante estetica steampunk.

La macchina scenica, strabordante d’invenzioni e diavolerie, è gigantesca e sorprendente (oltre che, palesemente, costosissima…). L’atmosfera è deliziosamente vintage. Come i costumi, le coreografie, gli effetti sonori, le musiche (brava l’orchestrina, ora funky ora gitana, a suonare dal vivo su basi possenti). Lo spettacolo è fresco, frizzante, veloce e scoppiettante. Unico e originale. Il regista, Michel Laprise, un veterano del Soleil, ha saputo ritrovare qui la felice vena creativa degli esordi.

Non ci sono “numeri” da record. A vincere (e a mani basse) è l’insieme di un’idea. La genialità di una messinscena. Non serve inseguire goffamente l’impresa di un triplo o quadruplo salto mortale. Al delizioso “Quadro russo” dei trapezisti Anny Laplante (Canada) e Andrei Kalesnikau (Bielorussia) che sembrano uscire da una scatola magica come bambole di porcellana, basta una capriola e mezza per incantare la platea. La differenza la fa lo stile e l’eleganza.

Non mancano, comunque, numeri molto forti anche tecnicamente, come la piramide di sedie (da terra e, al contrario, dal soffitto) dell’ucraino Andrii Bondarenko, la spettacolare banchina di 14 acrobati russi (bentornati, finalmente, alla faccia di quegli irragionevoli divieti), il rola bola sospeso in aria del coreano James Gonzales Correa, la trapezista francese in bicicletta Anne Weissbecker, le contorsionista mongole e russe della troupe delle “Anguille”, il diabolico yo-yo più veloce del diabolo del taiwanese Chih-Min Tuan, le strepitose cinghie aeree dei “Gemelli Siamesi”, gli americani Roman e Vitali Tomanov,  la “Féérie Aquatique”di sette acrobati russi, americani e australiani che utilizzano come trampolino elastico una rete da trapezisti, dove corrono persino in bici, per salti, piroette e capovolte fino alla sommità dello chapiteau.

La comicità è assicurata dal talentuoso mimo argentino Facundo Gimenez, che fra le altre entrate mette in scena un delizioso “Circo Invisibile” in cui dirige magistralmente un circo in miniatura in cui non si vedono mai artisti né animali (ma si sentono, e tutti gli oggetti si muovono da soli), in un omaggio comico e poetico al circo tradizionale.

Nell’insieme, uno spettacolo imperdibile (che ricchezza di idee e fantasia in confronto alla mediocrità di tanti circhi italiani) che riconcilia con il più antico spettacolo del mondo. Il Soleil che si era spento ha ripreso a splendere. Bentornato.

 

LA PAGELLA

Cirque du Soleil, “Kurios, le cabinet des curiosités”. Voto : 9

 

 

   

           

 

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