Dogville

In una modesta cittadina di provincia, situata sulle Montagne Rocciose degli USA, arriva una fuggitiva, in cerca di un rifugio da una misteriosa vita precedente. Inizialmente la donna viene accolta con benevolenza dalla comunità. Poi, fatalmente, qualcosa turba il precario equilibrio sociale e gli abitanti divengono ostili, mostrando la loro vera natura.

Sul set di Dogville.

Dogville è uno dei capolavori indiscussi del celebre regista danese Lars von Trier che, con questa pellicola, ha marchiato indelebilmente la storia del cinema. Grazie alla sua natura, più teatrale che cinematografica, e al suo non appartenere a una corrente cinematografica precisa Dogville è divenuto l’emblema del “cinema controverso” per antonomasia.  Ma perché si generalizza così tanto dicendo solo che Dogville è controverso senza spendere altre parole nei suoi confronti? Lars von Trier, con Dogville, ha creato qualcosa di diverso.

Diverso perché è un film talmente surreale (ma volendo anche molto realistico) che probabilmente non vedrete mai nulla di paragonabile ad esso.

L’ambientazione è sicuramente la prima cosa diversa di questo film, dato che non c’è quasi nulla. Le case e le strade sono rappresentate dai disegni sul pavimento dei loro perimetri. Ogni tanto c’è un qualche oggetto di scena al loro interno, come una porta o magari un tavolo, ma nulla di più. Inizialmente questo fatto può infastidire (anche perché ripetutamente si allude alla bellezza del paesaggio che circonda Dogville) ma dopo poco ci si abitua, sebbene ci voglia maestria nel tenere incollato allo schermo lo spettatore per 178 minuti con una scenografia così misera.

Un altro interessante aspetto di questo film è che sembra appartenere alla rigorosa corrente cinematografica, conosciuta come Dogma 95, inaugurata dallo stesso Lars von Trier sebbene presenti moltissime contraddizioni. Ad esempio sono presenti armi, effetti speciali e la riproduzione di moltissimi suoni avviene al di fuori della scena, questi elementi rompono varie regole del Dogma 95. Per questo suo rifiuto delle convenzioni, di una corrente ben poco convenzionale, e per la sua cruda morale, è forse più corretto definire Dogville provocatorio, piuttosto che controverso.   Provocatorio nei confronti di chi? Semplicemente di tutti, di tutta la specie umana.

Questa pellicola mostra come sia facile, per un gruppo di persone che si ritengono brave ed oneste, cadere in basso quando è in una posizione di potere. Nemmeno i bambini si salvano da questa depravazione. Ma la vera provocazione avviene nel finale: quando il personaggio di Nicole Kidman si vendica sull’intera cittadina di Dogville che sensazione prova lo spettatore nel vedere tutte quelle persone trucidate? Prova per caso sgomento oppure orrore? No affatto, nel vedere quel massacro, in cui pure dei bambini vengono coinvolti, lo spettatore prova sollievo… un gran sollievo, potremmo dire che addirittura ne gioisce; e quando se ne rende conto lo spettatore è confuso, o magari anche spaventato da questo suo sentimento.

È questa la grandezza di Dogville, non solo mettere tutti i personaggi della sua opera sullo stesso piano ma mettere anche lo spettatore allo stesso piano dei personaggi.   Inevitabilmente, dopo aver visto Dogville, il subconscio dello spettatore viene assalito da una miriade di domande: in quella circostanza come avrei agito? Sarebbe stato più umano vendicarsi o non averlo fatto? La violenza, se contestualizzata, è giustificata? Questi sono alcuni dei quesiti che, molto sadicamente, Lars von Trier ci ha posto con Dogville ma ha lasciato a noi la risposta, che in fondo tutti noi sappiamo… 

La frase

Grace: C’è parecchio da fare qui a Dogville, considerando che nessuno ha bisogno di niente!

 

Dogville

Anno: 2003  Genere: Drammatico  Durata: 2h 18min  Regia: Lars von Trier  Cast: Nicole Kidman, Paul Bettany, Stellan Skarsgård 

Dogville