Dal circo al teatro

l'eredità di Nando Orfei

Un libro di Roberto Bianchin

290 novanta pagine di aneddoti, racconti, e un preziosissimo repertorio fotografico uscito per la prima volta dagli archivi privati della moglie Anita Gambarutti, anche lei una celebre artista circense, raccontano la straordinaria avventura artistica e umana di Nando Orfei, una leggenda del circo italiano, nel decennale della scomparsa (1934-2014). Più un racconto che una biografia, quello dello scrittore Roberto Bianchin, studioso di circo, nel libro pubblicato dal Centro di Documentazione delle Arti Circensi per i tipi delle Edizioni Equilibrando, con il sostegno del Ministero della Cultura.   

Le storie del circo, per tradizione, passano da sempre di bocca in bocca. Raramente vengono fissate sulla carta. Provate a entrare in una libreria qualsiasi, in una qualsiasi città del mondo, a cercare dei libri su argomenti circensi. E’ un’impresa ai limiti dell’impossibile. Gli appassionati, o semplicemente i curiosi, devono affidarsi alle librerie (poche) specializzate nei territori dello spettacolo, o andare a pesca, sperando in bene, nel grande e burrascoso mare di internet. Una fatica spesso improba.

Ancora meno, poi –probabilmente anche per carenza di lettori- sono i libri dedicati ai singoli artisti di circo. E’ perciò che ogni uscita di questo tipo  –fatto raro- va salutata con piacere. Come nel caso di “Heritage, da Nando Orfei al Circo-Teatro”, un bel volumone di 290 pagine, riccamente illustrato (30 euro, disponibile anche su internet), pubblicato dal Cedac, il Centro Educativo di Documentazione delle Arti Circensi per i tipi delle Edizioni Equilibrando, in occasione del decennale (2024) della scomparsa di una leggenda del circo come Nando Orfei, con il sostegno del Ministero della Cultura e a cura del giornalista e scrittore Roberto Bianchin, premio Massimo Alberini per la critica circense, direttore generale del Memorial NandOrfei andato in scena nell’aprile 2024 a Peschiera Borromeo (Milano) presso la scuola di arti circensi del “Piccolo Circo dei Sogni” del figlio Paride, che tornerà dal 9 al 12 ottobre 2025 con la denominazione di “Festa Internazionale delle Scuole di Circo”.

Il libro, che è appena stato presentato in varie città italiane,  come a Venezia al Circolo Culturale “Renato Nardi”, all’isola d’Elba presso la Sala Espositiva “Telemaco Signorini” di Portoferraio, a Legnago (Verona) nell’ambito dell’International Salieri Circus Award, racconta Nando Orfei come il grande pubblico non lo ha mai conosciuto, con racconti e particolari inediti, come le cene notturne con Federico Fellini, che lo ha voluto come attore in tre dei suoi film (Amarcord, I Clown, E la nave va), e gli accordi segreti per le campagne elettorali di Giulio Andreotti. 

Con la prefazione dei tre figli di Nando, Ambra, Gioia e Paride, anche loro validissimi artisti circensi, più che una biografia di stampo tradizionale, è un racconto piacevole e brillante che si snoda tra aneddoti, ricordi e personaggi, in una prima parte in cui Nando Orfei racconta sé stesso, tratta da incontri con l’autore, ritagli di giornale, interviste televisive, e una seconda in cui sono gli altri a parlare di lui, a cominciare dalla moglie, Anita Gambarutti, anche lei celebre artista circense (fu acrobata, cavallerizza, domatrice di tigri), per continuare con personaggi come il regista Federico Fellini e l’attore Alvaro Vitali, il celebre “Pierino”, che ha recitato con “Nandino”, come lo chiamava affettuosamente Fellini, in alcuni film. Completano il libro una vasta rassegna stampa curata dalla direttrice del Cedac Ester Bonfante e dalle responsabili delle collezioni storiche, Arianna Pianesi e Jamila Attou, e un prezioso repertorio fotografico di rarissime immagini che escono per la prima volta dall’archivio privato della moglie Anita.

Ne vien fuori un ritratto singolare, molto umano, e per tanti versi inedito, di questo incredibile artista (Portomaggiore (Ferrara) 1934, Milano 2024) che fu acrobata, clown, giocoliere, trombettista, cavallerizzo, domatore, attore cinematografico, proprietario e direttore di circo, e che ha segnato in modo indelebile la storia del circo italiano del Novecento. Ne vengono fuori, nitidi e precisi, anche i pensieri. E non solo sul circo, ma anche sul mondo e sulla vita.

“Il circo è un cerchio magico dove può succedere di tutto –amava dire- avete notato come al circo è tutto rotondo? Il tendone, la pista, la gabbia, gli sgabelli degli elefanti, i cerchi degli acrobati, le palline e i cerchietti del giocoliere, persino le ciambelle…è perché il circo è la perfezione, e al circo, solo al circo, si può vivere in un sogno ed entrare in una fiaba. Non per caso è stato, è e sarà sempre il più grande spettacolo del mondo. Lo spettacolo per bambini dai 3 ai 90 anni, come lo definì Charlie Chaplin, il grande Charlot. Forse non tutti sanno che, prima di diventare attore, lavorò nei circhi per sette anni, e vi imparò molte delle cose che poi lo resero grande e indimenticabile”.

“Nel mondo del circo –si legge nel libro, sono sempre parole sue- l’impossibile e il meraviglioso sono cose di tutti i giorni. Noi amiamo la vita in tutte le sue espressioni, tra di noi ci vogliamo bene…e adoriamo i nostri anziani…mentre molti li abbandonano, noi li onoriamo, li portiamo sempre con noi. Quando in un circo succede qualcosa di grave, gli anziani si riuniscono a consiglio, si trattasse pure di semplici stallieri, e deliberano, e tutti ascoltiamo il loro consiglio. Per non parlare dei bambini. I bambini del circo sono molto più svegli degli altri bambini, perché girando molto imparano prima, e più facilmente, cos’è la vita…”

“La vita è un viaggio, e il viaggio è il sogno dell’uomo, un sogno continuo, un viaggio fatto di tante cose, belle e brutte, che si vedono, si conoscono e si incontrano, e questo è molto istruttivo. La vita, in fondo, è un gioco. Solo un gioco. Ma è un gioco in cui, come in tutti i giochi, devi anche rischiare. E devi saper rischiare. Io ho rischiato la vita per sessant’anni per dare da mangiare ai miei figli, e i miei figli al circo svolgono anche i lavori più umili. Non c’è posto per i pelandroni sotto lo chapiteau. Le star esistono solo in pista, per il pubblico. E’ una vita molto faticosa, la nostra. Si sgobba dalla mattina alla sera, e pure di notte quando ci trasferiamo da una località all’altra. Ma sappiamo custodire gelosamente i valori più veri, quelli più importanti: la famiglia, l’amore, l’amicizia, la lealtà”.

“Heritage, da Nando Orfei al Circo-Teatro”, di Roberto Bianchin. A cura del Cedac, Edizioni Equilibrando, 2024. 290 pagine, 30 euro. 

Dal circo al teatro l'eredità di Nando Orfei