Fermiamo la vendita della Casa dei Tre Oci
Il nostro caro lettore Gigi Giordani, presidente del centro culturale Renato Nardi alla Giudecca, ci scrive: «Questa scelta di vendere la Casa dei Tre Oci, che vorrebbe fare la Fondazione di Venezia, va assolutamente fermata. Già due anni fa come come centro culturale Renato Nardi Giudecca avevamo avuto assicurazione dal presidente Gianpaolo Brunello che mai si sarebbe venduto il palazzo; e voglio ricordare che il direttore generale della Fondazione, Giovanni Dell’olivo, aveva sempre detto che la casa dei Tre Oci non costava niente alla Fondazione, perché con l’entrata delle mostre copriva i costi di gestione».
«La Giudecca perderebbe un luogo di alta qualità culturale, l’isola ha bisogno di questa istituzione, anche perché il palazzo è stato acquistato dalla Fondazione con la presidenza di Giuliano Segre su pressione di noi giudecchini e dei socialisti dell’isola e dal centro culturale Renato Nardi. Facciamo appello al presidente Bugliesi di tener conto che l’isola non può essere dimenticata, invitiamo le forze politiche e sociali della città di intervenire a tutti i livelli noi del Centro Nardi lo faremo cominciando dal Consiglio Comunale di Venezia.»
VENEZIA — È una sacrosanta battaglia di civiltà quella intrapresa in difesa della magnifica Casa dei Tre Oci sull’isola della Giudecca da Luigi Giordani, Presidente del Circolo Culturale Renato Nardi, sempre molto attento e impegnato sulle tematiche sociali e culturali di Venezia. La Casa dei Tre Oci, per il suo illustre passato, per le prestigiose mostre e iniziative che ha realizzato, e per il suo presente ancora fertile, è una bandiera veneziana di elevata e indiscussa qualità culturale.
Venderla, come vorrebbe fare adesso l’attuale proprietà, la Fondazione Venezia, magari nella misera prospettiva che diventi un’altra locanda (basta!, grazie), non è solo un obbrobrio intellettuale. È un’offesa alla città. E come tale – ha ragione Giordani – va fermata.
Possiamo capire, perché non siamo sciocchini, che il momento è molto difficile per tutti, e che le casse sono vuote. Ma se proprio si trova costretta a disfarsi del suo patrimonio, la una volta ricca Fondazione Venezia, pensi piuttosto a vendere quell’inutile e costoso museo battezzato M9 come la fermata di un metro, che nessuno ha mai capito a cosa serva e che non è mai riuscito a produrre un accidenti.
La Redazione