Nel fantastico paese

dove nascono le giostre

A Bergantino, in Polesine

Unico in Italia, il museo della giostra e dello spettacolo popolare di questo piccolo paese sull’argine del Po racconta l’incredibile avventura della creazione delle giostre, un mondo incantato nato dall’intuizione di due meccanici di biciclette per sfuggire alla miseria dei primi del Novecento. Ora a Bergantino vi sono 70 aziende che fabbricano giostre vendute in tutto il mondo, con 1.500 addetti e 150 milioni annui di fatturato. 

BERGANTINO (Rovigo) – Umberto aveva la fama di uomo bizzarro. “L’inventore” lo chiamavano al bar del paese, non senza un briciolo d’ironia. Era un meccanico di biciclette, Umberto Favalli (1891-1983), e riempiva di disegni, calcoli e annotazioni i muri dell’officina. Anche un altro Umberto (Bacchiega, 1880-1965) riparava le bici. I due Umberti condividevano il mestiere e la miseria. Ai primi del Novecento il Polesine faceva la fame. Moltissime famiglie erano ridotte sul lastrico. Il lavoro nei campi era precario, occasionale, mal pagato. 

L’”inventore” allora ebbe un’idea. Costruì una macchina che fabbricava caramelle, tipo quella dei pop corn molti anni dopo, e andò a venderle alle fiere paesane, che erano molte e affollate, dove la gente andava a spendere volentieri i pochi soldi che con fatica riusciva a racimolare. E fu ad una di queste fiere, poteva essere a Ferrara, o a Milano, chissà, che vide qualcosa che avrebbe cambiato la vita a lui e alla gente del Polesine. Vide una giostra. Per l’esattezza un autodromo, “la prima autopista italiana, tutta di legno, anche le automobiline erano di legno”, la descrive lo storico del circo Giancarlo Pretini (“Dalla Fiera al Luna Park”, Trapezio Libri, Udine 1984).

Ma quello che lo colpì, più ancora della novità e della meraviglia della giostra, fu il “miracolo” del denaro. Il denaro per lui era un miraggio: normalmente veniva pagato, per i suoi lavori di meccanico, solo alla fine della stagione (quando andava bene…), dopo che i contadini avevano venduto il raccolto. Qui invece no. Qui chi montava in giostra pagava subito. E in contanti. Magari pochi centesimi, ma alla fine della giornata le tasche della giacca del giostraio erano sformate dal peso del mucchio di monetine. Impensabile. Mai vista una cosa del genere.

Fu così che i due Umberti decisero, non per amore ma per denaro, di diventare giostrai, e nell’aprile del 1929, alla tradizionale fiera paesana di Bergantino, un paesotto di poco più di duemila anime disteso sull’argine sinistro del Po, sulla propaggine estrema del Polesine, diedero inizio a una nuova, sconosciuta attività, presentando un’autopista costruita in maniera artigianale. Fu un successo strepitoso. Nacque così, da questa intuizione, la storia dei costruttori di giostre di Bergantino, il paese dei balocchi.

Quella delle giostre oggi è un’industria fiorente che nel territorio di Bergantino e dei paesi vicini raccoglie una settantina di piccole aziende a conduzione familiare, che danno lavoro a 1.500 persone, specializzate per la maggior parte nei settori dell’elettromeccanica, della carpenteria e dell’elettronica. Producono soprattutto per il mercato estero (98%) per un fatturato annuo che raggiunge i 150 milioni di euro.

Questa storia affascinante è raccontata nel “Museo storico della giostra e dello spettacolo popolare” aperto dal 1999 a Palazzo Strozzi, in piazza Matteotti, per volontà del Comune di Bergantino e della Provincia di Rovigo. Egregiamente diretto da Tommaso Zaghini, autore anche di libri preziosi come “I Luoghi dell’Altrove” (2018), scritto con Corrado Ferri ed Elvia Arcellaschi, che racconta proprio la storia del museo, è un centro di ricerca e di documentazione unico nel suo genere in Italia, che si occupa del complesso e variegato mondo dello spettacolo popolare di piazza: dalla fiera mercantile medievale al parco divertimenti dell’Ottocento con i suoi tradizionali spettacoli itineranti (il teatro delle maschere, dei burattini e delle marionette, il circo, il cinematografo ambulante, le prime giostre dalle origini rituali), fino al luna park ipertecnologico di oggi con le sue vertiginose attrazioni.

L’esposizione è prevalentemente documentaria, con molti oggetti d’antiquariato, preziosi e rari strumenti musicali da fiera dell’Ottocento, modellini di giostre antiche e moderne perfettamente funzionanti, manufatti artistici, stampe e dipinti, immagini e filmati, il tutto lungo un affascinante percorso storico e antropologico dotato dei più moderni strumenti della comunicazione multimediale. 

Ma che meraviglia sentir suonare, con la loro voce possente e ancora limpida, il vecchio organetto di Barberia, l’antico piano a cilindro, o lo strepitoso organo meccanico orchestrale da fiera “Gasparini”, un gioiello dell’Ottocento, con settanta canne, tamburo, campanelli, piatto e grancassa, e quattro colonne a tortiglione che durante l’esecuzione musicale girano su sé stesse regalando l’illusione di una cascata in movimento.

Un museo che è uno splendore e uno spettacolo. E che da solo vale il viaggio. Consigliata la prenotazione.

www.museodellagiostra.it     

 

       

Nel fantastico paese dove nascono le giostre