Le grandi troupes 

tornano a Monte-Carlo

Il più grande Festival del Circo dal 17 al 26 gennaio

Molti numeri da record per la quarantasettesima edizione del più importante Festival dedicato alle arti circensi. Per la prima volta dopo molti anni ritornano le grandi troupes internazionali, sia acrobatiche che equestri. Ma per la prima volta dopo molti anni mancano le tigri e i leoni. Grande attesa per la sequenza di quadrupli salti mortali dei leggendari trapezisti messicani della famiglia Caballero, candidati alla vittoria finale. E intanto la Rai censura gli elefanti di Elvis Errani che che hanno vinto il Clown d'Oro nella scorsa edizione. Polemiche nel Principato. 

MONTE-CARLO – Mai un capello, né una virgola fuori posto, era un tipino garbato e gentile, di quelli di una volta, come non ce ne sono più, Massimo Alberini (1909-2000), giornalista, scrittore, pubblicitario, enogastronomo, collezionista. Amico personale di Grock, era tra i pochi che il Principe Ranieri aveva il piacere di avere a pranzo, al suo tavolo al Palais Princier sur Le Rocher, il primo sabato del Festival.

Una volta, a un burbero impresario –tra i molti che lo corteggiavano- che gli chiedeva perché non andasse mai a vedere anche il suo festivalino (era un periodo che spuntavano come funghi), rispose piccato, con un tantino di aristocratica arroganza: “Vado solo a Monte-Carlo”. 

Non era tanto per snobismo, quanto perché –almeno all’epoca- Monte-Carlo non aveva rivali. E si può affermare con assoluta tranquillità che non ne ha nemmeno oggi. I numerosi tentativi di imitazione, salvo pochissime lodevoli eccezioni (su tutti Girona del genietto Matabosch), non sono riusciti a scalfire lo scettro regale del Festival di circo più principesco che ci sia, giunto in ottima salute all’edizione numero quarantasette, in scena dal 17 al 26 gennaio nell’elegante chapiteau di Fontvieille.     

E il Festival più bello al mondo promette fuochi d’artificio anche per quest’anno, con un cast internazionale di tutto rispetto, che privilegia il ritorno delle grandi troupe, la cui presenza si era rarefatta negli ultimi anni. Su tutti, i leggendari trapezisti messicani Flyjng Caballeros, per i quali non è difficile pronosticare il massimo riconoscimento del Clown d’Oro, capaci di inanellare una sequenza di quadrupli salti mortali con tre “agili” diversi, tra cui un ragazzino di soli sedici anni, Anru, il più giovane al mondo a riuscire in questa impresa. Quella dei Caballero è una famiglia di artisti da sei generazioni, il primo a infilare il quadruplo fu Ruben nel 1989. Hanno lavorato ai massimi livelli in tutto il mondo, compreso il mitico Barbum in America. In Italia li ha fatti conoscere il regista Antonio Giarola, portandoli nel 1992 al suo spettacolare Festival del Circo di Verona.

Ma attenzione alle altre troupe, tutte candidate a buon diritto al podio, a cominciare dalla vorticosa cavalleria dei cosacchi del Turkmenistan della Troupe Galkinish, per continuare con le incredibili biciclette della Troupe Nazionale Cinese, l’adagio acrobatico con gli ombrelli della Troupe di Kejiang, la bascula coreana degli Scandinavian Board, i saltatori della Troupe Baobab, il filo alto dei Triple Breath. Da non sottovalutare anche il talentuoso mano a mano degli Hermanos Acero e l’armonioso cerchio aereo al femminile del Duo Luna, già premiato con il bronzo all’International Salieri Circus Award di Legnago nel settembre scorso.

Manca un numero di gabbia quest’anno, né tigri né leoni, ed è strano per un Festival che non ne ha mai fatto a meno. Sarà per effetto dei tempi che cambiano, o perché i domatori sono diventati ormai – loro sì- una specie in via di estinzione, e non puoi chiamare sempre Martin Lacey o Stefano Orfei. Oltre ai cavalli dei cosacchi, rimangono solo gli animali del quadro esotico della famiglia Martini, unici italiani in gara. Ma non possiamo lamentarci dopo la scorpacciata di ori della scorsa edizione, con gli elefanti di Elvis Errani e lo strepitoso mano a mano delle sorelle Michelle e Nicole, figlie dell’esuberante Gilda Vulcanelli, trapezista e domatrice, indimenticabile “Gilda dei Leoni” al Wulber, il circo di famiglia.

A proposito degli elefanti di Elvis, è stato un vero peccato non averli potuti ammirare nella trasmissione in due puntate che la Rai ha dedicato al Festival di Monte-Carlo a cavallo del capodanno, senza dire che si trattava –come sempre- dell’edizione dell’anno prima, e tagliando ancora una volta, per compiacere all’estremismo animalista, i numeri con gli animali, tranne –almeno quella…- la cavalleria della famiglia Gruss, che si è aggiudicata l’oro un’altra volta. Un comportamento che indigna la Principessa Stéphanie di Monaco, che dirige il Festival sulle orme del padre con passione e competenza. “La televisione tedesca ci ha chiesto di montare il filmato del Festival senza i numeri con gli animali –mi ha detto in un’intervista per la rivista “Circo”- ci siamo rifiutati. Ciascuno a casa ha il suo telecomando, e se non vuole vedere gli animali al circo, può cambiare canale. Ma non può impedirlo a tutti quelli che invece li vogliono vedere”. Non è difficile prevedere che anche mamma Rai finirà nel mirino del Principato. 

Unica nota positiva, la presenza –finalmente- di qualcuno che sapeva cosa diceva nel raccontare il Festival, come lo storico del circo Alessandro Serena, l’uomo che ha portato il circo come materia di studio all’Università degli Studi di Milano. Se ci fosse un Clown d’Oro destinato a chi diffonde la cultura del circo, lo meriterebbe senz’altro.           

www.montecarlofestival.mc

 

 

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