Alishan veneto armeno

Dalle profondità di internet un libro unico

Anche questa volta un testo dimenticato, mai più analizzato né valorizzato e nemmeno ristampato. Ma per fortuna grazie all’opera titanica di Internet Archive, che ripercorre il sogno dei Tolomei con la loro biblioteca d’Alessandria d’Egitto volta a racchiudere tutto lo scibile umano, è di nuovo fruibile in tutto il globo, a portata di clic. Internet non è solo la cloaca dei social, ma è e può essere molto di più.

Adana, la moderna capitale di Cilicia (illustrazione da L Armeno-Veneto, 1893).

COSMOPOLI — Il libro è lo studio svolto dal padre mechitarista Gevond Alishan dal titolo L’Armeno-Veneto: compendio storico e documenti delle relazioni degli Armeni coi Veneziani, stampato nel 1893 nell’isola di san Lazzaro degli Armeni, quando l’isola aveva una propria stamperia che sfornava libri su libri (fino al terzo quarto del secolo XX).

Gevond Alishan è stato un monaco mechitarista armeno, nato a Costantinopoli nel 1820 e morto a Venezia nel 1901. Un erudito a tutto tondo, poliglotta, filologo, geografo, storico e poeta, fu infatti l’iniziatore della poesia romantica armena. Insignito addirittura della Legion d’Onore dalla laicissima Accademia di Francia.

In questo testo Alishan analizza le profonde e antichissime relazioni tra il popolo armeno e Venezia, basandosi su ricerche documentali, concentra la sua indagine sul periodo dal XIII al XIV secolo.

Il libro prende inizio rilevando i primissimi contatti tra i veneziani e gli armeni, che si situano negli anni della nascita di Venezia, nel quinto secolo, quando non c’era ancora la struttura politica della Repubblica, ma ogni isola della laguna aveva un capo tribù, chiamato appunto tribuno. I lagunari dell’epoca aiutarono Narsete, generale della casa di Bisanzio, ma di origine armena, a trasportare l’esercito bizantino seguendo una via endolagunare da Grado a Ravenna, per evitare attacchi via mare e via terra da parte dei Goti. Come pagamento dell’enorme sforzo profuso dai veneziani, eresse le due primissime chiese di Venezia, che si trovavano nella posizione dell’attuale piazza san Marco, la chiesa di san Gimignano e di fronte la chiesa di san Todaro, divise dal canale Batario.

Veramente interessanti sono poi le prime tracce di Venezia scovate da Alishan nella letteratura antica armena. Nel V secolo infatti troviamo negli scritti geografici di Moisé Khorenese, una breve nota sull’italia, in cui cita pochissimi nomi di città, ma il primo che cita è proprio quello di Venezia: «Italia, nella quale (è) l’abitata nell’acqua, provincia di Venedig», con molte meno parole infatti descrive le altre importanti città: Roma la grande, e Ravenna la magnifica.

Il testo poi prosegue citando innumerevoli altre occasioni di contatto tra gli imperatori bizantini di origini armena e i primi dogi, e le relazioni con il regno d’Armenia con i suoi re Rupeniani. Per poi focalizzarsi su un evento importante che è il trattato commerciale tra il neonato regno Cilicio-Armeno e Venezia, quindi tra il mitico Enrico Dandolo e Leone e Leone II d’Armenia, detto il Magnifico. Il regno cilicio-armeno nacque a seguito dell’invasione dell’Armenia da parte dei Selgiuchidi, si venne a creare in una posizione strategica per quanto riguarda il commercio, affacciato sul mar mediterraneo, nel golfo di Alessandretta, nell’attuale Turchia meridionale. Tale accordo commerciale permetteva libero transito ai mercanti veneziani e piena protezione da parte del re cilicio-armeno, prevedendo inoltre lo stanziamento di un avamposto mercantile con mercanti residenti, con diritto di costruire abitazioni, fondaco e chiesa nella città di Mamestia, poco distante dal golfo di Alessandretta.

Le relazioni citate da Alishan proseguono poi con la descrizione dei Baili alla corte di Ajazzo, dei notai veneti presenti nella Cilicia Armenia e dei testamenti da loro redatti, e cosa ancor più interessante delle mercanzie che venivano importante da quel territorio.

Insomma un libro veramente interessante da riscoprire.

Ritratto di Gevond Alishan.

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