Il gin lunare di Hendrick
Peccato non sapere cosa c’è dentro
Ah, febbraio 2020! In retrospettiva, sembra un periodo così innocente, appena toccato dalle devastazioni della pandemia. La vita andava avanti come sempre e distillatori inventivi, alimentati dalla domanda creata dal Ginascimento e cercando di ritagliarsi uno spazio vitale, continuavano a esercitare il loro mestiere per inventare nuovi intrugli seducenti per un pubblico smanioso. Non sapevamo cosa ci aspettava.
FRIMSLEY – Sono meno innamorato di quelli che potrebbero essere descritti come gin contemporanei di quanto non lo sia invece del buon vecchio caro London Dry, ma devo confessare che se voglio una pausa da una bevanda pesante a base di ginepro, trovo che l’Hendrick’s Gin, uno spirito bizzarro infuso con Rosa bulgara Damascena e cetrioli, fornisca una tregua rinfrescante e gradita. Per quanto riguarda la nuova ondata di gin, il distillato di Hendrick è ormai saldamente stabilito, essendo stato lanciato nel 1999 dalla sua distilleria (Gin Palace) appena fuori Girvan nell’Ayrshire. Ora è di proprietà di William Grant & Son ed è qui per restare, cosa che non si può dire con certezza di molti altri gin che attraversano il nostro cammino.
La tentazione di allontanarsi dal collaudato è troppo forte anche per il mastro distillatore più affermato e Lesley Gracie non fa eccezione. Nell’ultimo anno Hendrick’s ha messo in commercio un paio di suoi miscugli come edizioni limitate con l’etichetta di Lesley Gracie’s Cabinet of Curiosities. La prima trappola, rilasciata all’inizio del 2019, è stata Hendrick’s Midsummer Solstice, seguita, nel febbraio 2020 (appunto!), da Hendrick’s Lunar Gin. Avevo preso una bottiglia di quest’ultimo nel nostro Waitrose locale, ed ecco qua la recensione.
La bottiglia stessa è quella forma tozza familiare, resa popolare da Hendrick, ma invece di un colore verde bottiglia il bicchiere è di un blu scuro, se non nero, a significare la notte. L’etichettatura principale nella parte anteriore della bottiglia è accattivante con uno sfondo blu opaco e caratteri in un azzurro sbiadito e bianco. Sopra il nome di Hendrick c’è un’affascinante illustrazione della luna, con un grottesco profilo maschile, circondata da una selezione di costellazioni e un doppio cartiglio, su entrambi i lati adagiato su un letto di fiori, con la scritta Limited Release.
La bottiglia è corredata di un piccolo libretto legato al collo, pieno di tiritere pubblicitarie e ricette, ma, ahimè, nessun dettaglio sulle essenze botaniche inserite nel mix. Ciò è particolarmente deludente in quanto parte dell’affabulazione pubblicitaria parla del gin «ispirato da una serata al chiaro di luna trascorsa a curare prodotti botanici nella serra». Sarebbe stato bello sapere quali fossero e in che modo i componenti differiscono dalla ricetta base di Hendrick. Tutto ciò che gli esperti di marketing diranno è che le versioni in edizione limitata sono «progettate per migliorare e accentuare gli elementi esistenti dello stile della casa originale di Hendrick». Mmm.
Ad ogni modo, non resta che rilasciare il tappo di sughero agglomerato e assaggiare lo spirito che pesa con un accettabile 43,4% di alcol volumetrico. Al naso è un po’ floreale, con viola e lavanda in primo piano. L’aroma del ginepro e alcune tracce di agrume sono presenti, ma passano in secondo piano.
Nel bicchiere lo spirito è cristallino e dona al bevitore una sensazione davvero piacevole, un mélange di elementi floreali, con onde di diverse sensazioni gustative e spezie allettanti, perfettamente miscelate in modo che si completino a vicenda piuttosto che sminuirsi. Si sente che c’è davvero molto lì dentro, ed è un piacere sentire come ogni elemento partecipi singolarmente, come i vari strumenti in un’orchestra sinfonica. Troppo di uno o poco di un altro rovinerebbe l’effetto. Il retrogusto è lungo, come una continuazione della miscela esotica di elementi floreali e di spezie pepate.
Tutto sommato, non sono rimasto deluso, anzi. Questo è un gin di classe, il tipo che ti aspetteresti da un distillatore che ha resistito e si classifica ancora tra i migliori. Sarebbe stato bello, però, sapere cosa c’era dentro.
Alla prossima, salute!