Un gin diabolicamente astuto

Con un tocco di luppolo

Una delle caratteristiche affascinanti del Ginascimento (Ginassaince per il resto del mondo) è il modo in cui i distillatori intraprendenti hanno cercato di introdurre nuove botaniche nel nostro liquore preferito. Questa settimana, un esperimento diabolico e ben riuscito per i nostri lettori.

Mayfield Sussex Hop Gin.

FRIMSLEY — La novità delle essenze crea un vantaggio di marketing, un’opportunità per differenziarsi dalla massa e talvolta (non sempre però) produce anche una bevanda che è memorabile e vale lo sforzo.

L’idea di James Rackham era quella di utilizzare il luppolo del Sussex (Sussex Hop), che cresce spontaneo nelle siepi della regione, come componente centrale del suo nuovo gin. Il risultato è stato il Mayfield Sussex Hop Gin. Dato che gin e birra sono le mie bevande preferite, vale la pena indagare su un gin che combini i due aromi.

Il luppolo del Sussex è oggi una varietà approvata: e invece di fare affidamento sulla generosità variabile delle siepi, Rackham si assicura la sua fornitura da una fattoria specializzata a Salehurst (un villaggio di origine medievale nel distretto di Rother dell’East Sussex). Così l’aromatizzante principale della birra diviene è una delle otto botaniche utilizzate nella ricetta del Mayfield Sussex Hop, e porta con sé alcuni toni floreali inebrianti e il proprio gusto amaro caratteristico.

Temevo che il gusto del luppolo avrebbe sopraffatto il gin, ma Rackham  è stato ben accorto dal cadere in questo errore con una scelta oculata di botanici di accompagnamento. Per vegliare sul luppolo ha scelto ginepro, scorza d’arancia, scorza di limone, radice di angelica, coriandolo, liquirizia e radice di iris. Ciascuna delle essenze viene micro-distillata in una pentola di rame e poi tutto è convogliato insieme. A parte il luppolo, è una linea molto convenzionale che normalmente si tradurrebbe in un gustoso e tradizionale gin stile London Dry.

In effetti, è così. All’apertura del tappo sintetico, l’aroma è tipicamente di ginepro sostenuto da sentori di agrumi e pepe. Nel bicchiere lo spirito è cristallino. In bocca le prime impressioni sono di un colpo di ginepro seguito da alcuni elementi agrumati, anche se più sommessi nel gusto che nell’olfatto, e pepe. Il retrogusto è persistente con un caldo mix di ginepro e pepe piccante. I luppoli, francamente, sono difficili da rilevare, operando in sottofondo per dare un accenno ai toni floreali, piuttosto che dominare lo spirito. È un gin ben equilibrato, anzi elegante, e con un ABV del 40% ha abbastanza forza da far sentire la sua presenza. Mi ha fatto pensare, però, che Rackham, in fine dei conti, avrebbe potuto anche essere un po’ più avventuroso: e permettere al luppolo di assumere più importanza.

La bottiglia è attraente, realizzata con vetro trasparente, sembra piuttosto una bottiglia di vino leggermente tozza. Ciò che la distingue immediatamente sullo scaffale è l’etichetta decisamente diabolica con l’immagine di un diavolo spaventato con un paio di pinze strette forte forte sul naso.

È un riferimento all’epica lotta tra San Dunstano di Canterbury e il diavolo, svoltasi in molteplici riprese nel X secolo, anche nel villaggio di origine del gin, Mayfield.

Si narra che l’astuto e indomito arcivescovo Dunstano, in uno dei tanti scontri, abbia afferrato il naso del diavolo con un paio di pinze roventi (sono sue le manine che nel disegno stringono le pinze) e che il ruggito di dolore emesso dal diavolo sia stato udito fino a tre miglia di distanza. Si dice anche che le pinze in questione fossero poi esposte, in ricordo della lotta, nel convento del villaggio.

Subito il diavolo si recò alle vicine sorgenti termali di Tunbridge Wells (un tempo detto Le Fonti della Regina) per lenire il suo naso bruciacchiato, dando così alle acque la loro caratteristica tonalità rossastra (anche se in realtà ciò è dovuto al loro alto contenuto di ferro). Un’altra versione della storia afferma che il diavolo volò via verso Brighton con le pinze ancora attaccate al naso e che queste caddero e atterrarono in un luogo ora noto come Tongdean (che in inglese suona un po’ come Le Pinze del Diacono).

Tutte sciocchezze, ovviamente, ma carine, e che aggiungono un bel vantaggio di marketing a quello che è un gin impressionante e una gradita aggiunta alla mia collezione.

Alla prossima volta, salute!

Un gin diabolicamente astuto